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Il sogno americano e il turismo di ritorno

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Quanto è italiano il sogno americano? La storia di un Paese si racconta anche attraverso la sua emigrazione, un fenomeno studiato nella dimensione sociologica e culturale, costantemente aggiornate perché l’America, considerata terra di approdo dall’Ottocento, continua a esercitare forza attrattiva per chi non vuole emigrare, ma soltanto fare business portando il Made in Italy oltre Oceano. Il tema è stato al centro del convegno Imprenditori & Importatori. Il Sogno Americano e il Turismo di Ritorno, promosso per valorizzare l’impegno degli imprenditori che esportano il Made in Italy negli stati Uniti. Far conoscere e diffondere il Made in Italy come marchio globale, l’artigianalità, la creatività, la raffinatezza, l’eleganza e lo stile del fare bene italiano, si realizza attraverso l’incontro tra imprenditori italiani e produttori che credono nei prodotti italiani e li distribuiscono.  Alla Camera dei Deputati, nella Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari, è stato attribuito un Premio alle Eccellenze per la promozione del Made in Italy negli Stati Uniti, perché il sogno americano è ancora un sogno italiano.

Il riconoscimento, ideato da Giusi Malcangi, presidente di Puglia Top Quality, New Co.Italian Producers USA e promosso da Fucsia Nissoli Fitzgerald, Board Member NIAF USA, celebra l’incontro tra imprese medie e piccole di produttori che da tutte le regioni italiane, esportano in America.

Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra John Flora, fondatore della Flora Fine Foods, Giusi Malcangi, Leonardo Bozzi, esperto di digital export e Antonio Marzano, ceo di Wedding Tourism.

John Flora

A 50 anni dalla fondazione, cosa rappresenta oggi Flora Fine Foods?

La realtà che rappresento, nasce da una partenza che mi accomuna a tanti altri italiani che hanno lasciato l’Italia per cercare altre opportunità. L’America ha dato a me e a tutti gli altri emigranti, la possibilità di lavorare e realizzare il sogno e la visione di una vita certamente più ricca di quella che avevamo in Italia.

L’America cosa è stata e cosa è ancora oggi per chi vuole lavorare?

L’America è il Paese che offre a tutti quelli che hanno la volontà di lavorare, l’opportunità di poterlo fare. Se hai voglia di lavorare, in America le porte si aprono sempre e le persone sono liete di offrire occasioni per crescere insieme al popolo americano.

Flora Fine Foods cosa fa oggi per i produttori italiani, in America e nel mondo?

Siamo una grande azienda, importiamo, vendiamo ma ora siamo impegnati a offrire aiuto concreto e opportunità ai piccoli imprenditori e produttori italiani che non hanno l’esperienza o spesso l’opportunità, per entrare nel mercato americano.

Come li aiutate?

Abbiamo allestito un ufficio in Italia, con la Flora Foods in Bari e organizzato una rete tra parenti e amici per indirizzare i trasportatori italiani.

Il suo Gruppo è fatto di numeri che passano per i containers in arrivo e in transito attraverso l’oceano…

Si, noi diffondiamo i prodotti italiani e le eccellenze del Made in Italy negli Stati Uniti, in America Latina, in Argentina. Solo in America portiamo ogni anno circa 1.200 containers di prodotti italiani, provenienti da tutte le regioni, dalla Sicilia al Nord Italia. La filosofia di Flora Fine Foods è quella  di trovare prodotti regionali che esprimono il meglio di quella regione. Proponiamo l’eccellenza di una località, la tipicità, l’unicità di un prodotto legato alla sua terra, la focaccia barese viene da Bari, il pesto genovese viene dalla Liguria, la caponata siciliana arriva dalla Sicilia e potrei continuare. Gli Americani conoscono il prodotto legato alla regione e noi glielo portiamo, aiutando i produttori italiani a esportare. Tanto più il prodotto è eccellente, tanto più è necessario diffonderlo a una platea di consumatori che sia la più ampia possibile.

L’America ha voglia di cibo italiano, di prodotti italiani ma anche di cultura italiana?

Credo molto nella necessità di diffondere la cultura italiana. Sono padre di quattro figli, nati tutti negli Stati Uniti, vengono spesso in Italia ed è a loro che sto passando il testimone per portare non solo prodotti ma cultura italiana nel mondo.

Esportazione e promozione?

Gli Americani conoscono i prodotti italiani, li consumano perché piacciono, servono per mangiare, per vestirsi, per stare bene ma accanto a questo va loro trasmessa la cultura italiana perché con orgoglio possiamo dire che è una delle migliori del mondo.

Giusi Malcangi

Quanto è importante attribuire un riconoscimento agli imprenditori ed esportatori italiani negli Stati Uniti?

È molto importante perché promuovono l’Italia e il Made in Italy. L’iniziativa del convegno e del riconoscimento, nasce dal lavoro della nostra associazione di produttori italiani che opera da molti anni nel mercato americano. Attualmente abbiamo aperto una società americana proprio per portare le aziende italiane in quel mercato. Collaborando con molti produttori, importatori e distributori che sono in prevalenza italoamericani, ci siamo resi conto della necessità di aiutare le piccole e medie imprese prima ancora che andare in America, a selezionare  attentamente i prodotti prima di approdare negli Stati Uniti.

Selezionare i prodotti cosa significa?

La selezione è un passaggio preliminare importante da fare in Italia prima di esportare i prodotti e presentarli alle fiere. Quando i prodotti lasciano l’Italia, devono essere già pronti per il mercato americano.

Gli Italoamericani che ruolo hanno nella promozione dei prodotti del Made in Italy?

Hanno un ruolo fondamentale, sono veri ambasciatori del Made in Italy e custodi di cultura italiana nelle sue diverse declinazioni. Hanno raccolto ogni tradizione italiana, in modo particolare quelle legate al cibo e sanno fare cose che noi in Italia quasi non sappiamo fare più, dall’orecchietta fatta a mano, alla passata di pomodoro. Dobbiamo ringraziare tutti gli Italoamericani che ci aiutano a promuovere l’Italia, sia per il turismo di ritorno che per l’acquisto di prodotti italiani nel mercato americano.

Le Eccellenze italiane sono state premiate con una stella. Ha un significato particolare?

Si, è una Stella in ceramica artistica creata da Danilo Cesari che simboleggia il sogno americano, fai della tua vita un sogno e di un sogno realtà.

Leonardo Bozzi

Le piattaforme digitali che ruolo hanno nell’export?

In questo momento le piattaforme digitali aiutano molto le aziende del Made in Italy a farsi conoscere in almeno 192 Paesi. La mia esperienza come Partner Manager di Webidoo, una multinazionale che si occupa principalmente di digital export e consulente tecnico Dyrecta Lab, mi consente di affermare che siamo in grado di fare analisi per capire la brand reputation dell’azienda e il suo posizionamento all’interno del mondo digitale, per offrire soluzioni in grado di migliorare questo aspetto. Con la piattaforma Alibaba.com una fiera digitale che permette l’interfaccia tra buyers e produttori, si mettono in connessone e si generano trattative.

E le fiere tradizionali?

Partecipare fisicamente alle fiere indubbiamente è importante, ma andare sulle piattaforme digitali accorcia la distanza, velocizza i tempi con meno spese e più opportunità.

Un parametro numerico?

Quando sei su una piattaforma con oltre 40milioni di buyers attivi, è più facile intercettare qualcuno che sta cercando il prodotto italiano. I numeri aprono orizzonti prima impensabili.

I social selling hanno un ruolo?

Certamente, attraverso Linkedin siamo in grando di matchare le persone più interessanti, per poter condurre trattative e affari.

Qual è oggi il sogno americano per produttori che hanno la loro mission nell’esportazione del Made in Italy?

Gli Stati Uniti hanno un enorme bacino d’utenza, molto interessante per tutte le aziende italiane, ci sono moltissimi italiani che hanno già divulgato il nostro cibo e la nostra cultura legata al cibo. Sedersi attorno a una tavola per consumare un pasto, mangiando, assaporando e anche parlando, è un fatto culturale italiano che i nostri italiani all’estero hanno condiviso e fatto conoscere.

È un discorso che interessa solo l’Agrifood?

No, riguarda anche tutto il comparto legato all’agroalimentare che è molto ricercato all’interno delle piattaforme digitali. L’esempio tipico è che se faccio la pizza, vendo le basi pizza ma anche i macchinari che le realizzano, altre macchine per impastare e così per tutta la filiera collegata al prodotto pizza.

Antonio Marzano

Nel mercato americano quali sono le prospettive legate al wedding tourism in Italia?

Il wedding tourism è il nuovo fenomeno turistico che ci riguarda direttamente,  perché ci sono coppie che da tutto il mondo, scelgono l’Italia come meta per il loro matrimonio. I numeri, presentati all’inizio del 2024, sono davvero importanti, si parla di circa 800 milioni di fatturato, 2,4milioni di pernottamenti, tutti legati al mercato del wedding e bisogna ricordare che è tutto il territorio a beneficiarne, perché oltre al matrimonio, si costruisce una mini vacanza per tante persone.

La Puglia come si colloca in questo contesto?

La Puglia in questo momento è seconda, dopo la Toscana, per la promozione del wedding tourism. Stiamo cercando di promuovere il nostro territorio perché crediamo nella bellezza e nei valori che la nostra regione esprime e i risultati stanno arrivando.

Quanto è importante aprire una finestra sul mercato americano?

Il mercato americano è il mercato principale per il wedding tourism. Le statistiche restituiscono che sono proprio le coppie americane a scegliere l’Italia e la Puglia come meta preferita di wedding tourism. Raccontarsi all’estero è fondamentale ed è per questo che il nostro territorio deve mapparsi bene, con strutture realmente adeguate al matrimonio di destinazione. Il lavoro di filiera sta funzionando molto bene, le associazioni stanno collaborando proficuamente tra loro per raccontare la Puglia e promuoverla all’estero.

In America piace il cinema e la serialità in cui la Puglia è spesso scena e scenario. È auspicabile una sinergia tra turismo cinematografico e wedding tourism?

Mine Vaganti, il film del regista Ozpetek che raccontava la Puglia, è stato premiato a New York dal festival di De Niro, con una menzione speciale per averci fatto emozionare, divertire e venir voglia di venire in Puglia. Il racconto della Puglia di oggi in America, può cominciare da qui. Il cinema e il turismo sono un linguaggio importante per ogni regione che investe su questo filone.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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