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Fotografare le Terme di Diocleziano

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Le Terme di Diocleziano, costruite a Roma tra i colli Viminale e Quirinale tra il 298 e il 306 d.C., conosciute come complesso monumentale di straordinaria unicità, sono le terme più grandi di età romana e quelle meglio conservate. Oggi sono una delle quattro sedi del Museo Nazionale Romano, un luogo in cui l’architettura originaria, i reperti archeologici e le mostre allestite, restituiscono tutta la magnificenza di uno spazio e un tempo che sembrano essere eterni. Ma cosa accade quando le Terme di Diocleziano vengono fotografate con rigore tecnico e metodologico, con spirito di osservazione e intento di sperimentazione? Una mostra e un libro che la accompagna, raccontano il progetto Terme di Diocleziano. Fotografare il Museo Nazionale Romano, realizzato con la finalità di costruire documentazione fotografica su un bene culturale per eccellenza. L’incontro tra diverse istituzioni culturali, il Museo Nazionale Romano, l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione e la Rome University of Fine Arts, con protagonisti studenti del corso di fotografia, ha portato alla realizzazione di una mostra a Palazzo Altemps. Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero ha incontrato Stephan Verger direttore del Museo Nazionale Romano, Carlo Birrozzi direttore dell’ICDD-MIC che ha editato il libro sulla mostra, Chiara Giobbe curatrice del progetto espositivo ed Ernesto Pastore, Relazioni Esterne e Ufficio Stampa Rufa.   

Stephan Verger    

Terme di Diocleziano. Fotografare il Museo Nazionale Romano. Cosa racconta il progetto?

È un progetto di partnerariato tra tre grandi istituzioni, il Museo Nazionale Romano, l’ICCD- istituto Centrale per la Catalogazione e la Documentazione e la Rufa- Rome University of Fine Arts. Il progetto è importante per noi perché è un modo per permettere di formarsi a giovani fotografi, in un luogo eccezionale e di conservare la memoria in un periodo particolare del Museo e delle Terme di Diocleziano dove sono in corso grandi lavori. Gli studenti di fotografia hanno potuto seguire e documentare con immagini i lavori di svuotamento delle Grandi Aule.

Ci sono altri aspetti oltre alla documentazione fotografica realizzata?

Si, è stata un’esperienza importante anche a livello estetico, perché gli studenti hanno portato uno sguardo originale  e curato su una realtà complessa che ripercorre tutta la storia di Roma, dall’antichità all’epoca contemporanea.

La mostra quale sguardo restituisce di uno dei luoghi simbolo della storia di Roma?

La mostra presenta le Terme di Diocleziano come una costruzione temporale complessa, vista da occhi giovani che hanno una grande qualità estetica. È una documentazione originale che confluirà nell’archivio ICCD ma è anche una documentazione artistica su un luogo complesso.

Fotografare le Terme di Diocleziano fissa una traccia nella storia?

Esattamente, fissa un momento particolare che ci vede impegnati in lavori importanti, resi possibili dai fondi del PNRR. Gli studenti della RUFA hanno seguito la fase dello svuotamento delle Grandi Aule ma anche l’allestimento e il disallestimento della grande mostra L’Istante e l’Eternità, realizzata con la Direzione Generale dei Musei e tutta questa transizione è stata documentata dalle fotografie che hanno anche un valore estetico.

Carlo Birrozzi

Direttore, il progetto pilota apre altre opportunità?

Certamente, ci si apre ad altre possibilità di collaborazione con le scuole, con altri musei ed enti del ministero. La prospettiva è positiva perché consente all’ICCD di acquisire fotografie e di coinvolgere le giovani generazioni ed è questa la cosa più interessante.

Cosa restituisce il rapporto con i giovani?

Avere un rapporto con i giovani è importante per capire come approcciano con la fotografia e con il patrimonio culturale.

C’è un modo per evitare il rischio che la fotografia perda, proprio tra i giovani, il suo valore documentale?

Il rischio c’è ma esiste anche l’antidoto e questo è un modo per obbligare i ragazzi a guardare in modo non distratto, profondo, colto. Credo che i risultati raggiunti siano notevoli.

Uno sguardo pensato restituisce dignità allo scatto diventato oggi immediato e compulsivo?

La fotografia documentale, come la fotografia d’arte, non sono fotografie improvvisate, hanno bisogno di preparazione e di una attenzione profonda. I ragazzi che frequentano il corso, fanno anche con il nostro istituto un’attività di approfondimento sul tema della fotografia di documentazione e grazie ai responsabili dei musei con cui interagiscono, hanno un approccio lento agli spazi, alle collezioni, agli ambienti. La loro non è una fotografia occasionale, ma è pensata e ragionata. Gli spazi antichi fotografati, non sono spazi semplici, sono grandi, prendono la luce in modo particolare, hanno sovrapposizione di materie diverse. I giovani fotografi hanno perfettamente colto grande dimensione, volume, sovrapposizione nel tempo di materie diverse. L’uso del bianco e nero o del colore, non è improvvisato ma è finalizzato a mettere in evidenza aspetti particolari.

Il progetto espositivo e il libro che lo fissa nel tempo, sono utili per sensibilizzare sull’opportunità di uno scatto consapevole?

Il progetto è un esempio importante per chi, pur non facendo il fotografo di professione, sceglie di utilizzare la fotografia in modo più intelligente.

Oggi lasciamo molte tracce ma poca memoria. Come si può ricominciare a costruire memoria documentale, anche biografica?

Il tema della documentazione deve essere valorizzato, ci sono molte tracce ma poche crescono in modo da diventare documentazione per costruire memoria certa di quello che si fotografa.

Aver realizzato un libro catalogo quanto è importante?

Gli studenti hanno lavorato anche all’esposizione grafica e alla trasformazione delle loro fotografie in un libro, selezionando tra le migliaia di fotografie scattate, quelle che consideravano più significative.

Come è avvenuta la selezione?

È stata una selezione doppia, per il libro sono state scelte poco più di cento fotografie, per la mostra circa trenta. Si tratta di un approccio molto educativo perché serve agli studenti per vedere come è maturato lo sguardo, come è cresciuto stando dentro al museo e lavorando con la macchina fotografica. La grafica del libro è molto raffinata, con una scelta accurata della carta che cambia a seconda delle fotografie, un tipo di carta è per le foto di natura artistica, un altro tipo è per le fotografie di documentazione e i testi. Il libro è stato realizzato con un approfondimento della grafica e dei temi del lavoro, sia  la mostra chee il libro sono prodotti di grande qualità.

Chiara Giobbe

Qual è la linea narrativa della mostra?

La mostra, trenta fotografie in esposizione, si basa su una selezione accurata fatta dagli studenti, sotto la guida esperta di Giorgio Di Noto, docente di RUFA e co-curatore del progetto espositivo. Si è scelto di dare importanza alle maestose architetture delle Grandi Aule delle Terme di Diocleziano, alternate a dettagli di alcune sculture, non quelle più famose e importanti esposte nel Chiostro di Michelangelo ma quelle che suscitavano l’attenzione degli studenti, attratti da qualche dettaglio in particolare. Questa doppia visione si riscontra proprio dalla scelta di posizionare due immagini all’ingresso della mostra, in cui una rappresenta un’architettura perché è fotografata una muratura delle Terme e l’altra è un dettaglio di scultura frammentaria raffigurante Arthemide Cacciatrice, dove l’occhio dello studente fotografo si è concentrato su una cerva acefala che si trova al lato della gamba. Lo studente è colpito da un dettaglio che spesso non viene osservato nel percorso di visita delle Terme.

Il sottotitolo della mostra e del libro potrebbe essere lo sguardo giovane sul Museo Nazionale Romano?

Certamente, lo sguardo di ragazzi che attratti da strutture e opere in base alla loro sensibilità, mettono del loro per dare corpo a queste immagini. C’è una parte di una scultura di Afrodite in marmo che sembra quasi un corpo vero, osservata con l’occhio da molto vicino.

Il dettaglio colpisce più dell’opera nella sua interezza?

Il dettaglio colpisce di più anche nella materialità delle opere, la venatura del marmo, una breccia particolare ingrandita, l’attenzione è verso l’interesse nella sua costituzione materica.

Ernesto Pastore

Rufa- Rome University of Fine Arts come entra nel progetto del Museo Nazionale Romano?

RUFA è un’accademia di belle arti, fondata nel 1998 dalla visione del M* Alfio Mongelli, che ha cercato di declinare sia la parte di arte più classica come la pittura e la scultura, ma anche i nuovi linguaggi dell’arte. Tra questi due confini, la fotografia e il cinema, nuove espressioni ricercate soprattutto dalle nuove generazioni, si sono inserite perfettamente. In questa ottica, RUFA ricerca collaborazioni a 360° con gli stakeholders, gli enti e le istituzioni, sensibili a valorizzare il lavoro delle giovani generazioni di artisti, i futuri protagonisti dell’industria creativa. In questa occasione è stato fatto un match perfetto perché abbiamo messo insieme la parte pubblica dello Stato, la parte privata formativa dell’Accademia e soprattutto la capacità e il talento di declinare l’insegnamento dei docenti e degli studenti RUFA.

È stata realizzata una collezione artistica?

E’ anche un progetto di ricerca, di produzione artistica e di  approfondimento che va al di là dei normali orari delle attività didattica. Creare situazioni, opportunità e sviluppo attraverso progetti che vanno al di là del normale apprendimento didattico, è un punto di forza dell’accademia RUFA.

Terme di Diocleziano. Fotografare il Museo Nazionale Romano è un progetto di giovani, rivolto ad altri giovani, alla platea dei visitatori?

Certamente ed è un valore aggiunto che rivela la capacità che hanno i futuri protagonisti della cultura creativa, nell’interpretare il pensiero artistico non solo della loro generazione, ma anche di chi li ha preceduti. È un elemento aggregante che rende più condivisibile il prodotto finale.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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