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Siamo tutti un po’ Fantozzi

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Ma io mica lo so se sono capace di far ridere tutte le sere in teatro”, “Ma io mica lo so se sono capace di scrivere un libro su Fantozzi”. Comincia così, tra umiltà e genialità, la svolta personale e artistica che porta un giovane Paolo Villaggio, già impiegato, sposato e padre di due figli, a lasciare Genova per trasferirsi a Roma. A scommettere sul suo talento erano Maurizio Costanzo che lo ingaggiò per un teatro cabaret a Trastevere, il 7×8 e l’editore Angelo Rizzoli che fece diventare la striscia settimanale su Fantozzi, un libro di grande successo.  A depotenziare la passione artistica erano il padre, un ingegnere civile molto introdotto nella Genova bene e la madre, una rigida insegnante di tedesco. A sostenerlo sempre, con grazia e convinzione, la moglie Maura che credeva in quell’universitario inconcludente e diceva “Quando diventerà qualcuno, tutti gli chiederanno scusa”. A credere con forza nella bellezza e nella necessità di raccontarlo a sette anni dalla scomparsa, è Luca Manfredi, lo sceneggiatore e regista specializzato in film biografici che costruiscono memoria per le generazioni future, perché ci sono protagonisti del nostro tempo che sono senza tempo. È questa la cifra narrativa del biopic Com’è umano Lui!, trasmesso su Rai 1 e disponibile su Rai Play.

Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra Anouk Andaloro, Capostruttura di Rai Fiction, Luca Manfredi, gli interpreti Enzo Paci, Camilla Semino Favro, Emanuela Grimalda ed Elisabetta Villaggio, figlia e biografa di Paolo.

Anouk Andaloro

La storia della RAI che festeggia 70 anni, si racconta anche attraverso biopic su personaggi diventati popolari grazie alla televisione?

I biopic sono la possibilità di arricchire la nostra cassafortee la fiction ha un ruolo di messaggio ma svolge anche la funzione di arricchire la memoria. Paolo Villaggio. Com’è umano Lui! non è il primo titolo perché la nostra scelta editoriale ha portato sullo schermo personaggi importanti. Paolo Villaggio è un artista e un autore che ha contribuito attivamente a un’immagine della televisione, da quando nel 1968 è entrato nelle case degli italiani. È certamente uno dei personaggi che hanno colorato il nostro racconto televisivo.

Il biopic racconta l’Italia?

Per gli Italiani che vivono all’estero è un modo per conoscere le radici del nostro Paese ed è un aspetto a cui Rai Fiction ha sempre tenuto. Continuiamo in questa direzione e consideriamo Com’è umano Lui! come un ottimo saluto alla nostra grandissima azienda di cui tutti dobbiamo andare fieri.

Paolo Villaggio è un personaggio scorretto in una RAI correttissima?

Paolo Villaggio è un personaggio anche scorretto, in una RAI corretta che però sa accogliere anche coloro che ogni tanto si permettono di essere scorretti.

Luca Manfredi

Perché un film biografico su Paolo Villaggio?

Paolo Villaggio è un artista che ha lasciato un segno importante nella commedia italiana dell’ultimo quarto del Novecento. La sua parodia impietosa dell’impiegato italiano, una maschera grottesca, un antieroe per eccellenza, rimarrà indelebile nella memoria degli Italiani perché Fantozzi sarà ricordato per sempre.

Com’è umano Lui! Come nasce il titolo?

Il titolo è mutuato da una frase di Fracchia com’è umano lei! Che noi abbiamo trasformato in Com’è umano Lui! Per raccontare tutti gli aspetti privati, più umani e fragili, di Paolo Villaggio, le crisi e le difficoltà prima del successo. Il biopic è molto interessante perché permette di raccontare quello che c’è prima del successo e alcuni aspetti dell’uomo che il pubblico non conosce.

Cosa non si sa ancora di Paolo Villaggio?

Villaggio non ha solo inventato il personaggio dell’impiegato, ma ha lavorato per sette anni come impiegato alla Cosider, a Genova, dove il padre gli aveva trovato lavoro quando, ancora universitario inconcludente, aveva messo incinta Maura, la donna che sarebbe diventata sua moglie. Il pubblico non sa che in quel mondo si sentiva in carcere, ma è proprio quell’ambiente che ha stimolato la sua fantasia e ha fatto nascere Fracchia e Fantozzi, i personaggi che lo hanno reso famoso.

Entrambi impiegati…

Fracchia era l’impiegato succube, Fantozzi quello più velleitario, la mitica figura in cui Villaggio sintetizzava la sua straordinaria comicità.

Qual è stato il personaggio che lo ha lanciato artisticamente?

Il professor Otto von Kranz, un personaggio che aveva inventato per prendere in giro la madre, insegnante di tedesco. Otto era un aggressivo prestigiatore tedesco che lo ha lanciato artisticamente perché fu visto per caso in un cabaret una sera a Genova da Maurizio Costanzo, andato in realtà a vedere Enzo Jannacci che non si potè esibire perché malato con la febbre a 40. Ivo Chiesa, gestore del Teatro Stabile di Genova e del Cabaret in Piazza Marsala, riconobbe Villaggio seduto in prima fila, che aveva visto esibirsi e improvvisare nella Baistrocchi, una compagnia goliardica universitaria e gli chiese di sostituire Jannacci per intrattenere il pubblico. L’improvvisazione fu molto apprezzata, il pubblico rise e Maurizio Costanzo gli offrì un lavoro a Roma, dove gestiva un teatrino cabaret a Trastevere. Paolo, seppur impaurito dall’idea di lasciare tutto, incoraggiato dalla moglie Maura che fu determinante nella decisione, prese un’aspettativa di sei mesi dall’azienda in cui lavorava e si trasferì a Roma. Nel teatrino di Costanzo ebbe subito un clamoroso successo proprio con il personaggio di Otto von Kranz, prestigiatore tedesco aggressivo nei modi e nei toni. Una sera venne notato dall’allora direttore della Rai Salvi che attraverso Marcello Marchesi, gli propose la conduzione di un programma televisivo, Quelli della domenica.

Fu la svolta?

Era il 1968 e Paolo Villaggio arrivò rapidamente al successo, raggiungendo una grande popolarità televisiva.

Paolo Villaggio in 100 minuti. Una sfida raccontare un personaggio complesso, per alcuni aspetti conosciuto solo nella dimensione comica?

Villaggio è stato molto più di un comico, io l’ho conosciuto negli anni Ottanta e mi ha affascinato soprattutto per la sua grande cultura e intelligenza. Era un letterato, un uomo coltissimo e siamo fiduciosi che Com’è umano Lui!, un film per la televisione che lo ha fatto arrivare al grande pubblico, contribuirà a far conoscere Paolo Villaggio nella sua affascinante complessità.

Enzo Paci

In ogni Italiano c’è un po’ di Fantozzi?

Assolutamente, chi di noi non ha momenti nella vita in cui non si sente pressato, schiacciato, cerca di reagire ma è consapevole che il giorno dopo sarà uguale a prima? In ogni Italiano c’è sempre un po’ di Fantozzi.

Il film biografico come lo racconta?

Racconta il ragionier Fantozzi, Fraccia e tutti gli altri personaggi nati dal suo genio creativo ma racconta soprattutto la vera storia di Paolo Villaggio.

Una storia oltre le maschere?

Certo, attraverso il film capiremo chi è la mente che ha creato Fantozzi e gli altri personaggi, è un’occasione unica per conoscere l’uomo e il personaggio.

Emanuela Grimalda

Paolo Villaggio diventa l’artista che è stato anche grazie alla figura della madre. Che donna è stata?

La mamma di Paolo Villaggio chi è, quale influenza ha avuto sul figlio, cosa c’entra con la carriera artistica? Interpretare il ruolo di una figura che non si conosce perché non è stata mai raccontata, ha richiesto studio della sua biografia e sforzo immaginifico. Era una donna della borghesia genovese, colta, laureata, cosa non usuale per le donne della sua generazione, ma  coltivava  anche la creatività e  aveva un pizzico di follia che è esploso nel talento del figlio.

Più mamma di Paolo Villaggio o di Fantozzi?

Era sicuramente più mamma di Paolo, di un artista, un intellettuale, una persona piena di talento, con uno spirito critico dissacrante che si è molto ispirato alla mamma. La mela non cade mai tanto lontana dall’albero.

Raccontare la madre, una novità narrativa importante in un film che racconta un artista come Villaggio?

La madre dava lezioni di tedesco in casa e uno dei suoi personaggi più riusciti, il prof. Otto von Kranz eera proprio costruito per imitare la madre o forse anche omaggiarla, per il modo in cui parlava il tedesco. C’è evidentemente un nesso filiale ma anche artistico ed è molto diretto.

Camilla Semino Favro

Maura, la moglie di Paolo Villaggio, che donna è?

È stata una donna importante nella vita di Paolo Villaggio ed è tuttora una donna con un carattere intenso. È intelligente, sagace, brillante, ho avuto la fortuna di incontrarla e di passare un po’ di tempo con lei. Gli aneddoti che mi ha raccontato sono stati utilissimi per la costruzione del suo personaggio.

Che storia è stata quella di Paolo con Maura?

Una storia bellissima e lunga. Paolo e Maura si sono conosciuti giovanissimi, al lido sul lungomare di Genova, si sono innamorati, lui prima di lei, fino a quando Maura ha poi scoperto la sua profondità e la sua cultura. Maura lo ha seguito ma insieme hanno fatto un percorso paritario nelle scelte.

Personali e artistiche?

Certamente, lei ha scelto insieme a lui e viceversa, insieme hanno cambiato vita, hanno scelto il certo per l’incerto perché lui per seguire la sua strada artistica ha lasciato un lavoro sicuro, si sono trasferiti a Roma, hanno fatto dei figli, hanno costruito un bell’equilibrio.

“Lui diventerà qualcuno” diceva lei di lui

Si, quando nessuno ci credeva, a cominciare dalle loro rispettive famiglie che avevano motivi diversi per contrastare la scelta artistica.

Il film è anche un modo per far conoscere lo spessore dell’uomo, oltre al personaggio?

Paolo Villaggio era un uomo molto intelligente, con tanti interessi, era un letterato ed è bello che questo arrivi al pubblico, al di là della maschera e della comicità.

La sua comicità com’era?

Era una comicità rara, per certi aspetti unica perché poteva essere scorretta senza essere offensiva.

Elisabetta Villaggio

Com’è umano Lui! Quanto era umano Paolo Villaggio?

Lo era, era molto umano perché è riuscito a leggere nelle pieghe dell’umanità i difetti, i pregi, le debolezze, anche le rivincite perché poi Fantozzi era un perdente ma non fino in fondo, credeva in qualcosa e nonostante qualche botta in testa, andava avanti per la sua strada.

Il film racconta Paolo ma anche la famiglia Villaggio?

Si, racconta la persona prima di diventare personaggio. La storia parte da quando Paolo poco più che diciottenne, capisce che nonostante frequenti Giurisprudenza all’università, non ama per niente quella disciplina ma vuole decisamente fare altro.

Quali erano i suoi sogni?

Voleva diventare un artista, fare esattamente quello che poi è riuscito a fare. Il film arriva a narrare il momento del successo, quando grazie alla televisione, viene scoperto dal pubblico.

È stato un uomo e un personaggio che ha anticipato i tempi, il primo a essere politicamente scorretto?

Ha inventato un linguaggio, non solo con l’utilizzo di certi termini, ma anche con una sintassi più asciutta, meno arcaica e ridondante. In televisione ha cambiato il ruolo del conduttore, il modo di porgersi al pubblico, non ingessato, senza giacca e cravatta.

E poi ha inventato Fantozzi…

Si, un personaggio che tutti conoscono e che rappresenta un po’ tutti.

Oggi vanno di moda i comedian, ma la comicità di Paolo Villaggio cosa ha rappresentato?

Mio padre ha cominciato con il cabaret che si avvicina molto ai comedian.  Lui in realtà è partito dalla scrittura, Fantozzi nasce dai libri, anzi prima ancora nasce dalle strisce che scriveva per il settimanale L’Europeo che l’editore propose di far diventare un libro.

Paolo Villaggio può essere raccontato come l’intellettuale del teatro, della comicità e della televisione italiana?

A lui farebbe proprio tanto piacere essere ricordato e raccontato in questo modo.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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