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Tormentoni estivi o tatuaggi dell’anima?

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L’estate sta finendo non è solo la constatazione della naturale conclusione di una stagione molto amata ma da circa quarant’anni è il ritornello di una canzone regina dei tormentoni estivi. I Righeira e il fortunato motivetto che sa di sole e di swing, salutano l’estate e danno voce a sentimenti, nostalgie e consapevolezze di un anno che se ne va. Ogni estate ha i suoi tormentoni, brani che vengono ascoltati continuamente, canticchiati da soli o in compagnia, premiati, consegnati alla storia di una sola stagione o più raramente a ricordi che si trasformano in tatuaggi indelebili dell’anima. Solo il trascorrere del tempo restituisce l’esatta dimensione del fenomeno ma una cosa è certa, ci sarà sempre un nuovo tormentone che sa riproporsi e riprodursi, ogni estate, onda su onda.  Mon Amour di Annalisa, Italodisco dei Kolors, Mezzo mondo di Emma, Pazza Musica di Elodie e Marco Mengoni, Bellissimissima di Alfa, Disco Paradise di Fedez e Annalisa, Fragole di Achille Lauro e Rose Villain sono stati la colonna sonora dell’estate 2023. Perché piacciono, cosa li accomuna, quale è il brano che  resterà a identificare questa estate? Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero lo ha chiesto a Enzo Gentile, giornalista, scrittore e critico musicale.

L’estate è ancora la stagione più cantata, il periodo in cui si concentrano le attenzioni di chi la musica la fa e di chi la ascolta?

Le canzoni dell’estate, di ieri e di oggi, hanno spesso una vita lunga, soprattutto perché siamo stati capaci di legarle a un episodio o a un periodo di felice distensione. L’estate, dal punto di vista musicale, è stata per me fonte di ispirazione e riflessione, ho scritto un paio di libri sull’argomento, ne ho spesso parlato sui giornali anche perché in estate c’è più modo di parlare della musica che ci accompagna facendo da colonna sonora.

I tormentoni estivi si trasformano in tatuaggi indelebili dell’anima per ragioni oggettive o soggettive?

Un brano diventa tormentone per entrambe le ragioni, c’è sempre il dato imponderabile perché non tutto è calcolabile e preventivabile, altrimenti ognuno sarebbe in grado di confezionare una canzone destinata a rimanere. La dimensione episodica aiuta anche se vediamo come molti nomi di autori e produttori ritornano sia nella storia che nelle cronache recenti dei tormentoni.

E questo cosa significa?

Significa che c’è una capacità artigianale e imprenditoriale nel confezionare queste canzoni. Negli Anni ’60, personaggi come Edoardo Vianello, Gianni Morandi, Rita Pavone, avevano successo durante tutto l’anno ma in estate in modo particolare, erano un po’ i padroni della musica. Nei decenni successivi ci sono stati altri protagonisti, I Righeira, gli 883, Alan Sorrenti.

Cosa accade oggi?

Per alcuni artisti la stagione estiva è un motivo per uscire dal letargo. I grandi pezzi dell’estate si cominciano a pensare già in questo periodo per la prossima primavera, si comincia a scrivere per identificare un ritornello, un passaggio musicale, poi si comincerà a lavorare sulle registrazioni con l’obiettivo di far uscire i brani entro maggio/giugno. Il tormentone è una costruzione, un modo di fare architettura che appartiene a un team di lavoro con diversi artisti.

C’è anche il brano che diventa tormentone a sorpresa e stupisce anche chi lo ha composto?

I Kolors e Annalisa sono stati i padroni dell’estate, personaggi che hanno già una carriera importante alle spalle ma che questa estate hanno colto il loro migliore exploit. Nessuno se lo aspettava ma hanno certamente un merito perché nessuna strategia imprenditoriale dei discografici o di comunicazione musicale può imporre una canzone.

Ci sono anche gli incontri musicali tra artisti di generazioni diverse

Ci sono miscele particolarmente fortunate di grandi vecchie giovani cantanti, Orietta Berti è ogni anno protagonista di fortunate collaborazioni. Le canzoni che hanno funzionato in questa estate non sono quelle che hanno venduto più dischi ma quelle affidate alla memoria delle persone, al passaparola, alle radio. Il tormentone, a livello di costume e di memoria collettiva, ha cambiato modo di diffusione ma rimane un punto fermo dell’estate di tutti noi.

I tormentoni dell’estate 2023 hanno qualcosa in comune?

Ogni anno sono decine le canzoni candidate a diventare tormentoni estivi e quelle che lo diventano hanno in comune una certa abilità di legarsi a volti freschi per passare nei programmi televisivi che hanno preso il posto delle grandi manifestazioni del passato, Cantagiro, Festivalbar, Un disco per l’estate, di riuscire a farsi scegliere, tra tante proposte, da un pubblico vasto.

Cosa è cambiato rispetto al passato?

Tutto, il mercato, le modalità di diffusione, il tempo dedicato alle vacanze. Resta uguale solo la stagione, l’estate, quando da giugno a settembre si fanno i giochi e a ottobre si tirano le somme. Certamente la stagione estiva rappresenta un punto di riferimento stabile per chi fa musica.

La sua canzone dell’estate 23?

Mi è capitato di ascoltare più spesso delle altre Italodisco dei Kolors, un brano che aveva qualcosa in più nel testo e nel modo di porgere al pubblico il proprio sound.

Durano nel tempo i tormentoni?

I tormentoni degli ultimi anni dimostrano di avere una vita breve, diventano spesso solo un fatto giornalistico o un campo della memoria, al contrario di quelli dei decenni precedenti che sono ancora ben radicati nella memoria anche come fenomeno di costume. Alcuni sono diventati piccoli classici senza tempo.

Il tormentone leggero di un artista profondo, Vengo anch’io, dà il titolo al Premio Tenco 2023 dedicato a Enzo Jannacci, che lei ricorda con un libro di recente pubblicazione

Tutti gli artisti e i partecipanti al Premio Tenco 2023, che si svolgerà a Sanremo dal 18 al 21 ottobre, ricorderanno Enzo Jannacci che moriva 10 anni fa, nel marzo 2013. Lo faremo anche io e il figlio Paolo con il libro che abbiamo realizzato insieme per raccontare la carriera, le canzoni e le mille iniziative professionali che l’uomo, il medico, l’artista è riuscito a mandare in porto.

Chi è stato Enzo Jannacci?

Un autore che ha cominciato a cantare e a suonare negli anni ’50 e per mezzo secolo ha tenuto compagnia agli italiani con canzoni che sono veri capolavori, in cui si ride e si riflette, divertenti e amare. È una figura senza tempo che ancora oggi possiamo ascoltare per imparare a riprendere e a definire una stagione molto lunga in cui Enzo Jannacci ha collaborato con molti artisti, da Giorgio Gaber a Dario Fo, calati tra la gente, tra tanta umanità.

Vengo anch’io, un tormentone capace di attraversare le generazioni?

Tutti, anche i bambini, conoscono quello slogan e quella canzone e con loro i genitori e i nonni. L’Italia ha una buona memoria, a volte per canzoni che consideriamo leggere, ma anche per personaggi, come Enzo Jannacci, che hanno una statura e una profondità indiscutibili, capaci di navigare nel tempo.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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