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Idea e sogno di Ulisse Aldrovandi

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Roma, Parioli, Villa Borghese, Bioparco, il giardino zoologico più antico d’Italia, sono coordinate utili per indicare la sede del Museo Civico di Zoologia ma è l’indirizzo, viale Ulisse Aldrovandi 18, a sostanziare l’atmosfera del museo naturale. Chi è Ulisse Aldrovandi e perché la sede del Museo Zoologico di Roma non poteva avere indirizzo più felice? Considerato uno dei padri della scienza moderna, tra i più grandi scienziati della natura del suo tempo, quel XVI secolo che vive quasi interamente, Ulisse Aldrovandi nasce a Bologna nel 1522 e a soli dodici anni scappa di casa per raggiungere Roma, la meta che considerava fondamentale per la scoperta della vita e l’avventura della scienza. Comincia a osservare, catalogare e conservare i reperti che la natura ha lasciato dietro di sé, i pesci, le piante, i minerali e asseconda le sue curiosità in un viaggio che porterà alla nascita della scienza naturalistica moderna. E’ il sogno realizzato di Ulisse Aldrovandi, inventare un metodo moderno delle scienze naturali di cui il museo naturalistico e l’orto botanico sono le manifestazioni più visibili. Le definizioni successive che gli sono state attribuite,  naturalista, docente in Logica, Filosofia e Filosofia naturale, protomedico, laureato in Medicina senza esercitarla, autore di opere sorprendenti come la Monstrorum Historia, un trattato universale sui mostri e altri prodigi sovrannaturali, cedono il passo alla constatazione che Ulisse Aldrovandi è stato innanzitutto scienziato e artista. Roma lo celebra al Museo Civico di Zoologia, con una mostra concepita intorno alla figura dello scienziato che ha tracciato la via per osservare, immaginare, sognare.

Oltre lo spazio, oltre il tempo. Il sogno di Ulisse Aldrovandi è un progetto espositivo che nasce dall’incontro tra diverse istituzioni, l’Università Alma Mater di Bologna, l’Istituto Nazionale di Astrofisica, l’Agenzia Spaziale Europea, prodotta dalla Fondazione Golinelli e promossa da Roma Capitale. L’allestimento, oltre a reperti e oggetti, ospita anche sculture contemporanee realizzate da Nicola Samorì, scultore e pittore che Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero ha incontrato, insieme ai professori Andrea Zanotti e Roberto Balzani, curatori della mostra e a Miguel Gotor, assessore alla Cultura di Roma Capitale.

Andrea Zanotti

Professore, perché Ulisse Aldrovandi rappresenta la radice della modernità della scienza?

Perché inventa un metodo classificatorio, un modo di raccogliere, repertoriare e studiare i frammenti, componendoli a unità e questo fonda il metodo della scienza moderna. Ma al di là del metodo scientifico e della vastità d’indagine di Aldrovandi e della densità repertoriale, c’è un tema legato all’immaginazione. Aldrovandi non si accontenta dell’esistente e comincia a disegnare cose che non ci sono, cose che verranno, cose che lui ipotizza esserci ma di cui non ha la riprova. Questo per noi è molto importante perché apre la finestra della fantasia.

La scienza ha bisogno di fantasia?

Certamente, non è affatto vero che la scienza ha progredito solo con il metodo empirico, ma anche perché, come diceva Nietzsche, il progresso della scienza si deve anche al fatto che ha saputo immaginare mondi nei quali inscrivere utilmente i risultati dei laboratori.

Ulisse Aldrovandi come si colloca nella scienza moderna?

Aldrovandi è alla radice del metodo della scienza moderna non negando, ma al contrario enfatizzando il tema dell’immaginazione sulla quale poi la scienza ha progredito.

Quali dimensioni troviamo nella mostra Oltre lo spazio, oltre il tempo?

Le troviamo tutte e due, sono due radici che aprono al futuro. L’osservazione e la deduzione, il metodo e il frammento è ancora il principio su cui procede la scienza ma c’è anche il grande volo, il sogno. Cito il Premio Nobel Francois Jacob perchè in una conversazione mi disse che esistono due scienze, la scienza della notte e la scienza del giorno, la scienza che immagina e bussa alle porte della scienza del giorno per avere la riprova che quello che ha immaginato sia vero. In Aldrovandi ci sono sia la scienza del giorno che la scienza della notte.

Roberto Balzani

Il progetto espositivo si declina con un incontro tra passato e presente. Perché abbiamo bisogno di contaminazione?

Abbiamo bisogno di contaminazione perché gli oggetti che sono nei musei scientifici sono molto complessi, conservati da tanti secoli e spesso non riescono a bucare il velo del tempo. Pertanto abbiamo bisogno di traduttori che sono i conservatori, ma anche di sguardi diversi e quello degli artisti contemporanei è sicuramente uno di quelli più appropriati per riuscire a far avvicinare i contemporanei a questi oggetti. Non dobbiamo dimenticare che l’eredità culturale non viene dal passato in forma stabilizzata ma siamo noi che decidiamo cosa è la nostra eredità.

Sono gli eredi che stabiliscono l’eredità?

Il loro modo di vedere è decisivo.

Iniziative culturali come l’esposizione che arriva a Roma da Bologna, come favoriscono questo processo?

Portandolo a chiunque perché ci sono livelli di lettura plurimi, non è necessario essere specialisti per apprezzare le suggestioni di questa mostra. C’è un primo livello di lettura che è quello dell’impatto con le cose e con la loro presenza all’interno di spazi creati appositamente per favorire questa contaminazione. C’è poi il livello degli appassionati d’arte, d’arte contemporanea, delle scienze naturali che possono apprezzare altri livelli, tutti compatibili tra loro.

La mostra a chi si rivolge?

È immaginata per un’ ampia platea, il barrage di competenze di dominio che storicamente erano il grande ostacolo alla fruizione dei musei, devono essere rimossi,  senza banalizzazione ma utilizzando una dimensione percettiva che normalmente non viene stimolata nei visitatori dei musei per vedere cosa succede. Noi speriamo siano cose molto belle.

Nicola Samorì

Il visitatore della mostra che celebra Ulisse Aldrovandi, cos’altro si deve aspettare?

Si deve aspettare provocazioni continue per l’occhio e per la mente che credo sia una delle qualità maggiori di questo progetto espositivo.

Provocazioni che consistono in cosa?

Riuscire a creare una sorta di terreno bardo di confusione dove le categorie, i tempi, gli spazi, quello che ci aspettiamo dal contemporaneo, dall’antico, da un museo di zoologia e di mineralogia, vengono mescolati al punto tale che diventa spesso indistinguibile la linea di confine tra l’una e l’altra.  Penso sia un esercizio molto importante per l’occhio e per la mente scoprire come quello che siamo abituati a vedere in una sorta di perimetro di sicurezza, viene liberato da questa gabbia e diventa luogo di provocazione intellettuale e ottica molto forte.

Tra le sue opere in esposizione, alcune sono state realizzate per la mostra, altre sono antecedenti. Come ha costruito la sua linea narrativa all’interno del progetto espositivo?

È indistinguibile anche questo, cambia nella misura in cui, tutte le volte che mi cimento con un progetto, per me è importante muovere le energie in quella direzione. Una domanda di progetto espositivo, indirizza i miei gesti. In questo caso è stato particolarmente semplice perché non ho fatto altro che alimentare il preesistente, quello che c’era già.

Quali opere ha scelto?

Tra le opere realizzate, ho scelto quelle affini ad alcune apparizioni, a Bologna e a Roma, ma se dovessimo guardare con attenzione tutto il corpo della mia opera, sarebbe possibile condurla in questo contesto e riuscire a inquinare le prove con molta efficacia.

Miguel Gotor

Ulisse Aldrovandi a Roma

Roma celebra Ulisse Aldrovandi ospitando una mostra imperniata sulla sua figura di iniziatore dell’idea di museo naturale, dell’orto botanico come concetto di giardino scientifico, del processo di rivoluzione scientifica che caratterizzerà i decenni successivi.

Un rapporto speciale con Roma?

Ulisse Aldrovandi ha un rapporto strettissimo con Roma dove arriva a dodici anni, da giovinetto inquieto e ribelle che  scappa di casa, viene recuperato dai genitori ma dopo qualche anno tornerà  per cominciare una vita di avventura nella città che lo attrae e la sua prima opera sarà dedicata proprio alle sculture dell’antica Roma. Catalogazione, classificazione, osservazione della natura sono i tre pilastri su cui nascerà la scienza moderna che vede in Aldrovandi uno dei principali capostipiti.

Oltre lo spazio, oltre il tempo. Dove tendeva Ulisse Aldrovandi?

Aldrovandi vive in un’epoca in cui solo da poco tempo c’era la percezione dell’esistenza di un altro mondo oltre l’Oceano Atlantico ed è stato Aldrovandi a scrivere tornai indietro solo per il fatto che non potevo andare più avanti. La sfida di tornare indietro per raccontare i risultati scientifici perché si è raggiunto un limite che non si può oltrepassare in base alle conoscenze del tempo, è una delle indicazioni più belle su cosa sia la ricerca scientifica e il suo tentativo di andare sempre oltre questo spazio e oltre questo tempo, per edificarne nuovi.

Il Museo di Zoologia è la sede espositiva perfetta per una mostra dedicata a Ulisse Aldrovandi?

Il Museo di Zoologia, inserito nella rete dei Musei Civici, è molto visitato dai giovani che ne fanno un uso didattico e conferma continuamente la sua vocazione alla formazione. È in Via Ulisse Aldrovandi e questo aggiunge l’omaggio alla celebrazione di un padre della scienza naturalistica.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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