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L’Oriente al Museo Napoleonico

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Atmosfere e suggestioni napoleoniche che si rinvengono ancora oggi dal 1808, quando Roma viene occupata dall’esercito francese, un anno dopo è annessa all’Impero e dichiarata seconda città imperiale dopo Parigi, per volontà di Napoleone. Il papa è fatto prigioniero ed esiliato, il Quirinale viene attrezzato per accogliere Napoleone. Roma rimane per 5 anni in attesa di un imperatore che non arriverà mai, ma la famiglia Bonaparte intesse e stabilisce relazioni durevoli con Roma, si celebrano matrimoni, nascono figli che diventano eredi di storia e custodi di memoria. Oggi il ricordo di Napoleone e del suo mondo viene conservato in uno scrigno di arte e storia, il Museo Napoleonico, a pochi passi da Piazza Navona. Le opere esposte sono tante ma ancor più sono quelle custodite nei depositi del museo, un patrimonio nascosto che l’ attitudine ad allestire mostre temporanee, consente di ammirare. Il Museo Napoleonico è stato istituito per volontà testamentaria del conte Giuseppe Primoli, discendente della famiglia Bonaparte, figlio di Carlotta Bonaparte e di Pietro Primoli. Il Conte Primoli, fotografo, bibliofilo, collezionista, mecenate amico di intellettuali italiani a Parigi e di artisti francesi a Roma, collezionò una grande quantità di libri antichi, quadri, statue che trovarono ospitalità nel palazzo cinquecentesco di via Zanardelli, restaurato dal conte prima della sua morte avvenuta nel 1927. Per volontà testamentaria, il palazzo accolse da quel momento la Fondazione Primoli, istituita per gestire il prezioso patrimonio fotografico su Roma e il costituendo Museo Napoleonico, affidato al Comune di Roma e inserito nella rete dei Musei Civici. Il Museo, aperto gratuitamente alle visite di cittadini e turisti, racconta l’epoca napoleonica e le contaminazioni culturali collezionate dal suo fondatore. Il fascino dell’Oriente è il tema della mostra visitabile fino a settembre, allestita esponendo, come nucleo centrale, una raccolta di 14 kakemoto appartenuti a Giuseppe Primoli. A cosa si deve la rarità degli esemplari esposti al Museo Napoleonico? I caratteristici rotoli giapponesi realizzati con strisce rettangolari di carta o tessuto che si appendono al muro e si srotolano, dipinti ad acquerello e inchiostro che ritraggono fiori e uccelli, i soggetti classici della pittura giapponese, sono autografati da importanti scrittori e artisti, protagonisti della scena culturale italiana e francese dei primi decenni del Novecento. Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra Ilaria Miarelli Mariani, direttrice dei Musei Civici, Laura Panarese, Elena Camilli Giammei e Marco Pupillo, curatori della mostra Giuseppe Primoli e il fascino dell’Oriente.

Ilaria Miarelli Mariani

Il Giappone è al centro della scena culturale e artistica di Roma?

La mostra è l’occasione per esporre opere importanti, legate al tema del japonisme e dell’orientalismo che solitamente giacciono nei depositi, per motivi conservativi ma anche per esigenze di spazio.

I Kakemono sono rari e particolari ma ci sono anche altre importanti opere esposte?

I kakemono appartenuti a Giuseppe Primoli, i dipinti che arredavano le case giapponesi, sono stati restaurati nel 2018 e sono ora esposti dopo quarant’anni. La mostra è un’occasione preziosa per vederli da vicino, sia quelli custoditi nei depositi del Museo Napoleonico, sia quelli conservati dalla Fondazione Primoli, grande prestatrice della mostra. Sono esposte anche altre opere significative, presentate con un allestimento bellissimo, interamente realizzato dagli architetti della Sovrintendenza Capitolina. Il pezzo più importante in mostra è un bellissimo ventaglio realizzato negli anni 80 dell’Ottocento da De Nittis.

Il ventaglio che storia racconta?

De Nittis lo realizza per la principessa Matilde Bonaparte, il ventaglio verrà poi donato ai Primoli e oggi è al centro di questa mostra dedicata al Giappone e ai viaggi in Oriente che sono stati fatti dai Bonaparte e dai Primoli. Il ventaglio è un oggetto molto delicato, di ispirazione giapponese, che non può essere sempre esposto. La mostra è in dialogo con una importante esposizione, dedicata a Ukiyoe, allestita al Museo di Roma, che sta registrando un grande successo soprattutto tra i giovani. Il Giappone in questo momento è decisamente al centro della scena culturale e artistica di Roma.

Qual era la visione del Giappone e dell’Oriente nell’Occidente di fine Ottocento?

È una visione che viene raccontata da entrambe le mostre, attraverso gli oggetti comprati, importati o anche solo ispirati al Giappone, visitato e collezionato dall’Ottocento in poi.

Laura Panarese

Japonisme, collezionismo, curiosità in mostra al Museo Napoleonico?

Giuseppe Primoli e il fascino dell’Oriente è un progetto espositivo che si articola in quattro sale. Si parte dai molti Orienti della famiglia Bonaparte Primoli, un focus sviluppato sulla famiglia e sul canale di Suez alla cui apertura il conte Giuseppe Primoli era presente, al seguito della zia Eugenia Bonaparte che lo inaugurò in rappresentanza di Napoleone III. Si passa attraverso la principessa Matilde Bonaparte e il Conte Giuseppe Primoli, si attraversa il collezionismo giapponese in Italia e in Francia nella seconda metà dell’Ottocento, le Esposizioni universali, i riferimenti a personaggi centrali e poi si arriva alla sala in cui sono esposti i kakemono, una selezione di oggetti delicati e preziosi recentemente restaurati.

Esposti raramente?

Non venivano esposti dal 1980 e questo rende imperdibile l’occasione culturale. L’ultima sala è caratterizzata da una coda di kakemono e dal Gran Viaggio in India del conte Luigi Primoli, fratello di Giuseppe. Vicino Oriente, Estremo Oriente e India.

Chi collezionava il Giappone e l’Oriente nell’Ottocento?

Alcuni collezionisti erano semplicemente dei curiosi, con interessi multiformi.

La mostra in due aggettivi?

È una mostra delicata e preziosa, che espone oggetti fragili, non solo i kakemono, ma anche la mascherade esotique, una serie di albumine, una carrellata di fotografie con i mascheramenti di personaggi della Roma umbertina, vestiti all’orientale, in maniera esotica.

Roma deve molto al conte Giuseppe Primoli?

Era un personaggio unico, eccentrico, coltissimo, un fotografo, uno dei primi fotoreporter della storia di Roma post unitaria, uno scrittore, un collezionista, un mecenate. Il Museo Napoleonico non esisterebbe senza di lui.

Elena Camilli Giammei

L’allestimento da cosa è stato suggerito?

Dalle suggestioni ispirate dai kakemono che esprimono, con grande delicatezza, tutta l’eleganza dell’arte giapponese. Sono stati scelti colori compatibili con queste atmosfere e sono state realizzate teche che rievocano le nicchie delle case giapponesi, all’interno delle quali vengono posti i kakemono. Queste alcove sono il luogo riservato dove esporre i kakemono che vengono appesi in un luogo specifico e in occasioni particolari,  a seconda delle stagioni perché non sono mai pensati per una esposizione permanente.

Quali suggestioni offre la mostra?

Sono tante e diverse, ci sono suggestioni di carattere estetico che riguardano gli elementi tipici della pittura e dell’arte giapponese, la delicatezza che abbiamo cercato di rievocare, le forme, i colori delle terre orientali, intese nell’accezione più completa e sfaccettata che ha l’Oriente nell’Ottocento. Ci sono anche suggestioni letterarie, perché nella mostra l’immagine si lega strettamente con la parola e questa è una caratteristica tipica dell’arte giapponese. Nella pittura figurativa occidentale è una relazione meno frequente, ma la pittura giapponese è costituita da due elementi, immagine e calligrafia, in molti casi inscindibili.

Perchè alcuni kakemono esposti  sono autografati?

Giuseppe Primoli conosceva questo aspetto di integrazione tra parola e immagine e forse decide di far autografare i suoi kakemono da personaggi importanti degli ambienti letterari e della società dell’epoca, facendo rivivere la pratica in uso in Giappone relativa alla collezione di autografi. Ai primi dell’Ottocento c’erano scrittori giapponesi che si riunivano per creare kakemono con disegni associati a parole di poeti, una sorta di happening letterario dove la parola e l’immagine venivano unite. Il Conte Primoli collezionava kakemono che utilizzava come supporto per la raccolta di autografi, componimenti poetici, musicali, dediche che si procurava portando in giro con sè i kakemono, manufatti leggeri, arrotolati come ventagli, in occasioni letterarie o conviviali dove poteva acquisire le firme dei personaggi che a lui interessavano. Il primo kakemono esposto è anche quello più rovinato e più vissuto proprio perchè più autografato con le firme di Emile Zola, Pierre Loti e altri protagonisti della scena culturale e letteraria francese di fine Ottocento.

Quanti sono i kakemono in mostra?

I kakemono esposti sono 14, 9 appartengono al Museo Napoleonico, 5 alla Fondazione Primoli e tutti sono stati restaurati recentemente, con un’opera di recupero importante che valorizza sia le opere figurative, sia gli  autografi intesi come firme, dediche e componimenti letterari e musicali.

Marco Pupillo

Quanta ricchezza è custodita nei depositi del Museo Napoleonico?

I depositi del Museo Napoleonico sono molto ricchi. Giuseppe Primoli, negli ultimi anni della sua vita, coltiva il progetto di dedicare un museo ai Bonaparte nella città eterna. Ha molto materiale arrivato a lui per via ereditaria,  i suoi bisnonni sono due fratelli di Napoleone, i cui figli sono sposati tra cugini. Per realizzare il suo progetto, coinvolge gli altri membri della famiglia Bonaparte, convincendoli a donare a lui le memorabilia napoleoniche.

Era anche un collezionista?

 Si, Giuseppe Primoli comincia a collezionare, comprando alle aste, una quantità impressionante di grafica, stampe e disegni ma anche oggetti di varia natura. Quello che è attualmente esposto nelle sale del Museo è solo una piccola parte della ricchezza custodita nei depositi.

L’allestimento di mostre temporanee rappresenta una preziosa occasione culturale per conoscere i capolavori custoditi nei depositi?

Il compito istituzionale del Museo è la valorizzazione del  materiale custodito e noi siamo consci di avere nei nostri depositi, tesori di natura molto differente tra loro che dobbiamo rendere fruibili al pubblico. Le mostre scientifiche che allestiamo sono pensate proprio in un’ottica di conoscenza e condivisione.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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