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UKIYOE. Il Giappone in mostra al Museo di Roma

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Il Giappone e i secoli d’oro dell’arte nipponica sono in mostra al Museo di Roma. Protagonista è Ukijoe, il filone pittorico più famoso e internazionale che si sviluppò dalla metà del Seicento e proseguì fino alla fine dell’Ottocento. L’esposizione Il mondo fluttuante, Ukijoe, Visioni dal Giappone, visitabile fino al 23 giugno, è una preziosa occasione culturale per ammirare 150 capolavori, alcuni esposti per la prima volta, che raccontano 250 anni di  storia e la nascita delle relazioni tra Oriente e Occidente, in particolare tra Giappone e Italia. Tutte le opere, manufatti e suppellettili esposti, provengono dalle collezioni di artisti e diplomatici italiani che furono i primi a viaggiare e a risiedere nel Giappone di fine Ottocento.  Cosa si intende per mondo fluttuante raccontato da ukijoe, quali immagini restituiscono le iconiche stampe di vedute esotiche, quale è stata l’influenza sull’arte europea, che ruolo hanno avuto gli artisti italiani come formatori, quanto è importante e conosciuta la collezione d’arte asiatica del Museo d’Arte Orientale di Genova, luogo di accoglienza della superlativa Collezione di Edoardo Chiossone? Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero lo ha chiesto a Rossella Menegazzo, curatrice della mostra, Ilaria Miarelli Mariani, direttrice Musei Civici, Simone Todorow di San Giorgio, amministratore delegato di MondoMostre.

Rossella Menegazzo

Cos’è UKIYOE e cosa racconta?

UKIYOE indica letteralmente tutto un filone artistico di immagini cosiddette del mondo fluttuante, che fino al Seicento ha come termine il mondo terreno da cui rifuggire perché illusorio e da abbandonare per seguire un percorso buddista verso l’illuminazione e che invece proprio dalla metà del Seicento, sia in letteratura, sia in arte, prende il significato di mondo alla moda. Tutto ciò che è contemporaneità, moda, gusti nuovi legati alla nuova classe emergente che a partire dal 1600 va a popolare la città.

Chi ne fa parte?

Sono soprattutto mercanti arricchiti sulle spalle dei samurai che comandano e che cominciano a dettare i loro gusti, diversi da tutti quelli che erano i gusti già affermati della classe samuraica al potere.

Quando il Giappone ha aperto all’Occidente, gli Italiani hanno accettato l’invito?

Il Giappone nell’epoca Meji, nel periodo che pone fino all’epoca Edo di cui stiamo parlando, a partire dal 1768 acquisisce questa predisposizione verso l’Occidente, in particolare verso l’Europa e invita tutte le varie potenze a contribuire in qualche settore del proprio sviluppo, militare, industriale, architettonico, artistico. L’Italia è chiamata per l’ambito artistico, il governo Meji invia Edoardo Chiossone per l’incisione e la grafica, Vincenzo Ragusa per la scultura, Antonio Fontanesi per la pittura, Cappelletti per l’architettura. Diventeranno i primi formatori e i primi docenti di quelle che oggi sono le prime università d’arte di Tokyo.

Gli Italiani che hanno creato opere di Ukiyoe in Giappone, sono più famosi all’estero che in Italia. La mostra può essere l’occasione culturale per avvicinarli al pubblico italiano?

Mi auguro che la mostra sia l’occasione per conoscere i tesori che abbiamo in Italia, tante micro collezioni orientali assolutamente sconosciute e annegate nei nostri palazzi italiani. Spero sia l’occasione per valorizzare il coraggio di questi primi Italiani arrivati in un Paese nuovo, sconosciuto, con regole e valori diversi, artisti formatori delle prime generazioni che poi hanno portato avanti la scultura e la pittura alla maniera italiana. Chiossone, l’artista e incisore genovese che nel 1875 si trasferì a Tokyo dove lavorò come formatore, è stato colui che ha realizzato la prima moneta cartacea giapponese, colui che ha creato la grafica e l’immagine del ritratto dell’imperatore Meji. Sono personaggi che hanno fatto la storia dell’arte italiana in Giappone, portando i germogli dell’arte italiana, negli istituti d’arte giapponesi. Sono conosciuti e amati in Giappone dove a loro vengono dedicate mostre importanti nei musei di Tokyo e non solo, ma sono purtroppo meno conosciuti in Italia.

La mostra è accompagnata da un prezioso catalogo. Qual è il suo valore scientifico?

È un racconto nuovo rispetto all’Ukiyoe, un tema molto trattato anche in Italia perché è sicuramente il tema più affascinante e internazionale tra tutti i filoni artistici giapponesi. Il catalogo segue il percorso della mostra, diviso in 7 sezioni e 7 capitoli, che partono da un approccio sulla formazione culturale e letteraria, attraverso le arti, la musica, la pittura, la calligrafia per mostrare come queste arti si siano diffuse per strada, con l’intrattenimento, i teatranti, i danzatori, i festival sparsi lungo le vie del Giappone, per arrivare alle forme ufficiali come il Teatro kabuki, la danza sul palcoscenico, forme d’arte e di intrattenimento che si sviluppano dal 1600, parallelamente alle stampe Ukijoe.

In mostra ci sono anche passatempi?

Si mostrano giochi, giocattoli, cuccioli di animali, cani, gatti, beltà che si divertono con i loro piccoli, gite con i bambini. C’è un aspetto molto privato e intimo che ci mostra la vita dentro le abitazioni, oltre che dentro la città.

Il viaggio ha una sua particolare evidenza?

Il tema del viaggio è una scusa per portare il visitatore attraverso il Giappone e le sue province. Anche questo aspetto si è sviluppato parallelamente all’Ukiyoe, nel periodo in cui nascono le strade che collegano Edo a Kioto, le vie di percorrenza principali e le varie stazioni di posta a cui Hiroshige dedica le sue 53 vedute, Cinquantatrè stazioni di posta del Tokaido, nascono in questi stessi anni e danno vita a un soggetto principale Ukijoe. Quello dei luoghi celebri nelle immagini da cartolina, è un filone molto apprezzato.

Ilaria Miarelli Mariani

È un’occasione culturale importante ospitare Okiyoe e le visioni dal Giappone al Museo di Roma?

Okiyoe al Museo di Roma è il racconto di una reciproca influenza tra arte italiana e arte giapponese, attraverso i collezionisti che portarono queste opere in Italia. Grazie a figure che si sono rivelate fondamentali per lo sviluppo delle prime professioni artistiche influenzate dall’Occidente come Chiossone e Ragusa, è scaturita la passione per il japonisme che nell’Ottocento e agli inizi del Novecento è stata davvero fondamentale per lo sviluppo dell’arte occidentale e delle avanguardie.

Qual è stato il contributo di Chiossone e Ragusa?

Lo scultore Vincenzo Ragusa e l’incisore Edoardo Chiossone erano artisti che, invitati dal governo giapponese Meiji di fine Ottocento come formatori nei primi istituti di arte e grafica, scelgono di andare in Giappone a formare ma  imparano anche nuove tecniche e le importano in Italia. Chiossone rimarrà per moltissimi anni in Giappone, dove morì, dove è sepolto e dove conserva grande fama come incisore, mentre in Italia lo conosciamo soprattutto per il nome legato al Museo Chiossone di Genova, istituzione culturale che custodisce  dipinti, stampe, reperti archeologici, bronzi, porcellane, ceramiche ma anche strumenti musicali, armi, tessuti e carte preziosissime e fragili,  alcune delle quali attualmente in mostra al Museo di Roma.

È un’occasione culturale importante per avvicinarsi all’arte giapponese?

Siamo convinti che la mostra piacerà moltissimo perché ancora prima dell’inaugurazione, abbiamo avuto molte manifestazioni di interesse a visitarla. La cultura giapponese oggi è un punto di riferimento, soprattutto tra le giovani generazioni e la mostra è un’occasione preziosa per coltivare questo interesse in ambito artistico.

Per il Museo di Roma cosa significa?

È la prima grande mostra, di respiro internazionale, che ospitiamo al Museo di Roma dopo la pandemia.

Simone Todorow di San Giorgio

Qual è il ruolo di MondoMostre, un Gruppo romano che traghetta la cultura italiana in Giappone, nel progetto espositivo Ukijoe?

MondoMostre è un Gruppo romano dedito alla valorizzazione, attraverso le opere d’arte e attraverso l’organizzazione di grandi mostre, dei valori di temi storici, artistici e sociali. Attraverso l’arte, noi crediamo ci sia una funzione fondamentale di crescita sociale, educativa. La cultura rende l’uomo libero, democraticamente maturo e forte. Perché si chiama MondoMostre? È una società romana che ha organizzato la prima mostra per l’apertura delle Scuderie del Quirinale per poi espandersi non soltanto nella localizzazione di grandi mostre in Italia ma di grandi mostre italiane all’estero, negli Stati Uniti, America Latina, Canada, Russia, Australia e in Giappone.

MondoMostre ambasciatore della cultura italiana nel mondo attraverso l’arte?

Siamo uno strumento a servizio delle istituzioni pubbliche e private per promuovere la cultura italiana nel mondo, di cui siamo ambasciatori.

MondoMostre ha un rapporto particolare con il Giappone?

Abbiamo un rapporto particolare con il Giappone, nato 20 anni fa quando organizzammo a Milano una prima grande mostra che aveva prestiti principalmente dai musei giapponesi, ma anche da musei americani, francesi, inglesi e italiani, sulla grande cultura giapponese del periodo di Okusai. Da allora è partito un interscambio con la prima grande mostra che facemmo su Michelangelo a Tokyo e poi su Leonardo a Osaka, è nata da allora questa collaborazione tra partnerariato pubblico e privato anche in Giappone che ci ha poi portati a realizzare le grandi celebrazioni per i 150 anni dei rapporti bilaterali Italia Giappone.

Un ponte culturale attivo tra Italia e Giappone?

Certamente, soprattutto in un momento in cui l’interscambio culturale tra questi due Paesi è sempre più forte e sviluppato.

Eppure sono Paesi che sembrano essere lontani?

Sono Paesi lontani geograficamente ma di reciproca influenza, con molti aspetti endemici che sono simili, la creatività, il gusto per la bellezza, l’incredibile capacità manifatturiera e manuale. Sono caratteristiche che Italia e Giappone hanno nel Dna.

Perchè è importante che i cittadini di Roma e i turisti visitino una mostra sull’Okijoe?

È una mostra particolare, sia per i romani che per i turisti perché sono esposti 150 capolavori oggettivamente unici, che non sono mai stati visti prima. Le opere fanno parte di due collezioni italiane, Chiossone e Ragusa, i due italiani che hanno dato un contributo fondamentale per lo sviluppo artistico giapponese.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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