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Ho vinto il Festival di Sanremo

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Chi ha vinto il Festival di Sanremo? Amadeus certamente, se commentiamo la cronaca, 74 artisti se raccontiamo la storia.  Ho vinto il festival di Sanremo, un libro di Nico Donvito e Marco Rettani, con una interessante introduzione di Amadeus, propone un racconto storico ed emotivo del festival della canzone italiana giunto alla settantaquattresima edizione. Cosa significa vincere il festival, come cambia la vita, che impatto ha sulla carriera, cosa resta nella storia personale e artistica dei protagonisti?

Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero lo ha chiesto a Nico Donvito, giornalista e scrittore, studioso della manifestazione musicale italiana più iconica e conosciuta al mondo, che nel suo precedente libro Il Festival di Sanremo, definisce il forziere della nostra memoria, il caleidoscopio dei nostri sentimenti e il volano della nostra identità nazionale.

Chi ha vinto il Festival di Sanremo 2024?

La Noia di Angelina Mango è un brano che contiene la modernità dettata da quel genio visionario di Dardust, la penna urban di Madame ma anche l’anima napoletana di Angelina. Il ritornello è melodico, quasi neomelodico, l’apertura è molto italiana e molto classica ma contiene una marea di novità che rendono il brano anche il più moderno e originale tra le canzoni in gara.

Il Festival appena concluso lo ha vinto chi lo doveva vincere?

Penso di si, era giusto che andasse così. La prima sera, quando la sala stampa ha scelto Loredana Bertè, si è capito subito che sarebbe stato un ballottaggio tra le due. Se avesse vinto Loredana, non avrebbe rubato nulla, se lo meritava in egual misura. Ci siamo chiesti tutti se per Angelina fosse troppo presto vincere il Festival di Sanremo, ma quando tutte le sere canti bene, porti in gara la canzone più difficile che potessi portare, la esegui bene tutte le sere, non sbagli nulla neanche a livello di comunicazione con  risposte sempre giuste anche quando a chi le chiedeva del padre Pino Mango lei rispondeva allargando il discorso alla famiglia, dimostri che meriti di vincere.

Angelina Mango, figlia d’arte e artista vera?

Sappiamo che i figli di in campo artistico hanno certamente la strada più difficile in questo genere di competizioni. Angelina lo è doppiamente, è figlia di un grande papà e di una grande mamma, Laura Valente ma è anche figlia di Maria De Filippi e del talent Amici, pertanto per lei era davvero tutto più difficile. È una vittoria meritata, in una manifestazione dove il livello complessivo delle canzoni in gara era alto, c’erano altri brani molto belli, interpretati da grandi artisti. Si è aggiudicata la vittoria la persona che ha dimostrato di meritarla di più con la sua performance, perché è quella che ha fatto la differenza.

Cosa significa poter dire Ho vinto il Festival di Sanremo?

È quello che abbiamo cercato di capire con Marco Rettani quando abbiamo cominciato ad ascoltare gli artisti che hanno vinto il Festival di Sanremo. Ne è venuto fuori il racconto di un vissuto personale molto interessante e una nuova chiave di lettura del festival.

Il libro raccoglie 30 storie di artisti che hanno vinto il festival. Come sono state selezionate?

Abbiamo esteso l’invito a raccontarsi a tutti i vincitori reperibili del festival e atteso le risposte. I primi 30 che hanno manifestato il piacere di raccontarsi, sono in questo libro ed è come se fossero loro ad aver scelto noi.

Ci sarà un sequel che racconterà le altre storie?

Il Festival di Sanremo si può raccontare in mille modi, non mi attrae particolarmente l’idea di fare un almanacco o scrivere un libro con le storie mancanti ma vorrei cercare nuove forme di racconto, sperimentare linguaggi diversi per realizzare un documentario o per scrivere un libro che avvicini il festival ai ragazzi e ai bambini.

Una storia particolarmente coinvolgente tra le trenta raccontate?

Ciascuna storia coinvolge e stupisce già per il fatto  che il vincitore ha deciso di aprirsi al racconto intimo di quell’esperienza. Il nostro lavoro è stato quello di rendere le storie tutte ugualmente importanti, perché nella walk of fame che è in Corso Matteotti a Sanremo, che collega l’Ariston al Casinò, ogni vittoria e ogni artista che ha vinto il Festival, ha lo stesso spazio dell’altro, una mattonella con inciso il nome, della stessa dimensione per ogni vincitore, perchè nell’albo d’oro del Festival uno vale uno. Mi hanno colpito molto le storie degli Avion Travel, di Alexia, vittorie che forse ricordiamo meno di altre ma che hanno un vissuto e un carico emotivo pazzesco. E cosa dire di Simone Cristicchi, la cui storia credo sia narrativamente la più bella perché all’interno ha tutto quello che può avere una storia da raccontare. Nel libro c’è anche la vittoria dei Pooh e di Riccardo Cocciante, un artista molto riservato che parla per la prima volta della sua partecipazione a Sanremo. Ogni capitolo è stato un regalo perché ogni artista si è aperto con grande generosità.

Nel libro c’è la storia di Diodato che ha vinto il Festival nel 2020 e nel 2024 ne ha conquistato emotivamente un altro

Quella di Diodato è veramente una favola e quando, proprio a Sanremo, gli ho regalato la copia del libro e ha riletto la sua storia, si è commosso perché ha ritrovato se stesso ma anche un saluto di Vincenzo Mollica che commentava la sua vittoria, l’ultima intervista che Mollica ha fatto in Riviera a un vincitore, prima di lasciare il festival dopo aver intervistato ciascun vincitore ogni anno per 39 anni, dal 1981 al 2020.

Nel libro ci sono le testimonianze non solo di chi il festival lo ha vinto ma anche di chi lo racconta?

Si, ci sono i vincitori ma anche Vincenzo Mollica, Marino Bartoletti, Eddy Anselmi, Pino Strabioli, Gino Castaldo che sono autori di grandi libri sul Festival di Sanremo ma ci sono anche direttori artistici come Carlo Conti e Paolo Bonolis e artisti, come Rita Pavone e Sergio Cammariere, che pur non avendolo vinto, devono molto al Festival.

È un libro che racconta il Festival di Sanremo con voci diverse?

Esattamente, abbiamo voluto mettere insieme tante voci, per arricchire ogni capitolo con pareri esterni che raccontassero qualcosa in più del Festival.

Cosa c’è nella storia di ogni vincitore?

Nella storia di ognuno di loro c’è veramente la vita ed è per questo che il racconto è stato incentrato sul vissuto. Non a caso il sottotitolo del libro è Storie di vita e di musica, perché cosa sarebbe la vita senza la musica?

Per qualcuno la vittoria è stata conquistata con difficoltà?

Ermal Meta non fatica a dire che la settimana in cui ha vinto il Festival è stata la più difficile della sua vita. Il suo brano Non mi avete fatto niente fu escluso nella serata del giovedì, per poi essere riammesso dopo una inconsistente accusa di plagio e infine vincere. Ermal si racconta molto bene nel turbinio di emozioni, è un artista che solo nel tempo ha rivalutato la sua vittoria al Festival.

Qualcuno ha vinto arrivando quasi in zona Cesarini?

La storia di Francesco Gabbani è una vera fiaba perché arriva a Sanremo Giovani nel 2016, quando ha già 35 anni e il limite d’età per partecipare era allora fissato a 36 anni. È una sorta di ultima prova, dopo un disco da solista e tre con la sua band, per decidere se continuare a cantare o scegliere solo di fare l’autore. Entra a Sanremo Giovani, viene preso, Miele che aveva passato il turno a discapito di Gabbani, viene eliminata per irregolarità in sala stampa, il voto si ripete, vince Gabbani che viene proiettato nella storia come vincitore di quel Festival nella categoria Giovani e di quello dopo , tra i big, con Occidentali’s Karma. È una favola perché è accaduto l’impensabile quando anche lui non ci credeva più.

C’è un elemento che accomuna le storie?

La modalità del racconto, con tutti abbiamo fatto chiacchierate più che interviste e ogni storia si sarebbe potuta chiudere con la stessa frase, evviva la musica, evviva il Festival di Sanremo.

Amadeus scrive che il Festival è un evento pop, inteso come massima espressione popolare.  È sempre stato così?

No, ci sono state annate anacronistiche dove il Festival era racchiuso nella propria bolla, in una sorta di messa cantata. Sanremo è bello quando si rinnova ma è brutto quando si ripete ogni anno. Quando mancano le canzoni, che sono l’argomento e la lingua del Festival, non rimane nulla dello spettacolo.

Amadeus ha vinto il Festival di Sanremo?

Amadeus ha sicuramente vinto il Festival di Sanremo per la capacità di innovare, scommettere sul presente, aprirsi alla contemporaneità.

Nell’introduzione racconta la sua storia di cinque anni al Festival?

Cinque anni in cui è stato direttore artistico e ha cambiato il concetto di Festival. Era arrivato a Sanremo da outsider, con una sorta di mandato esplorativo per fare un solo Festival ed essere il traghettatore di un nuovo che avanzava e che non è mai arrivato, perché quel nuovo è stato lui, un uomo entusiasta e un professionista preparato che si è fatto trovare pronto.

Si può parlare di un format Amadeus?

Amadeus è stato molto bravo a non ripetersi, i suoi cinque anni sono stati differenti tra loro, pur avendo un tratto distintivo e una linea editoriale. Le scelte musicali, il cast, la giuria e il regolamento sono stati cambiati ogni anno, tra intuizioni nuove e idee recuperate, ha fatto innesti senza mai ripetersi, ha incuriosito e stupito senza mai replicarsi.  È sicuramente il più grande direttore artistico che il Festival di Sanremo abbia mai avuto, per la forza con cui ha saputo portare avanti le sue idee, assumendosene la responsabilità.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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