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Enrico Caruso torna a casa

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Se il mondo canta italiano, l’opera lirica è approdata a New York, la canzone napoletana si è affermata ovunque e O’ Sole mio è un successo planetario, il merito è di Enrico Caruso, il più grande cantante del mondo. Caruso racconta una straordinaria storia italiana che parte da Napoli dove nasce il 25 febbraio 1873, arriva a New York nel 1903 e si conclude a Napoli il 2 agosto 1921. Una vita breve, solo 48 anni, vissuta con la musica compagna di vita, declinata nell’arte e nell’ imprenditoria perché Enrico Caruso non è solo il tenore che ha messo in dialogo la lirica e la canzone popolare napoletana, ma è anche il primo cantante che ha inciso in vinile, il primo a vendere dischi, il primo a vendere milioni di dischi. L’industria discografica si è affermata anche grazie alle sue intuizioni che lo portarono a realizzare un notevole successo economico. Tra i tanti meriti, anche quello di essere stato costruttore di cultura, non solo musicale, contribuendo in maniera determinante a scrivere una bella pagina di emigrazione italiana in America. In seguito al suo arrivo al Metropolitan Opera House nel 1903 e alla lunga permanenza durata 17 anni che rese il teatro un tempio della lirica, la comunità italoamericana si aggregò e si affermò nella propria identità culturale attorno al cantattore, erede della tradizione della Commedia dell’Arte italiana, con cui creò uno strumento che rese fruibile la cultura, avvicinandola a tutti. Caruso l’italiano diventò la prima star mediatica americana, il tenore che lanciò l’America nell’industria discografica mondiale.

Nasce il Museo Nazionale Caruso

 Il 25 febbraio ricorrono 150 anni dalla nascita e l’Italia gli rende omaggio istituendo un Museo Nazionale a lui dedicato che verrà inaugurato il prossimo 20 luglio a Napoli, a Palazzo Reale. L’annuncio nella sede del Ministero della Cultura dal Ministro Gennaro Sangiuliano che ha salutato l’iniziativa come undoveroso riconoscimento identitario al genio italiano che ha trascinato nel mondo la canzone napoletana trasformandola da fatto localistico a fenomeno universale. Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra Massimo Osanna direttore generali dei Musei Statali, Laura Valente, musicologa direttrice del Museo Caruso e Mario Epifani, direttore di Palazzo Reale.

Massimo Osanna

Direttore, istituire un Museo Nazionale dedicato a Enrico Caruso cosa significa?

Era un dovere per noi, un obiettivo a cui lavoro da quando mi sono insediato alla Direzione Generale Musei perché non si poteva dimenticare un personaggio come Enrico Caruso.

La scelta di Napoli è naturale, ma perché proprio Palazzo Reale sede del Museo Caruso?

Per riportare Caruso al Teatro San Carlo, che è collegato,  addossato a Palazzo Reale, in uno spazio iconico dove far stare a casa un personaggio enorme, con i suoi oggetti e cimeli, dischi,  grammofoni, spartiti e perfino partiture con la sua calligrafia in pentagramma che custodiscono memoria e raccontano una vita e una biografia. Il Museo racconterà l’importanza immateriale di questo straordinario personaggio che è stato pioniere nel campo della musica, ha portato la musica italiana nel mondo ed è conosciuto ovunque.

Come sarà il Museo Caruso?

Sarà un museo vivo e dinamico, concepito con canoni moderni, certamente non sarà un museo di vetrine dove si sosta distrattamente a guardare gli oggetti. Sarà uno spazio tecnologicamente avanzato dove le moderne tecnologie permetteranno di entrare nel valore immateriale di questo straordinario personaggio, celebrato anche attraverso gli eventi che si svolgeranno nel museo.

E’ un omaggio e un riconoscimento a un italiano che ha fatto molto per la cultura identitaria del nostro Paese?

I musei sono luoghi della memoria dove si racconta il passato e si dialoga sul presente. Il museo dedicato a Caruso è l’omaggio a una persona che ha davvero contato nella storia dell’umanità.

Laura Valente

La voce di Caruso cosa è stata e cosa rappresenta oggi?

La voce di Caruso è un unicum ancora oggi, è un tenore anomalo che ha avuto una visione rispetto al suo tempo e ha piegato tutte le tecnologie allora esistenti per traghettare nel nuovo mondo il tenore del nuovo secolo. La sua voce aveva trame brunite, ricordava il legato di un violoncello, aveva delicatezza, note possenti e acute e quindi la nobiltà del bel canto insieme all’afflato più appassionato e vertiginoso del canto del nuovo secolo. La voce di Caruso era in 4D prima che il 4D fosse inventato perché non c’è stato nessuno, dopo di lui, come lui ed è per questo che ancora oggi è uno dei più grandi personaggi della storia della musica mondiale.

È stato pioniere anche nella discografia?

Si, ha venduto un milione di dischi con un’aria d’opera Vesti la Giubba. Sdogana ante litteram la canzone napoletana, abbattendo tutti i pregiudizi che i cantanti lirici avevano verso il mezzo, esportando nel mondo la canzone napoletana come brand e quindi contribuendo all’industria dello spettacolo mondiale.

Il Museo nasce come un archivio in cammino. Verso dove?

Caruso è una voce mondo e rappresenta una rete mondo. Gli Archivi del San Carlo, del Teatro Puccini, del Metropolitan, della Cineteca di Bologna con tutto il suo comparto cinematografico, del Fondo donato da Luciano Pituello al Comune di Lastra a Signa dove Caruso visse alcuni anni, gli archivi privati tra i quali quello della famiglia Caruso, ci permettono di mettere insieme tutto un mondo carusiano che torna a casa. È un archivio in cammino che racconta la storia speciale di un ragazzino cresciuto in un quartiere povero di Napoli, senza studi alti, a 13 anni già operaio in una fonderia, che coltiva la passione della musica, arriva a Milano e incontra il grande Arturo Toscanini che non a caso disse… se questo signore continuerà a cantare così, farà parlare di sé il mondo. E così è stato perché arrivato a New York, inventa uno stile nuovo e diventa una star mediatica.

Mario Epifani

Direttore, il Museo Caruso che significato ha per Napoli?

Il primo Museo Nazionale dedicato a Enrico Caruso è intanto un risarcimento dovuto dalla città di Napoli che pur avendo dato a Caruso i natali e pur essendo la città dove è morto, non gli dette in vita il successo che si aspettava.  Palazzo Reale è un luogo simbolico per Napoli ma non solo, è un luogo internazionale sin dalla sua fondazione di corte europea aperta al mondo. Il suo affaccio sul mare, vicino al porto, predispone all’accoglienza di tutti coloro che arriveranno a Napoli anche per visitare il Museo Caruso che inaugura il prossimo 20 luglio.

Quali gli ambienti scelti?

Abbiamo individuato la Sala Dorica, una sala monumentale che era la rimessa ottocentesca delle carrozze, ora recuperata a spazio storico. I 500 metri quadrati della sala  accoglieranno l’allestimento multimediale che si basa su oggetti fisici, tutti oggetti carusiani donati al museo che sarà al centro di una rete  italiana e internazionale dedicata a Caruso.

Caruso è la canzone napoletana nel mondo?

Si, portando la canzone napoletana nel mondo Caruso è diventato una pop star ante litteram, perché è diventato un personaggio planetario, un vero brand italiano all’estero,commercializzando una serie di prodotti che avevano la sua immagine.

Il Museo Caruso è l’occasione per far conoscere a tutti Enrico Caruso?

Certamente, avremo una serie di eventi che saranno occasione di approfondimento e riflessione su quello che Caruso ha rappresentato per Napoli e per l’Italia, nel mondo. Saranno molteplici le occasioni per celebrarlo, il primo atto si svolgerà il 25 febbraio, nella ricorrenza del 150esimo dalla nascita di Caruso, con il Comune di Napoli che donerà al Museo Caruso gli atti di nascita e di morte del grande tenore, nato e morto a Napoli. 

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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