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ESCHER. Un olandese a Roma

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Chi è Escher? Un nome poco noto a cui fa da contraltare la conoscenza diffusa e appassionata delle sue opere, oggetto di venerazione in tutto il mondo. La sua arte grafica, caratterizzata da illusioni ottiche e prospettive impossibili realizzate a mano in un’epoca in cui non c’era l’ausilio dei computer, attrae una multiforme platea di estimatori. È l’autore che piace ai matematici e agli scienziati, le sue immagini accompagnano spesso libri di matematica e geometria, ma anche agli hippies. Esher è la mente fervida che mentre cambia le piastrelle nello studio e nella terrazza della sua casa romana cercando di definirne i disegni, affronta il problema delle simmetrie, mette a sistema la tessellatura del piano e formula un teorema sui triangoli. Cos’è l’arte grafica ce lo racconta lo stesso Escher “Se una persona usa la grafica come mezzo espressivo fin dalla giovinezza, se per molti anni crea immagini impiegando invariabilmente strumenti come matrici di legno, lastre di rame e pietre litografiche, oltre al torchio, all’inchiostro e a ogni tipo di carta per la stampa, alla fine questa tecnica diventa la sua seconda natura”. Maurits Cornelis Escher è un genio della grafica, vissuto tra il 1898 e il 1972, che nelle sue opere ha mescolato arte, matematica, scienza, fisica e design.  La sua vicenda artistica è anche la storia di un olandese a Roma, la città in cui scelse di vivere nel 1923, che è stata per 12 anni il suo centro di ispirazione e produzione e dove oggi le sue opere tornano accolte dalla più grande mostra al mondo mai realizzata su Escher. È una mostra Arthemisia allestita a Palazzo Bonaparte, cuore pulsante delle grandi mostre d’arte nazionali e internazionali, un’esposizione che offre un’occasione preziosa per conoscere Escher, la sua arte e il suo mondo personale. Trecento opere, alcune mai esposte, altre capolavori iconici come Mano con sfera riflettente, Vincolo d’unione,Metamorfosi traghettano il visitatore in un’altra dimensione, in un mondo di tessellature, allegro, scomposto, onirico. La ricostruzione minuziosa dello studio che l’artista aveva a Baarn in Olanda, con  gli strumenti di lavoro e gli oggetti personali, rendono la visita una esperienza realistica. Escher e il suo mondo sono finalmente collegati a opere che sono nell’immaginario collettivo. Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra l’Ambasciatore dei Paesi Bassi in Italia Willen van Be, il presidente M.C. Escher Foundation Mark Veldhuysen, il collezionista e studioso di Escher Federico Giudiceandrea e Iole Siena, presidente di Arthemisia che da dieci anni organizza nel mondo mostre su Escher e che oggi  confluiscono tutte a Roma in una mostra  straordinaria ed esagerata che le comprende tutte.

Ambasciatore Willen van Be

Chi è Escher?

È un artista mistico che ha creato opere affascinanti e complesse attraverso le quali ci ha mostrato nuovi mondi, genialmente costruiti.   

Escher artista olandese amato dall’Italia?

L’Italia e i Paesi Bassi hanno sempre avuto importanti legami artistici ed Escher è tra gli artisti olandesi più amati dagli Italiani. L’arte costruisce sempre ponti tra culture diverse ed Escher realizza pienamente questo importante aspetto, attraverso la sua arte che crea ponti tra Italia e Paesi Bassi. L’Italia ama Escher ma i Paesi Bassi hanno da sempre una vera fascinazione per l’Italia, me compreso naturalmente perché ho un forte legame emozionale con Roma.

Escher scelse Roma nel 1923

Cento anni fa, dopo aver lasciato i Paesi Bassi, Escher scelse Roma dove abitò dal 1923 al 1935 e girò tutta l’Italia, scelto come Paese di adozione, per trarre ispirazione e per perfezionare il suo stile. Sono contento di poter contribuire con il patrocinio dell’Ambasciata dei Paesi Bassi per condividere con i romani la fascinazione degli Olandesi per l’Italia, attraverso l’occhio e la mano del grande Maestro Maurits Escher.

Mark Veldhuysen

Escher amava più Roma o l’Italia?

Escher scelse a 25 anni di trasferirsi a Roma dove nacquero i suoi figli Giorgio e Arturo ma ogni anno, viaggiando in Italia, ha disegnato le costiere, le colline e i paesaggi italiani. Per tutta la vita ha sentito la nostalgia dell’Italia quando alcune circostanze lo portarono a lasciare questo Paese e a rientrare in Olanda. L’Italia è stata fonte di ispirazione per tutta la sua opera.

Cosa è la Escher Foundation?

La Fondazione è stata fondata dallo stesso Escher nel 1969 e ha sede a Baarn, la sua città natale. Dopo la sua morte, George Escher, figlio primogenito, ne diventa presidente, dopo di lui mio padre e oggi sono io a rappresentare la Fondazione.

Escher torna a Roma ed è un evento

Escher amava l’Italia, Roma in particolare dove ha vissuto e prodotto molte opere. La cosa che amava di più era fare lunghe passeggiate a Roma, anche di notte. Non gli piacevano invece i palazzi romani ma Palazzo Bonaparte, il meraviglioso luogo dove è allestita la mostra, gli sarebbe sicuramente piaciuto.

Federico Giudiceandrea

Quando nasce la sua passione per Escher di cui è collezionista e studioso?

Avevo 17 anni, ero studente del liceo a Bressanone, in provincia di Bolzano. Venni espulso dalla classe e mi ritrovai per un’ora da solo nel Gabinetto di Fisica della scuola, dove la mia attenzione fu attratta da una rivista americana, Scientific American, che aveva in copertina un’immagine di Escher, una cascata dove l’acqua continua a scorrere all’infinito. La cosa mi colpì e quando qualche mese dopo comprai un disco che in copertina aveva un’immagine di Escher, ne fui conquistato. L’idea che un artista piacesse agli hippies e ai matematici mi ha incuriosito, perché riusciva a toccare i cuori di categorie tanto diverse. Ho iniziato così a studiarlo e quando ho potuto, a collezionare le sue opere.

Escher come riesce a unire interessi che vengono da mondi diversi?

È una domanda difficile ma credo che come il matematico stacca i sensi e lavora solo con la mente, gli hippies lo fanno usando chimica e sostanze psicotropiche. Forse li unisce un processo che fa vivere in mondi percepiti solo con la mente. Escher è l’artista che ha capito e rappresentato le complessità del XX secolo.

È un mondo pazzo o un mondo magico quello di Escher?

È un mondo onirico, è il mondo dove le cose si possono costruire solo con la mente e non sono solo legate alla realtà. Uno dei grandi messaggi di Escher è che la realtà non è come appare perché può essere molto più complessa di come sembra.

La mostra cosa aggiungerà alla conoscenza di Escher nel pubblico italiano?

L’Italia è dappertutto in Escher, anche nelle opere successive, quelle più cervellotiche. Escher non ha più disegnato paesaggi dopo aver lasciato l’Italia. Il visitatore scopre l’autore attraverso tutto il percorso espositivo, fino all’ultima sezione, Eshermania, attraverso tutte le immagini iconiche che conosciamo nella moda e nella pubblicità. La mostra presenta tante novità, espone molte opere inedite, ha una sala immersiva, fa capire come sono nate immagini che sono nel nostro immaginario ma soprattutto fa conoscere Escher anche a chi non lo conosceva.

La linea narrativa come è stata costruita?

È stata pensata per far capire l’evoluzione della sua arte, come da un paesaggista che però già utilizzava la prospettiva in modo audace, diventa un surrealista che racconta un mondo paradossale che va oltre l’apparenza. Le strutture paradossali sono nate nelle mente di Escher ma sono ispirate dai paesaggi italiani, anche da Roma. Il periodo italiano è stato certamente il più bello della sua vita.

Iole Siena

Chi è Escher? E parte un’avventura…

È una domanda che dieci anni fa, quando ci hanno proposto  una mostra su Escher,  ci siamo fatti tutti perché questo nome non ci diceva molto, al contrario delle sue immagini che tutti conoscono. Mancava l’abbinamento ma le sue immagini sono più forti del suo nome.

E oggi cosa rispondiamo su chi sia Escher?

È un artista unico che ha fatto cose uniche ed è uno dei più amati dal grande pubblico di tutto il mondo.

Perché la mostra a Palazzo Bonaparte è esagerata?

È esagerata perché è la più grande mostra su Escher realizzata fino a oggi. Trecento opere, 23 sale, 11 stazioni interattive, una grande, spettacolare sala immersiva dedicata a Escher presentata in anteprima mondiale, lo studio dell’artista riscostruito esattamente com’era, con i suoi oggetti personali e gli strumenti di lavoro. Possiamo dire che è la mostra definitiva su Escher.

Irrequieto, riservato, geniale ma qual è la dimensione che prevale in Escher?

L’inquietudine. Era un uomo molto tormentato, sul filo della follia come spesso sono i grandi artisti, non voleva essere popolare al punto che quando grandi artisti come Mick Jagger gli chiedono di firmare le copertine dei dischi, si rifiuta per non essere schiavo di logiche commerciali.  Escher, un uomo schivo che non si sarebbe mai aspettato il successo che ha avuto, è amatissimo da un pubblico molto trasversale, non solo da chi è appassionato di arte ma anche da chi ama la matematica, la geometria, la filosofia, il design. E’ l’artista di contrasti che oggi si leggono tutti nelle sue opere.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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