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Mostre che raccontano la storia: Domiziano imperatore. Odio e amore

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Roma ha un nuovo sovrintendente, Claudio Parisi Presicce, archeologo e studioso di chiara fama, già direttore dei musei archeologici. Come tutte le cose che riguardano una città la cui storia parla al mondo, la notizia è di grande rilievo e costituisce occasione di approfondimento sulle funzioni di una istituzione, la Sovrintendenza Capitolina, che ha un ruolo nevralgico nella gestione dell’immenso patrimonio archeologico, storico e artistico di Roma. Le è affidata la conservazione, tutela e valorizzazione di monumenti, siti archeologici, musei, fontane, perfino delle Mura della città che costituiscono il perimetro del Sito Unesco, di cui la Sovrintendenza Capitolina è referente.

La promozione di mostre è una delle attività più importanti dell’istituzione capitolina, soprattutto quando si racconta la storia millenaria di Roma, per favorirne una più approfondita conoscenza anche attraverso nuovi elementi. La storia di Roma antica continua a parlare, emergono altri reperti archeologici, l’analisi delle fonti materiali ed epigrafiche arricchisce le fonti storiche,  si riscrivono pagine di storia alla luce di nuovi approfondimenti storiografici, si profilano in maniera diversa figure storiche complesse e contrastate. La mostra Domiziano Imperatore. Odio e amore, visitabile fino al 29 gennaio 2023, ricostruisce la complessa figura dell’ultimo imperatore della gens Flavia, amato e odiato dai suoi contemporanei e dai posteri, considerato principe e tiranno. Il titolo Odio e amore, sinterizza sentimenti umani e considerazioni storiche nei confronti di un imperatore che ha dato un volto urbanistico nuovo alla città sconvolta dagli incendi, 3 in poco meno di venti anni, che distrussero Roma tra il 69 e l’80 d.C. 

La mostra è allestita a Villa Caffarelli, nuova sede espositiva dei Musei Capitolini, che sorge sulle fondamenta del Tempio di Giove Capitolino, lussuosamente restaurato da Domiziano dopo l’incendio dell’80 d.C. È un nuovo spazio e luogo di cultura restituito a una città che ha un patrimonio archeologico, storico e artistico ancora in parte invisibile, custodito nei depositi dei musei, che per diventare sempre più visibile a tutti, necessita di spazi adeguati.

Fondazione Osservatorio Roma e America Oggi incontrano il sovrintendente capitolino Claudio Parisi Presicce, l’assessore alla cultura di Roma Capitale Miguel Gotor e Massimiliano Munzi, curatore della mostra su Domiziano.

Claudio Parisi Presicce

Abbattere le barriere cognitive sull’antichità romana è un obiettivo che va nella direzione di una sempre più diffusa inclusività culturale?

Credo che questo sia l’obiettivo di ogni Amministrazione Pubblica, fare in modo che tutti possano fruire del patrimonio culturale che Roma in particolare possiede. E’ un  patrimonio universale che tutti devono poter comprendere, godere, fruire. Abbiamo cercato di strutturare alcuni cicli espositivi per raccontare al meglio quello che non tutti riescono a percepire nel primo impatto con le opere d’arte.

L’antichità romana continua a parlare

L’obiettivo è quello di avvicinare le persone all’arte, ai manufatti che sono testimonianza dell’antichità, comprendendo esattamente cosa hanno di fronte. Per favorire questa comprensione, abbiamo strutturato diversi siti espositivi che aiutano a capire come la scultura antica sia cambiata nel tempo e abbia acquisito stili, gusti e anche rappresentazioni della realtà differenti, come i diversi personaggi che si sono succeduti alla guida dell’Impero in particolare, Augusto, Claudio, Traiano e Domiziano, quali caratteristiche portarono nella gestione del loro ruolo e che cosa determinò la loro fine,  se per morte naturale o violenta e perché determinarono scontri all’interno della società che qualche volta non riuscirono a dominare. Il terzo filone che abbiamo inaugurato con La Roma dei Re e che avrà il suo seguito con La Roma della Repubblica, racconta la società, quali erano gli oggetti, le modalità con le quali le persone normali, non gli imperatori, non i generali, organizzassero la loro vita quotidiana e i loro rapporti sociali.

Roma è una narrazione inesausta ma a che punto siamo del racconto?

Stiamo cercando di ricucire i tessuti lacerati, per ridare connettività ai tessuti urbanistici e a quelli della conoscenza teorica, alla capacità delle persone di comprendere e di fruire quello che hanno davanti.

Domiziano chi è stato e cosa ha lasciato?

Domiziano è salito al trono imperiale quando aveva solo 30 anni, giovanissimo rispetto ad altri imperatori che avevano un’età più matura quando assunsero tale responsabilità, Tiberio ne aveva 56, Claudio 51, Vespasiano 60, Tito 40. Forse proprio per la sua giovane età, la sua esuberanza, la sua cultura, Domiziano suscitò amore e affezione da parte di alcune classi sociali ma anche odio da parte dell’aristocrazia senatoria che difendeva lo status quo e da parte di coloro che detenevano privilegi che non erano disposti a perdere. Domiziano ebbe la capacità di rinnovare la città, costruendo monumenti come lo Stadio di Domiziano che si trovava dove oggi è Piazza Navona, completò l’Anfiteatro Flavio realizzato da Vespasiano e  inaugurato dal figlio Tito, realizzò un odeon (ndr antico teatro di Roma) e cominciò a riorganizzare il rapporto tra il Colle Capitolino e il Colle Quirinale, eliminando la sella che li univa, in modo da congiungere l’archeologica monumentale del Foro Romano e Foro di Cesare, con il Campo Marzio, l’area all’esterno delle antiche Mura Serviane che era stato oggetto di costruzioni propagandistiche a partire dall’età augustea.

Domiziano è stato il primo imperatore a proporre innovazioni significative…

E’ stato il primo ad aumentare la paga ai soldati, a ragionare su come fosse meglio organizzare l’amministrazione della casa imperiale. E’ stata una figura che nonostante le fonti letterarie avverse, ebbe la capacità di immaginare una Roma diversa da quella che aveva ricevuto. Secondo figlio dell’imperatore Vespasiano, organizzò una riforma urbanistica di Roma, con la ricostituzione di alcuni spazi dell’urbe che ancora oggi vediamo davanti ai nostri occhi.

Dove esattamente?

Alle pendici del Quirinale dove fece un grande lavoro, realizzò il Foro transitorio che serviva per collegare il Foro Romano e gli altri due Fori già esistenti di Cesare e di Augusto con la Suburra, che dedicò a Minerva, una divinità a lui particolarmente cara. Anche i prodromi di quello che diventerà il Foro di Traiano si devono a Domiziano, la Terrazza Domizianea alle pendici del Quirinale è l’avvio di un processo di congiunzione tra l’area archeologica monumentale e il Campo Marzio, legato a esigenze urbanistiche come lo smaltimento delle acque e la ricreazione di alcuni collegamenti stradali che Traiano sfrutterà per la realizzazione del Foro più importante e imponente della città. Domiziano realizzò anche una sorta di Santuario della gens Flavia, raccogliendo la tradizione iniziata con il Mausoleo d’Augusto dove erano stati inizialmente seppelliti padre e fratello, ma realizzando un luogo appropriato per l’esaltazione della propaganda della gens e della dinastia cui apparteneva, presso la casa del padre, sul Quirinale, dove era nato e dove realizzò il Templum Gens Flavia. Alcuni elementi di questo luogo monumentale che doveva essere magnifico, con decorazioni e presenze di ritratti colossali dei suoi due antenati, sono esposti in mostra. Il Ritratto di Tito, particolarmente imponente, torna per la prima volta a Roma dopo l’Ottocento.

Miguel Gotor

I libri di storia raccontano Domiziano come figura controversa. E’ ancora considerato tale?

Molti personaggi della storia sono considerati un po’ controversi soprattutto quando hanno detenuto uno sconfinato potere come quello dell’imperatore. Per Domiziano proprio il limite da dare a questo potere ha costituito motivo di conflittualità con l’aristocrazia senatoria e il fatto che la prevalenza delle fonti su Domiziano sia stata prodotta dal Senato, ha fatto sì che di questa figura si abbia un’immagine distorta. La mostra declina due sentimenti contrapposti, odio e amore, un binomio antitetico che vuole restituire la complessità della sua figura e renderla ai visitatori nella sua interezza.

Il progetto ha un respiro internazionale?

Il lavoro ha una dimensione internazionale perché è frutto di una collaborazione con il Rijksmuseum della città olandese di Leiden, dove la mostra è stata esposta. Ma a Roma, a Villa Caffarelli, le cui strutture si fondano emblematicamente sui resti del Tempio di Giove Capitolino restaurato proprio da Domiziano dopo che un incendio, sviluppatosi bell’80 d.C lo aveva distrutto, l’esposizione è stata riadattata ai luoghi, con una diversa articolazione del racconto e del percorso espositivo.

L’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale è molto attivo nelle proposte culturali e nel promuovere mostre storiche. Quanto è importante mappare Roma attraverso i luoghi della cultura?

Le mostre sono molto importanti perché indicano un percorso, un itinerario che unisce l’antico e il contemporaneo. Villa Caffarelli, sede espositiva dei Musei Capitolini, ci ricorda come la chiave culturale per comprendere Roma sia il concetto di stratificazione. Qui, dove erano i resti del Tempio di Giove, oggi facciamo conoscere ai cittadini romani e ai tanti visitatori  finalmente tornati a Roma, una mostra antica e allo stesso tempo contemporanea, in spazi e su personaggi rivisitati dal punto di vista storiografico e culturale.

Massimiliano Munzi

Cosa significa ripensare la mostra di Leiden su Roma?

Dominus et deus era il sottotitolo della mostra a Leiden, noi ci siamo posti il problema di destrutturare un mito storiografico negativo, senza sconfinare nella creazione del mito opposto dell’optimus princeps.

Riportare Domiziano a Villa Caffarelli è farlo tornare a casa?

Villa Caffarelli è stata realizzata sui resti del Tempio di Giove Capitolino, con cui Domiziano ha avuto un rapporto importante. Nel 69 d.C, nell’anno della guerra dei 4 imperatori, Domiziano era a Roma e fu assalito dai Vitelliani mentre era in Campidoglio. Anziché sfuggire agli oppositori Vitelliani, si travestì da sacerdote di Iside. Era sul Campidoglio e in quella occasione il Tempio fu danneggiato e incendiato. Lo stesso Tempio venne poi incendiato nell’80 d.C. e una delle opere che Domiziano realizzò, preso il potere, fu proprio la ristrutturazione e il restauro del Tempio Capitolino. E’ la sede migliore per riportare Domiziano in un luogo che lui aveva particolarmente curato negli anni del suo Principato.

Villa Caffarelli oggi cosa rappresenta?

È un nuovo spazio espositivo dei Musei Capitolini. Dopo la grande mostra sui Marmi Torlonia, con Domiziano Imperatore si continua, con un nuovo filone, a utilizzare una sede prestigiosa e piena di storia.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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