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L’Italia è cultura e creatività

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L’ordinamento giuridico italiano non definisce e di conseguenza non norma, cosa siano le imprese culturali e creative. Eppure sono realtà che costituiscono il tessuto della nostra società e tracciano il solco della crescita culturale di un Paese, l’Italia che è cultura e creatività. Il PNRR, piano nazionale di ripresa e resilienza con il quale il governo italiano gestisce i fondi che arrivano dall’Europa, ha messo a disposizione  155 milioni di euro per le imprese culturali e creative. Il termine fissato per la definizione delle linee guida era giugno 2023 ma il MIC e la Direzione Generale Creatività Contemporanea, le hanno già virtuosamente approntate. L’Italia sa di essere cultura, sa quanto le piccole e medie imprese culturali fanno per rilanciare nel mondo la creatività italiana, sa anche quanto poco sia stato investito finora in un comparto meritevole di ben altra attenzione. 155 milioni di euro è la cifra di cui si dispone per sostenere la ripresa delle attività culturali dopo la crisi del tempo pandemico, per incoraggiare l’innovazione e l’utilizzo della tecnologia digitale, favorendo l’approccio green in tutta la filiera culturale e creativa.

Fondazione Osservatorio Roma e America Oggi incontrano Lucia Borgonzoni, Sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura e Onofrio Cutaia, Direttore generale Creatività Contemporanea del MIC, mentre presentano dati e illustrano cifre destinati a un mondo culturale e produttivo che conoscono profondamente, in cui credono convintamente e incoraggiano finanziariamente.

Lucia Borgonzoni

L’Italia è cultura?

L’Italia è cultura nel suo passato, nel suo presente e deve esserlo anche nel suo futuro. E’ cultura in tutte le sue sfaccettature, a cominciare dalle imprese culturali e creative che conosciamo bene come i musei, le biblioteche, lo spettacolo dal vivo, la musica, l’audiovisivo, ma lo è anche in settori a volte dimenticati, come l’artigianato artistico, che esprime la grande capacità dei nostri territori nel farsi apprezzare in tutto il mondo per la capacità, tutta italiana,  di differenziarsi con fantasia e creatività. Lo dimostra la moda, un esempio tra tanti perché le più grandi maison del mondo continuano a cercare artigiani italiani per abiti e accessori. Noi abbiamo lavorato intensamente per far uscire il bando con un anno e mezzo di anticipo proprio per non perdere nessuna di queste piccole imprese che hanno subito la crisi legata al covid molto più di altre, un po’ perché piccole, un po’ perché la cultura è stata uno dei settori più penalizzati.

La formazione nella digitalizzazione quanto è importante?

È necessaria e urgente perché spesso noi come Governo chiediamo la transizione a queste piccole aziende che non hanno gli strumenti per farlo, in molti casi sono persone che pensano a lavorare intensamente, curano la propria arte e il  proprio mestiere e devono essere aiutate concretamente a operare una transizione che, senza aiuto concreto, non riuscirebbero a realizzare. I vecchi mestieri, che tali devono rimanere, hanno però bisogno di nuovi supporti e sono proprio questi gli strumenti che noi vogliamo dare. L’Italia è il Paese della bellezza, della cultura ma è anche un grande motore per l’arte, la cultura, la capacità di inventare. Lo è ora e lo sarà in futuro per questo un sostegno, in questa fase, è fondamentale.

155 milioni sono pochi, abbastanza, sufficienti?

Da Sottosegretario alla Cultura le dico che sono pochi.

Anche se spesi bene?

Sono pochi perché le imprese culturali e creative sono ovunque, l’Italia non ha una legge che le norma ma questo paradossalmente è forse un bene perché consente a tutto e a tutti di esprimere creatività. Noi abbiamo incontrato tutti gli stakeholders, ascoltato le loro istanze proprio per cercare di dare risposta a tutte le domande e alle esigenze espresse ma anche per riuscire a rappresentare quanto siano importanti le piccole imprese culturali e creative nel nostro Paese.

Come saranno suddivisi i fondi?

I 155 milioni saranno distinti in due ambiti principali di intervento, il green  e il digitale, più una parte per il capacity building, che sarà la formazione necessaria alle imprese culturali per compiere la transizione digitale.

Le linee guida sono state prodotte con largo anticipo ed è  un segnale importante per il settore

Dopo la crisi determinata dalla pandemia, le piccole imprese culturali e creative non potevano aspettare oltre. Se avessimo atteso ancora un anno, molte non le avremmo trovate più perchè avrebbero dovuto chiudere con la conseguente perdita e dispersione di saperi e mestieri.

Questo lavoro è anche monitoraggio e censimento delle imprese culturali?

Certamente, attraverso i 155 milioni a disposizione, faremo una mappatura delle imprese culturali e creative sui nostri territori e colmeremo il gap tra le regioni perché ce ne sono alcune che questi dati li hanno già verificati e altre che invece non lo hanno ancora fatto. Siamo convinti che alla fine di questo lavoro avremo dati che, opportunamente elaborati, serviranno per chiedere fondi per interventi specifici, sapendo dove indirizzarli con precisione. Molti studi, europei e mondiali, dimostrano che dove si registra  una presenza forte delle imprese culturali e creative, c’è un tessuto economico e produttivo più sano. Questo è il primo passo per arrivare a investire in cultura sempre meglio e sempre di più.

Onofrio Cutaia

L’Italia è creatività?

L’Italia è cultura e creatività, diffusa in tutto il nostro Paese, perché sono molte le aree di vivacità, anche dove forse non lo immaginiamo. I progetti che abbiamo realizzato, come Creative Lab, raccontano la grande vivacità del meridione d’Italia. Tra i 1.300 progetti arrivati, 650 venivano da 5 regioni del sud ed erano di grande valore culturale. Ci aspettiamo che ci sia altrettanta vivacità in un progetto tanto importante come quello che presentiamo.

L’Europa riesce finalmente a includere anche le regioni più svantaggiate del Sud ma come evitare il pericolo che i fondi non vengano utilizzati?

L’Europa ci permette di includere le regioni svantaggiate, abbiamo previsto una riserva del 40% rispetto alla progettazione che sarà dedicata a questi territori e siamo sicuri che sarà molto utilizzata. Abbiamo costruito un sistema di vasi comunicanti per evitare che risorse pubbliche così importanti dedicate a un progetto di sviluppo, resistenza, resilienza e ripartita siano perse. In sintesi se c’è un’area che non arriva a saturare la richiesta di fondi disponibili, nel trascorrere di un determinato tempo dall’emissione del bando, si farà un lavoro di smistamento verso l’area dove c’è più richiesta di sostegno, area che sarà individuata attraverso un algoritmo intelligente. In questo modo nessuna risorsa sarà persa perché questo sostegno finanziario può essere di grande aiuto agli operatori economici che operano in ogni territorio del nostro Paese.

Come si sostengono operatori culturali che non sono definiti dall’ordinamento giuridico?

Con l’impegno di un lavoro che una volta terminato può essere una base importante per arrivare alla definizione di norme che regolino il campo delle imprese culturali e creative. Qualora queste norme arrivassero,  si riuscirebbe a operare con maggiore facilità.

Quali sono i campi d’azione del sostegno economico previsto dal PNRR?

Digitale e green. E’ un intervento volto a migliorare la possibilità che i nostri operatori culturali diventino più bravi nel realizzare i loro progetti nel campo del digitale e del green. Non si tratta di progetti che sostengono le progettazioni culturali tout court degli organismi culturali e creativi, perché digitale e green sono i due soli campi che dovranno percorrere per accedere ai finanziamenti.

Quanti soldi, in quanto tempo?

155 milioni per un’azione che si dovrà svolgere in un tempo che arriva fino al 2026.

Le risorse finanziarie come sono suddivise?

115 milioni sono dedicati per il sostegno a organismi culturali che operano nel digitale, sia con nuove azioni, sia con azioni che si vogliono implementare. La Direzione Generale Creatività Contemporanea riceverà le proposte dagli organismi culturali, ciascuno libero di esprimere la propria creatività, queste saranno tutte valutate, purchè arrivino da soggetti che si siano costituiti entro il 31 dicembre 2020. Le linee guida contenute nei bandi che usciranno a breve, definiranno il come.

E’ una modalità di intervento pubblico innovativa, pronta all’ascolto?

Si lo è, perché contrariamente a quanto avviene solitamente, la Pubblica Amministrazione non dà un indirizzo ma  favorisce un’area di   libertà per gli organismi culturali e creativi. Aspettiamo di ricevere progetti interessanti e idee geniali.

115 milioni di euro sul digitale e i restanti 40?

20 milioni saranno le risorse finanziarie a disposizione del green, destinate alla progettazione degli operatori culturali che tenderanno all’impatto zero. Inoltre 10 milioni saranno per la capacity building, cioè destinati alla formazione per l’area digitale e altrettanti 10 milioni per la capacity building area green.

Per quali destinatari?

Per tutti gli organismi pubblici e privati, profit e non profit, purchè si siano costituiti entro il 31 dicembre 2020. Saranno finanziati solo progetti di micro e piccole imprese che agiscono in 10 aree  che abbiamo definito: musica, audiovisivo e radio, moda, architettura e design, arti visive, spettacolo dal vivo e festival, patrimonio culturale materiale e immateriale (archivi, biblioteche e musei), artigianato artistico, editoria, area interdisciplinare per coloro che non si sentono riconosciuti da uno di questi campi ma vogliono esprimere la propria creatività. 

Quanti progetti saranno sostenuti?

Questa indicazione ci è stata data dall’Europa, pertanto dovremo sostenere almeno 1470 beneficiari con i 115 milioni del digitale e almeno 260 con i 20 milioni dedicati al green. Potremo erogare fino al 75% del progetto e il 20% dovrà essere investito dall’organismo che vince il bando. Tutti possono concorrere al bando, ogni progetto sarà valutato con attenzione e coscienza e questo determinerà anche una mappatura delle imprese culturali e creative in ogni territorio. Si costruirà finalmente una importante  geografia del sistema.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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