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La comunità radiotelevisiva italofona si incontra a Roma nel segno di Dante

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La XXI Settimana della Lingua Italiana nel mondo incontra le attività della Comunità Radiotelevisiva Italofona, la rete di cooperazione audiovisiva che comprende le radio e le televisioni pubbliche italofone di 12 Paesi. La CRI, acronimo della Comunità, svolge un importante ruolo di collettore e diffusore culturale della italianità, attraverso la promozione e valorizzazione della lingua italiana che diventa veicolo di trasmissione dei valori fondanti la cultura italiana. La rete italofona informa, forma e connette diverse realtà internazionali interessate all’Italia, alla sua lingua, storia, tradizione, al modo di vivere italiano espresso dalla cultura popolare. L’Italia è una nazione culturalmente pop, dove l’ineguagliabile tradizione letteraria classica convive con le espressioni più creative della narrazione contemporanea, la musica è sempre una grande musica, dall’opera, alla produzione dei cantautori, al moderno rap e trap. Tutto passa attraverso la lingua italiana, studiata, rivisitata, amata sempre più da un sempre maggior numero di persone. Il Sommo Poeta Dante è il padre della lingua italiana, colui che ha introdotto nel vocabolario il maggior numero di parole, l’autore ancora oggi più tradotto al mondo. E nel segno di Dante si è svolta a Roma una tre giorni di eventi organizzati dalla Comunità Radiotelevisiva Italofona, con la partecipazione alla IX Serata ProGrammatica, evento di Rai Radio3 dedicato al grande viaggio della Divina Commedia, in diretta dalla Sala A di via Asiago,  storica sede di Radio RAI,  proseguita con la visita al Quirinale e alla Caserma dei Corazzieri, con il Poetry Slam italo-svizzero e  conclusa con una giornata di incontro sull’ “Infinito Dante” e un focus sul ruolo dei traduttori e dei diffusori del Sommo Poeta all’estero. Attraverso il racconto di come la potenza della lingua dantesca rimanga inalterata, continuando a esprimere l’essenza e l’identità di un popolo, la CRI si conferma nella vocazione internazionale e nella visione ampia delle sfide e delle risposte da dare ai nuovi pubblici, figli delle trasformazioni sociali e demografiche contemporanee.

Fondazione Osservatorio Roma e America Oggi incontrano Maurizio Canetta, Presidente della CRI e Maria du Besse’, Segretaria Generale, per presentare l’organismo che connette i media e racconta al mondo l’Italia in lingua italiana.

Maurizio Canetta

Presidente cosa rappresenta la Comunità Radiotelevisiva Italofona?

La Comunità prende il via nel 1985,  5 sono i fondatori, enti radiotelevisivi di lingua italiana, RAI, RSI radiotelevisione Svizzera di lingua italiana, Rtv SAN MARINO, Radio Capodistria e Radio Vaticana Italia, è oggi un organismo che raccoglie aziende ed enti di media da tutto il mondo.  La Comunità ha l’obiettivo di diffondere e promuovere la lingua italiana attraverso gli organismi radiotelevisivi che trasmettono in italiano, integralmente, come la RAI e la RSI o anche con finestre di lingua italiana, come altre realtà. Negli anni c’è stato un ampliamento molto forte e interessante di questa comunità che oggi va dagli Stati Uniti, Argentina, Croazia, Montenegro, Albania, Romania, Grecia, fino ovunque ci siano antenne italiane e italofone, per cercare di diffondere programmi e attraverso  i programmi, la cultura.

Quali sono le attività della Comunità radiotelevisiva Italofona?

 E’ una organizzazione che si occupa di media ma anche di eventi, che poi vengono trasferiti sui rispettivi media. Ogni anno organizziamo un seminario con i giornalisti di tutte le testate su un tema, quest’anno sulla narrazione sportiva, in cui si ascoltano relatori ma soprattutto i giornalisti si uniscono per trovare un punto d’incontro tematico, di durata e di format, ognuno produce un elemento radiofonico che poi viene distribuito a tutti e che ognuno può utilizzare. E’ un’operazione di beneficio per le varie reti perché ciascuno produce un elemento radiofonico ma ne riceve otto o nove, ma lo è soprattutto per il pubblico e i pubblici perché c’è la possibilità, ed è questo uno degli scopi profondi della comunità, di far sentire i vari accenti e le varie voci,  approcci diversi da nazioni diverse, nella stessa lingua. Ciò esprime la ricchezza dell’italianità nel mondo, dell’italiano nel mondo ma anche delle letture che sono diverse sui vari temi. Il convegno su Dante Infinito, sul quale si è ritrovata la Comunità Radiotelevisiva Italofona, cerca di raccontare le varie nazioni, nazionalità ed esperienze che in italiano, ma all’estero, parlano di Dante. Lo scopo è quello di trasmettere attraverso i media, la multiformità del paesaggio culturale e linguistico dell’italiano.

La lingua italiana non solo esercizio stilistico ma anche veicolo di conoscenza del grande patrimonio culturale italiano?

Certamente, nel corso dei decenni si è passati, anche nelle scuole, dall’insegnamento puramente linguistico per imparare a parlare l’italiano con un approccio funzionale, utile a organizzare una vacanza o per vivere il quotidiano, alla trasmissione della lingua intesa come elemento culturale che trasmette elementi culturali. E’ uno sviluppo multiforme, che riguarda anche i concetti scolastici di formazione, che va dagli elementi più classici della cultura, come la letteratura e il cinema, alle esperienze quotidiane, come il design e la cucina. Sono presenti tutti gli elementi che formano una cultura di italiano e di italianità. Se facciamo un convegno su Dante sembra scontato che ci siano, se parliamo di narrazione sportiva un po’ meno, se parliamo di cucina forse ancor meno. Eppure sono tutti elementi che danno una pennellata di storia, cultura e soprattutto trasmissione di modi di essere.

La lingua italiana è veicolo del modo italiano di vivere?

 Il modo di essere quotidiano dell’italianità passa anche attraverso la cottura della pasta o la preparazione della pizza che negli Stati Uniti si fa con l’ananas e in Italia la gente inorridisce, ma è un elemento di fusione tra un gusto esotico e una profonda radice italiana. I media sono importanti perché sanno e possono trattare tutti i temi. Potendolo fare, non limitandosi solo ai grandi temi culturali, riescono a trasmettere questa sensazione di italianità attraverso tutti gli elementi, dalla vita quotidiana alle più alte espressioni culturali.

Nella narrazione sportiva, c’è un modo italiano di narrare il calcio?

Se ascoltiamo le telecronache o le radiocronache dei vari Paesi, ci rendiamo conto che sono altri mondi. In Italia c’è un racconto pieno di patos, di dettagli tecnici. In Germania si raccontano le partite con poche parole, si lascia al pubblico la visione di quel che succede, con pochi interventi puntuali. In Inghilterra c’è molta fattualità, in Sud America si trova l’espressione massima del patos, con il cronista che urla e partecipa in maniera enfatica. Ogni nazione culturale ha un modo di vivere il calcio e i tele-radiocronisti ne sono un’espressione. Il radiocronista italiano che facesse una cronaca “alla tedesca”, citando pochi nomi perché tanto appaiono sullo schermo e la palla si vede dove va, sarebbe un pesce fuor d’acqua. C’è una consonanza tra chi lavora come cronista sportivo e chi riceve, cioè il pubblico, e i media devono fare la mediazione tra la necessità di racconto e narrazione e le volontà del pubblico.

La Comunità Radiotelevisiva Italofona incontra il desiderio di italianità che appartiene a un mondo non solo italiano?

C’è un elemento molto importante che compare in tutte le statistiche, sullo studio e l’attenzione alla lingua italiana. Ci sono molti non italofoni che si stanno orientando verso l’italiano. Questo successo, non sempre manifestato nelle cattedre universitarie, nella diffusione dei media italiani diventa una sorta di piacere sociale e culturale e si manifesta anche attraverso la trasmissione di modelli e valori italofoni. Il logo della Ferrari, uno dei più citati, ha una forza rispetto a un concetto, non è solo la vendita di automobili di lusso, ma è diventato paradigmatico, come la pasta o la pizza. Paolo Rossi, centravanti dell’Italia mondiale 1982, raccontava che nel mondo, dovunque si andasse, anche in Cina o in Paesi lontanissimi, chiunque dicesse “sono italiano”, immediatamente si sentiva rispondere “ah, Paolo Rossi”. Questo per dire che ci sono elementi di cultura alta ma anche di cultura popolare che hanno grande importanza. I media devono osservare e considerare la cultura popolare perché l’italiano e l’italianità passa anche attraverso i goal di Paolo Rossi.

Qual è il ruolo dei media per favorire l’inclusività della cultura?

media hanno un ruolo importante anche perché stiamo vivendo una fase di mescolanza di popolazioni.  L’immigrazione, che sia forzata o sia voluta per ragioni professionali o  sia quella più drammatica delle realtà del Maghreb per l’Europa, crea tutta una serie di relazioni sempre meno semplici, dentro ai Paesi. Parlando specificatamente dell’italiano e dell’Italia, la televisione e i media svolgono una funzione essenziale, perché la lingua è il veicolo primo, la competenza linguistica è essenziale per vivere dentro una società. Ci sono libri di scrittori immigrati che raccontano il valore della lingua, sono racconti di ragazzi, come “Sekù non ha paura” di Paolo Di Stefano, in cui lo studio ossessivo del dizionario dei ragazzi arrivati in Italia, diventa uno strumento di integrazione. Per i media è un compito centrale che io vivo come ex direttore della Radiotelevisione Svizzera, dove c’è una grande immigrazione di varia natura e nazionalità e la domanda che ci si pone è se è necessario fare trasmissioni nella lingua degli immigrati per raccontare la nazione e la quotidianità. La risposta è no, perché è molto meglio avvicinare inclusivamente le popolazioni immigrate, attraverso la lingua del Paese dove si sono stabiliti. La lingua è un importante veicolo di inclusione.

Maria du Besse’

Con quali eventi Roma ha accolto la Comunità Radiotelevisiva Italofona?

La tre giorni romana, intensa e piena di eventi, è stata l’occasione per potersi ritrovare, dopo un lungo periodo di distanza e incontri in videoconferenza. Lavorare insieme sulle iniziative che nascono dal confronto diretto è importante e insostituibile. Come Comunità Radiotelevisiva Italofona abbiamo partecipato alla serata ProGrammatica de “La lingua batte”, organizzata, come sempre, in collaborazione con la CRI, con l’Accademia della Crusca, con il Ministero dell’Istruzione e con il portale degli studenti Skuola.net, in concomitanza con la Settimana della Lingua italiana nel mondo. La serata è stata dedicata a Dante, con ospiti importanti della cultura e della musica italiana. Come Comunità Radiotelevisiva Italofona organizziamo ogni anno i cammini o dei brevi percorsi differenziati dove i giornalisti possono inserirsi, in posti particolari e con iniziative volte a far nascere una coproduzione radiofonica. In occasione di questo anno speciale, siamo stati al Quirinale, un luogo simbolo come Casa di tutti gli Italiani e alla Caserma dei Corazzieri, per un viaggio affascinante in luoghi pieni di storia, bellezza e grande interesse. Le radio delle comunità saranno presto al lavoro per condividere con gli ascoltatori questo momento di grande lavoro.

Tra gli eventi anche gare poetiche e incontri divulgativi

 Una serata è stata dedicata al Poetry Slam italo-svizzero, che organizziamo in collaborazione con l’Ambasciata Svizzera, giunto alla seconda edizione e dedicato alla Vita Nova di Dante. E’ una gara, in realtà quasi un gioco, in cui quattro poeti italiani e quattro svizzeri si sono sfidati,  per una serata molto particolare,  con ospiti musicali e con il campione di Poetry Slam 2021 Giuliano Logos. La giornata conclusiva è stata dedicata al convegno “Infinito Dante”, organizzato in collaborazione con Biblioteche di Roma – Casa delle Letterature, per fare un viaggio in questo Infinito che è Dante, in particolare sul ruolo dei traduttori e dei diffusori della poetica dantesca.

Qual è il ruolo dei traduttori e dei diffusori per un Dante visto con sguardi e prospettive diverse?

I traduttori raccontano cosa vuol dire avvicinarsi a Dante in altre lingue. Tanti sono stati i punti di vista emersi dagli interventi di accademici e scrittori anche di Paesi diversi, abbiamo fatto incursioni su beat generation, Borges e Pasolini e ricostruito l’importanza e l’attualità di Dante nelle altre letterature. Il racconto di Dante nelle altre lingue è affidato anche ai diffusori, che svolgono un ruolo divulgativo importante, pensiamo alle fiction e ai documentari. Karina Laterza, vicedirettrice di RAI Documentari, ha descritto molto bene il modo in cui si costruisce la narrazione di un documentario.

Le istituzioni culturali incontrano la Comunità Radiotelevisiva Italofona e Casa delle Letterature le rappresenta

Casa delle Letterature è un luogo molto importante e pieno di significato perchè rappresenta le letterature e l’incontro che c’è nella cultura, non solo italiana. Siamo felici di questa collaborazione.

La Comunità Radiotelevisiva Italofona promuove anche la Lingua Italiana dei Segni

Nel 2021 la LIS, Lingua Italiana dei Segni, ha finalmente ottenuto il riconoscimento. L’Infinito Dante è stato interpretato in lingua LIS, grazie alle interpreti di RAI Pubblica Utilità e si è concluso con il sonetto “Tanto gentile e tanto onesta pare” interpretato in LIS da Daniele Latagliata di Laboratorio Zero, la compagnia teatrale in cui si pratica la Lingua dei Segni Italiana, che ha fatto sentire a tutti, nel senso più alto della percezione, uno dei sonetti più noto e bello di Dante.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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