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L’Abbazia di Montecassino tra spiritualità, arte, cultura e natura

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San Benedetto fonda nel 529 d.C il monastero di Montecassino, dove scrive la sua Regola improntata a quell’Ora et Labora che ispira da 15 secoli la vita delle comunità monastiche e diffonde nel mondo i valori universali di pace e fratellanza. La spiritualità incontra l’operatività e si riflette in tutti gli aspetti della vita quotidiana, culturali, sociali ed  economici. E’ così da secoli ed è da questo presupposto che oggi nasce la Birra Montecassino che racconta una storia dal sapore antico, la storia della birra d’Abbazia più antica d’Europa, narrata in molti testi, riprodotta con la tecnica dell’antica tradizione nei terreni dell’Albaneta, una tenuta di 300 ettari che circonda il monastero, messi a produzione con il contributo e l’apporto sinergico di attori economici diversi. Le antiche masserie di Montecassino ospitano un piccolo birrificio che produce la birra offerta ai visitatori dell’Abbazia, realizzata con i prodotti delle coltivazioni locali, inaugurato in questi giorni e prossimamente visitabile da turisti e pellegrini. La produzione di birra, che si accompagna alla produzione di miele, è sostenuta da una significativa opera di valorizzazione di aree di interesse storico che circondano l’Abbazia, come il Monastero di Santa Maria dell’Albaneta, che fu dimora di Sant’Ignazio di Loyola. L’incontro virtuoso tra la dimensione spirituale e sacrale del monastero e il nuovo aspetto imprenditoriale rafforza il rapporto tra territorio e turismo religioso e valorizza il paesaggio naturale di incantevole bellezza nel quale l’Abbazia è inserita. Montecassino, con la maestosa Abbazia che domina la città di Cassino, è conosciuta in tutto il mondo per essere uno scrigno prezioso di spiritualità, bellezza e arte che l’oltraggio della storia ha ferito ma non distrutto, perché La Casa di Benedetto è come un albero di olivo, succisa resescit, seppur tagliata, torna a germogliare. Osservatorio Roma e America Oggi incontrano S.E. Donato Ogliari Padre Abate dell’Abbazia di Montecassino.

L’Abbazia di Montecassino è un faro per arte, storia, cultura, spiritualità. Per raccontarla da quale dimensione comincerebbe?

La spiritualità è la prima dimensione con cui parlare del monachesimo benedettino, perchè qualifica l’essenza di un monastero qual è l’Abbazia di Montecassino. Benedetto XVI, in un memorabile discorso che tenne a Parigi nel 2008 a Des Bernardins, un luogo monastico importante, di fronte al mondo culturale francese, sintetizzò la missione essenziale dei monaci in un quaerere Deum, cercare Dio da cui poi sono derivate le tante iniziative che li hanno portati a trasmettere la cultura del passato, a confrontarsi e impegnarsi in iniziative sociali, storiche, culturali ed economiche. I monasteri benedettini, sparsi in tutta l’Europa medievale, sono stati portatori di conoscenza culturale e veicoli di progresso socio-economico, sostenuti dall’impulso spirituale alla ricerca di Dio che coincideva con la ricerca di una umanizzazione, realizzata riflettendo la spiritualità nelle cose del mondo, dalla cultura all’opera di civilizzazione socio economica.  Lo storico Pirenne definiva i monaci “veri educatori economici”, perché i monaci benedettini, nel corso dei secoli, hanno realizzato tanto, dissodato terreni, sistemato irrigazioni, prosciugato laghi, introdotto nuovi concetti di aratura e seminatura. Dovendo celebrare Messa, avevano bisogno di vino e cominciano così a piantar viti nei terreni che apparivano adatti e che sono l’origine di tanti vigneti importanti a livello europeo e anche di marchi che hanno una storia di pregio come lo chamapgne Don Perignon, che nasce dall’inventiva di un monaco benedettino. Creatività e inventiva hanno portato i monaci a fare della frugalità della loro vita monastica una risorsa per realizzare, con le riserve di frutta, frumento e farina, bevande di frutta, idromele, dolci, birra, formaggi, viti, liquori, mieli. La spiritualità crea le condizioni per un impegno che si realizza in tutti gli ambiti del vivere umano.

San Benedetto fonda l’Abbazia di Montecassino e diventa Patrono d’Europa, sulla Battaglia di Montecassino si gioca il destino della II Guerra mondiale. Montecassino è sempre stato al centro della storia. Come si gestisce una eredità di tale importanza?

E’ una eredità importante, di cui sentiamo il peso e che portiamo avanti con responsabilità. San Benedetto è stato proclamato Patrono Principale d’Europa non a caso, il 24 ottobre 1964, il giorno in cui Papa Paolo VI riconsacrò la Chiesa Cattedrale di Montecassino, ricostruita dopo la distruzione nel bombardamento del 1944, perché i suoi figli, monaci e monache che si ispirano alla Regola di San Benedetto, lungo i secoli hanno costruito l’Europa attraverso la rete dei monasteri sparsi in tutto il territorio europeo e sono stati all’origine di un ethos spirituale che ha fatto la storia del nostro continente. La pagina oscura della II Guerra mondiale ha cancellato, nel giro delle poche ore del bombardamento avvenuto il 15 febbraio 1944, uno scrigno di spiritualità, cultura, arte e storia, uccidendo monaci e civili che nell’Abbazia avevano trovato riparo. Gli echi della storia che ci riportano la memoria di Montecassino e si riversano su di noi, ci portano anche l’eco di questa pagina drammatica che continua a risuonare come un monito perché sulla Casa di Benedetto, nell’antico ingresso, sul portone, campeggia ancora oggi la parola PAX che non è stata cancellata dalle bombe. Il monastero, la Casa di Benedetto, è il luogo dove la parola di Dio deve regnare affinchè pace, giustizia e solidarietà siano valori preminenti nella nostra famiglia umana. Responsabilità che per noi diventa una eredità da portare avanti attraverso la nostra testimonianza, il nostro impegno di vita concreto per imparare a costruire ponti e non muri in una casa comune che è la nostra terra.

Ci sono parti dell’Abbazia che le bombe non hanno distrutto?

Il luogo in quanto spazio fisico, ossia ambiente, è la Cella di San Benedetto che si trova esattamente al di sopra dell’antico portone d’ingresso dove campeggia la scritta PAX. La Cella di San Benedetto, che ha accanto la Cappella dei Santi Monaci, non è andata distrutta. Per noi è un segno molto importante, il luogo dove San Benedetto ha vissuto, dove ha scritto la sua Regola, ha pregato, dove si sono compiuti diversi miracoli è stato sottratto alla furia del bombardamento. Ci sono altri due luoghi, intesi non come ambienti ma che identificano fortemente la presenza di San Benedetto, la sua tomba che non è stata invasa dalla distruzione del bombardamento, insieme al sepolcro di Santa Scolastica, sua sorella, che si trova proprio sotto l’altare maggiore della Cattedrale di Montecassino, dove fu trovato un obice inesploso a distanza di un metro dalla sua tomba, un segno non indifferente di una mano invisibile che non ha permesso avvenisse lo scempio di distruggere il luogo dove erano conservati i resti dei due santi. Il terzo luogo è in realtà una statua di San Benedetto che si trova nel monastero, nel Chiostro bramantesco, al fondo della grande scalinata che porta al Chiostro dei Benefattori e quindi alla Basilica Cattedrale. Anche questo ha del prodigioso, una statua che giace e rimane in piedi mentre tutto attorno era crollato, muri secolari, ambienti andati distrutti. Questi sono i tre segni che dicono come San Benedetto abbia vigilato su questo posto, al di la dei facta bruta, facendo capire che la distruzione non è mai l’ultima parola, vita deve essere l’ultima parola, per risorgere e ricominciare con la speranza di costruire una vita fondata sul desiderio di giustizia, pace e solidarietà.

La storia tormentata dell’Abbazia di Montecassino, tra cadute e rinascite rappresenta una metafora che inneggia alla vita. Che storia racconta?

Succisa virescit”, seppur distrutta, l’Abbazia rinasce. Il motto è accompagnato da una immagine suggestiva, un albero fatto solo di radici e base del tronco, pronto a rigermogliare. Montecassino ha subito quattro distruzioni, tre per opera dell’uomo, una per opera delle forze della natura perché nel 1349 un terremoto la rese completamente inagibile. Ma le distruzioni non hanno fermato il desiderio di far trionfare la vita. Succisa virescit, tagliata rigermoglia. La vita ha sempre una forza innata.

La settimana di San Benedetto è un appuntamento a forte vocazione europea che catalizza l’attenzione degli operatori che producono cultura educando al dialogo e alla speranza. E’un miracolo contemporaneo di Montecassino?

La settimana di San Benedetto raccoglie i festeggiamenti più prossimi alla grande festività di San Benedetto che si celebra il giorno della morte del nostro Santo, il 21 marzo, festeggiata a Montecassino e nella città di Cassino di cui è Patrono Principale. La settimana è costituita da eventi di natura spirituale che culminano nella solenne celebrazione del 21 ma è anche ricca di eventi di carattere culturale.  Viene preceduta dalla Fiaccola Benedettina che ogni anno è portata in una capitale europea diversa, dove viene accesa, in virtù del fatto che San Benedetto è Patrono Principale d’Europa. La Fiaccola Benedettina porta con sé un messaggio di pace, diretto alle nazioni europee, affinchè ritrovino i veri motivi del nostro essere insieme, l’ethos e la vera anima europea, sostenuta dai grandi valori della tradizione giudeo cristiana, superando la stanchezza valoriale e ideologica che turba questo periodo. Poco prima che scoppiasse la crisi pandemica, la Fiaccola Benedettina è arrivata a Budapest, capitale dell’Ungheria.

 Affidiamo alla Fiaccola Benedettina lo stesso grande messaggio di pace per le comunità italiane che vivono all’estero affinchè non siano mai distanti anche dalla comunità spirituale italiana?

Certamente, anche perchè la Fiaccola Benedettina è uscita in qualche occasione dal perimetro europeo per raggiungere le nostre comunità oltreoceano e portare il messaggio di San Benedetto che è universale e che oggi dedichiamo in specie alla comunità italoamericana alla quale stiamo parlando.

L’Abbazia di Montecassino, immersa in uno scenario paesaggistico incantevole, è uno scrigno che custodisce un patrimonio artistico e culturale prezioso. Come raccontare questi luoghi della cultura?

L’Abbazia di Montecassino è uno scrigno di cultura e di arte che ha al suo interno tre luoghi di cultura fondamentali che custodiscono le sue preziosità, l’Archivio, La Biblioteca e il Museo. La Biblioteca e l’Archivio conservano documenti di valore inestimabile. Nell’Archivio sono custoditi migliaia di manoscritti antichi, pergamene, documenti cartacei dal VI sec. d.C. fino al basso medioevo. Con l’avvento della stampa nel XV secolo, tutto quello che è stato prodotto dagli Incunaboli, i primi libri stampati fino a metà del 1800 viene conservato nella Biblioteca. La maggior parte dei manoscritti furono opera dei monaci amanuensi che ritrascrissero le opere della classicità greca, romana e cristiana con grande sacrificio, in condizioni spesso proibitive soprattutto in alcune stagioni dell’anno, quando trovavano l’ inchiostro ghiacciato a causa delle temperature basse e dovevano riscaldarlo, avvolgendo le mani con panni caldi per evitare che congelassero. La cultura si è salvata ed è arrivata fino a noi grazie al sacrificio dei monaci amanuensi che scrivevano e trascrivevano testi antichi, a volte sotto dettatura, a volte ricopiando, trascorrendo lunghe  ore di lavoro minuzioso negli scriptoria, gli ambienti dedicati alla copiatura dei testi del passato. L’archivio custodisce un rogito notarile del X secolo, risalente esattamente al 960 Il Placito Cassinese contenente 4 testimonianze profferite non in latino ma in volgare, che gli storici riconoscono essere i primi vagiti della lingua italiana come documenti scritti. La Biblioteca e l’Archivio sono scampati alle bombe perché, insieme ad altre opere d’arte, pochi mesi prima del bombardamento del 1944, furono prudenzialmente portati a Roma e salvati. Le opere d’arte sono in parte sparse nel monastero ma soprattutto concentrate e visibili nel Museo di Montecassino che custodisce quadri, manoscritti,  grandi Corali del XIII e XIV secolo, il Tesoro di San Benedetto, croci a stili medievali, calici, vasellame sacro, un ambiente dei paramenti sacri medievali e rinascimentali, un ambiente dedicato agli Allori,  una parte archeologica. E’ un museo  variamente pensato, dove ogni aspetto e ogni epoca è ben rappresentato, fino ai nostri giorni. La parte museale termina con una mostra di gigantografie allestita per il 70° anniversario del bombardamento di Montecassino, celebrato nel 2014, con immagini dell’Abbazia prima della distruzione, dopo di essa  e dopo la ricostruzione.

Montecassino è storicamente meta amata e prediletta di personalità che hanno segnato il tempo nel quale hanno vissuto. Quali le visite più significative?

Nel corso dei secoli Montecassino è stata visitata da tante personalità, attratte dal profondo significato di questo luogo. Tutti i Papi e tutti i Presidenti della Repubblica vi hanno fatto tappa, in occasione di celebrazioni o anniversari, capi di Stato stranieri, appartenenti alle famiglie reali. Alcuni arrivano in visita privata, personalità del mondo della cultura, dello sport, dell’arte ma in realtà per l’Abbazia di Montecassino ogni visitatore è importante, i monaci accolgono tutti con lo stesso riguardo “come si accoglierebbe Cristo in persona”, come insegna San Benedetto nella sua Regola.

Montecassino, monaci amanuensi, San Benedetto e la sua Regola sono parole conosciute universalmente e immediatamente evocative del posto, della sua storia e del suo fascino. Quanta consapevolezza c’è nel mondo della grandezza di Montecassino?

I pellegrini hanno consapevolezza del valore spirituale che L’Abbazia di Montecassino rappresenta. I visitatori e turisti ne sono meno consapevoli, preparati più sull’aspetto culturale e museale che sull’esistenza di una comunità monastica che vive sull’insegnamento della Regola di San Benedetto. Il nostro impegno è integrare la conoscenza della storia di Montecassino che tutti hanno, con una maggiore consapevolezza della vita monastica, della spiritualità che la ispira e dell’importanza che Montecassino ha significato per il mondo intero. Il rapporto diretto del visitatore con il luogo sacro genera  sempre una forma di ritorno visibile, non cercato e non voluto che produce un senso di pace nell’animo di chi arriva a Montecassino, un  luogo che parla anche da solo.

Un pensiero dall’Abbazia di Montecassino e dal Padre Abate Donato Ogliari alla comunità italoamericana?

Che mantengano alta, là dove sono, la nostra italianità che tutti ci invidiano. L’Italia ha insegnato tanto all’Europa e all’umanità intera, comunicando valori immensi, sani e genuini che ci provengono dalla tradizione plurisecolare giudeo-cristiana che è passata anche attraverso la mediazione del monachesimo benedettino e ha lasciato la sua impronta. Ora sta a tutti noi non lasciar cadere le ricchezze di cui siamo depositari, per il bene di tutta l’umanità e per rendere sempre più bello e più vero questo nostro mondo.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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