L’Epifania è il giorno in cui si completa ogni presepe con l’arrivo dei Re Magi che portano i doni, guidati dalla stella cometa, in ricordo dell’adorazione di Gesù nella grotta di Betlemme, ma è anche il giorno che tradizionalmente tutte le feste porta via. Si smontano i presepi, si ripongono personaggi e pastorelli e i simboli del Natale si trasformano da testimonianza a ricordo. A Roma, a pochi passi dal Vaticano, in via dei Cavalleggeri 5, c’è un presepe in esposizione permanente da 49 anni, che accoglie pellegrini da tutto il mondo e che si offre, come luogo di preghiera e di incontro, nella ricostruzione di un pezzo di Palestina come era esattamente quando è nato Gesù. E il miracolo del Natale si compie ogni giorno.
L’esposizione è conosciuta come il presepe dei Netturbini e dei Papi, perché un netturbino lo ha ideato e realizzato, in uno dei depositi romani dell’AMA, l’azienda che si occupa della pulizia della città e perché i Pontefici che si sono succeduti dal 1974, lo hanno sempre visitato, raccogliendovisi in preghiera. Papa Giovanni Paolo II, oggi Santo, lo amava in modo particolare e per 24 anni consecutivi vi si è recato in visita, valutando con attenzione ogni particolare che si aggiungeva, in un continuo work in progress, ad un luogo che ha accolto e accoglie pietre provenienti da tutto il mondo, perfino dalla luna, incastonate una ad una sulle pareti esterne e sul basamento del presepe. Quando le sue condizioni di salute non gli hanno più permesso di visitarlo, i netturbini hanno realizzato un presepe in miniatura, identico all’originale, consegnato in Vaticano a Papa Wojtyla da uno di loro che era stato da lui miracolato proprio dopo un incontro di preghiera nella grotta della Natività di via dei Cavalleggeri. La storia del Presepe dei Netturbini, dei Papi e dei miracoli che in esso si sono realizzati, conosciuta in tutto il mondo, è cominciata 49 anni fa per iniziativa e tenace volontà di uno di quei ragazzi venuto al mondo come “il figlio di Dio che è nato scartato per dirci che ogni scartato è figlio di Dio” di cui ha parlato Papa Francesco nella Santa Messa della notte di Natale, partito da Bagnara Calabra, con un passato di piccolo orfano finito a fare il garzone per ricche famiglie, che arriva a Roma, diventa netturbino e costruisce il suo presepe personale, una famiglia arricchita da 6 figli. Lo anima una fede profonda che alimenta con una conoscenza colta e dotta della Bibbia e dei Vangeli. Passa spesso per Piazza San Pietro per riporre il furgoncino e gli attrezzi di lavoro in uno dei depositi dell’AMA, un garage in via dei Cavalleggeri, dove un giorno decide di cominciare a costruire un presepe che nelle sue intenzioni “sarà il Presepe più bello di Roma e verrà a vederlo anche il Papa”. Fondazione Osservatorio Roma e America Oggi incontrano Giuseppe Ianni, visionario ideatore e realizzatore del Presepe che da Roma diffonde il suo messaggio di fede e si apre a tutti, con una sola richiesta affidata a un cartello collocato all’ingresso “Non offrite denaro ma pregate per la pace sulla terra”. Il signor Giuseppe ci accoglie nella grotta della Natività, tra fonti d’acqua che zampillano, acquedotti e canali dove un Santo, Giovanni Paolo II ha immerso la mano, una Santa, Madre Teresa di Calcutta si è raccolta in preghiera e ogni particolare racconta la storia della tradizione cristiana. Giuseppe, dall’aria serena e dalla barba bianca, appartiene al paesaggio che ha costruito, è come uno dei pastorelli del Presepe, senza tempo e senza età e la sua storia racconta come “la pietra scartata è diventata pietra d’angolo” (Matteo, 21.42).
Come è arrivato a realizzare questo Presepe simbolo della cristianità mondiale?
Gesù ci ha detto che se abbiamo un granello di fede, possiamo spostare il mondo. E’ quanto siamo riusciti a fare cominciando a costruire un presepe che doveva essere per noi netturbini che lavoriamo anche nei giorni festivi, compreso il giorno di Natale. Era il 1972 e io, vedendo questo garage che utilizzavamo come rimessa, chiesi ai miei capi se potevo cominciare a costruire un presepe per accogliere la nascita di Gesù e scaldare il nostro cuore nei giorni di festa. I miei superiori mi dettero il permesso, chiesi ai miei colleghi un sostegno economico per comprare i materiali e piano piano cominciai a costruirlo, dedicandovi tutto il mio tempo libero. I miei colleghi erano incuriositi man mano che il presepe prendeva forma e quando mi chiedevano perché dedicassi tanto tempo a questo progetto, io rispondevo che avrei fatto un presepe talmente bello che sarebbe venuto a visitarlo anche il Papa. E il Presepe è diventato, negli anni, il Presepe dei Netturbini e dei Papi.
Quanti Papi lo hanno visitato?
Papa Paolo VI, oggi Santo, è venuto a visitarlo e a benedirlo il 1 gennaio 1974 e ne parlò tutto il mondo. Dal 1978 Giovanni Paolo II, anche lui oggi Santo, lo ha visitato per la prima volta nel 1978, se ne è innamorato ed è tornato qui in preghiera per 24 anni consecutivi, fino a quando le sue condizioni di salute glielo hanno permesso. La visita di Papa Benedetto XV, accolta da 75 giornalisti della stampa italiana e straniera, è stata molto bella perché il Papa, entrando nella grotta della Natività, ha esclamato: “Mi sembra di stare a Betlemme”.
Nel Presepe c’è molta Palestina?
Certamente, perché Gesù è nato a Betlemme e il nostro presepe riproduce esattamente come erano le costruzioni 2020 anni fa in Palestina. E’ tutto interamente costruito in pietra, con 100 case, 54 metri di strade, 3 lunghi fiumi con 7 ponti e 4 acquedotti, 3 dei quali sono stati realizzati con frammenti di marmo del Colonnato e della Basilica di San Pietro donati nel 1979, in occasione del loro restauro, dal cardinale Virginio Noè. Ci sono inoltre 4 sorgenti d’acqua, 2 pareti umide che formano stalattiti, 1 pozzo di acqua sorgiva, 730 gradini, 400 dei quali realizzati con il marmo del Colonnato e con pietre provenienti dalla Birmania, da Betlemme e dagli storici santuari di Greccio e San Giovanni Rotondo. Tutto è riprodotto fedelmente, ci sono 24 grotte scavate nella roccia e adibite a stalle per i pastori, altre contengono vino, damigiane e 50 sacchi che contengono cereali, sale e farina.
Perché sono importanti le 3.000 pietre incastonate nel Presepe?
Perché arrivano da tutto il mondo, spesso da luoghi sacri, una arriva perfino dalla luna, portata a Roma da una funzionaria della Nasa insieme a un frammento di meteorite di Marte. C’è anche una pietra proveniente dalla casa natale di Papa Giovanni XXIII. Dietro ogni pietra consegnata e incastonata nel muro che circonda il Presepe e nel suo basamento, c’è lo spirito di una intera comunità. La stessa cosa vale anche per le icone votive. L’icona di San Marino è stata consegnata in forma solenne dai due Capitani Reggenti di San Marino, i due Capi di Stato. Padre Ibrahim, custode della Chiesa della Natività a Betlemme, ha portato il legno d’olivo di Betlemme con cui sono stati realizzati i raggi della grotta. Dal Santuario di Santa Rita da Cascia l’intera comunità formata da 500 persone, è venuta a consegnare, con il Sindaco e la Banda musicale di Cascia, un frammento del sacro Scoglio dove Santa Rita si inginocchiava in preghiera. Il capo dell’Eparchia di Lucro, il grande rito greco-cattolico che ha 550 anni di storia, ha consegnato l’icona bizantina. Ecco perché il Presepe è anche conosciuto come presepe dei Popoli.
Il Presepe rispecchia fedelmente le Sacre Scritture. E’ per questo che ha assunto un valore simbolico per tutto il mondo cristiano?
Tutta la genealogia di Gesù è stata raccontata, dal patriarca Abramo che generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, che generò Giuda e così via di seguito per 42 generazioni fino ad arrivare a Gesù. Anzi, più esattamente sono rappresentate quaranta generazioni, perché due non hanno generato. Ogni particolare ha un richiamo preciso, i mattoni ricordano la schiavitù d’Egitto, il grano e l’orzo ricordano Giuseppe venduto dai fratelli come schiavo che riesce ad arrivare in Egitto alla corte del Faraone, il carbone ricorda l’Angelo del Signore che ha purificato le labbra a Isaia, la fonte dell’acqua ricorda quando Mosè ha battuto su una roccia da dove scaturì l’acqua per dissetare il popolo, ci sono le lenticchie che ricordano come Esaù si è venduto la primogenitura per un piatto di lenticchie, il sale perché Gesù ha detto “Voi siete il sale della terra”. Nel Presepe si celebrano messe, ci si raccoglie in preghiera, in semplicità perché Gesù è nato in una mangiatoia, non dimentichiamolo mai. E’ un Presepe che è stato visitato e amato da tre Santi, oltre i due Papi anche Madre Teresa di Calcutta.
Quando lei era bambino, il Presepe cosa rappresentava?
Per me il Presepe era tutto, lo facevo in casa, in chiesa, ovunque. Costringevo la mia famiglia a mangiare in piedi perché occupavo tutto il tavolo con il Presepe. Una volta annaffiai il muschio con talmente tanta acqua che dovemmo buttare e sostituire il tavolo di legno.
Il suo Presepe è conosciuto come il Presepe dei Netturbini, dei Papi, dei popoli ma anche dei miracoli. Perché?
In questo Presepe, che è stato benedetto da un Papa oggi Santo, si sono compiuti diversi miracoli. Uno riguarda un nostro collega netturbino, Dandolo Foglietta, al quale erano stati dati pochi mesi di vita. Lui era ricoverato in ospedale e sapendo che Papa Giovanni Paolo II sarebbe venuto in visita al Presepe, espresse il desiderio, quasi la necessità, di partecipare al momento di preghiera. Il Papa, quando entrarono le mogli dei netturbini, si avvicinò a sua moglie, le fece una carezza e le disse: “Non ti preoccupare, andrà tutto bene”, pur non conoscendola e non sapendo niente della malattia del marito. Dopo 6 mesi, il suo sacerdote presentò una lettera con la quale i medici riconobbero che si era trattato di un miracolo, noto e conosciuto a chi si è occupato della causa di santità. Molti anni dopo, a Papa Giovanni Paolo II malato e non più in grado di visitare il Presepe come ogni anno, il nostro collega netturbino consegnò un Presepe in miniatura esattamente uguale a questo. Vicino al Presepe oggi è posta una statua della Madonna di Fatima, arrivata in taxi, non si sa da dove, non si sa portata da chi. Fu lasciata sulla nostra porta una cassa, scaricata da un taxi che ripartì subito. La aprimmo e trovammo, completamente rotta e smontata, una statua della Madonna di Fatima che ricostruimmo pezzo per pezzo e che ora è qui a illuminare e guidare le nostre preghiere. Era il 2013, esattamente un anno dopo che la Madonna Pellegrina di Fatima era stata accompagnata in processione al nostro Presepe dal Cardinal Bertello. Un altro piccolo episodio miracoloso si realizzò quando Papa Giovanni Paolo II visitò il Presepe per la prima volta. Io gli presentai la mia famiglia, mia moglie e i miei 6 figli, la prima dei quali si sarebbe sposata un mese e mezzo dopo. Lo disse al Papa che celebrò il matrimonio nella Cappella Paolina in Vaticano il 25 febbraio 1979, dopo 650 anni che un Pontefice non celebrava un matrimonio. All’evento chiesero di partecipare 35 televisioni provenienti da tutto il mondo. Ci sono poi tanti episodi di persone che visitando il Presepe, riferiscono di aver ottenuto grazie. Per me il primo miracolo resta quello di essere riuscito a trasformare un garage preso in affitto per il ricovero dei camioncini dei netturbini, in un luogo di preghiera universale, capace di diffondere il suo messaggio di pace e di fede da Roma al mondo intero, con la benedizione di Papi diventati Santi.