L’ Arte contemporanea diventa Quotidiana, esce dal circuito dei soli addetti ai lavori, si avvicina a un’ampia platea, sviluppa riflessioni su temi comuni che esprime con un linguaggio semplice. Il Museo di Roma a Piazza Navona ospita i progetti promossi da la Quadriennale che festeggia 95 anni di attività con un programma espositivo sull’arte italiana contemporanea, allestito nelle sale terrene di Palazzo Braschi, con ingressi gratuiti per mostre che si rinnovano ogni mese nella sezione Portfolio e ogni due mesi nella sezione Paesaggi. Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra Gaia Bobo, curatrice in residenza alla Quadriennale.
Qual è il ruolo della Quadriennale nell’arte contemporanea italiana?
La Quadriennale è l’ente di ricerca per l’arte contemporanea italiana, preposto ad approfondire, valorizzare e promuovere in Italia e all’estero, quello che avviene di significativo in Italia tra gli artisti più affermati e tra le nuove generazioni. Il progetto Portfolio, una delle due sezioni di Quotidiana, nasce dalla volontà di fare ricerca sul campo per scoprire quali sono le nuove proposte e capire quelle destinate ad avere un futuro riscontro. La direzione artistica di Gian Maria Tosatto ha voluto valorizzare il lavoro dei quattro anni e la ricerca costante che si fa tra una mostra e l’altra.
Cos’è Quotidiana?
Quotidiana accompagna l’esperienza di ricerca, è un ciclo di mostre inaugurato lo scorso settembre a Palazzo Braschi in Piazza Navona, riallestendo le due sale terrene dedicate all’arte contemporanea. I due ambienti sono stati riadattati e divisi per ospitare le due sezioni della mostra, Paesaggio e Portfolio.
Cosa propongono esattamente?
Nel progetto Paesaggi la Quadriennale invita curatori italiani e stranieri a riflettere su linee di ricerca e su artisti particolarmente significativi nel panorama artistico italiano degli ultimi 20 anni. L’indicazione guida è la scelta del singolo curatore che produce un testo consultabile nei volumi a disposizione dei visitatori della mostra. Il saggio viene accompagnato da un momento espositivo, un’opera che rende concreto il concetto di cui si legge. Nel progetto Portfolio invece la Quadriennale invita artisti particolarmente significativi ma under 35, a esporre un solo lavoro, per consentire una concentrazione specifica su un singolo pezzo. La contestualizzazione del lavoro dell’artista sarà offerta da un portfolio che dà il titolo al ciclo, consultabile nel corso della visita o successivamente grazie a un qr code utile a raccontare l’artista. Paesaggi inaugura una nuova mostra ogni due mesi, Portfolio ogni mese.
Quale artista espone oggi nella sezione Portfolio?
Andreas Zampella, un artista nato nel 1989 a Salerno, che si muove prevalentemente con un linguaggio pittorico ma che accompagna spesso il suo ragionamento con altre modalità espressive che contestualizzano il suo sguardo. Il lavoro di Andreas Zampella si muove sulla messa in scena di oggetti ed elementi ricorrenti nel suo linguaggio.
Una sola opera esposta
Si, il titolo è Passaggio al buio, un dipinto che l’artista ha realizzato la scorsa estate nella sua residenza in Puglia. Il dipinto rappresenta l’inquadratura di una stanza in penombra attraversata da un raggio di luce, una sorta di fiamma che è una delle ossessioni ricorrenti dell’artista. E’ una rappresentazione straniante, la luce è l’elemento che accende l’azione al punto che l’artista ha scelto di accompagnare il dipinto con l’estensione spaziale dell’oggetto, il fascio di luce rappresentato nell’opera, procede idealmente nella sala espositiva attraverso l’illuminazione che ricorda un raggio che entra nella stanza attraverso una porta socchiusa.
La sezione Paesaggio chi ospita attualmente?
Ospita le installazioni di Eva & Franco Mattes, due artisti italiani molto importanti, pionieri della Net art, tra i primi ad affrontare le implicazioni e le problematiche della rete internet e del linguaggio tecnologico. Le due opere in mostra, The Bots, realizzate nel 2020, nascono da una riflessione sulle modalità di censura delle piattaforme social. Le opere restituiscono uno sguardo inedito su ciò che avviene nei centri di censura social, quelli che comunemente ed erroneamente sono pensati come algoritmi o computer che operano in modo automatico. In realtà non è così, perché ci sono persone incaricate di guardare video e contenuti che devono decidere cosa può essere pubblicato, in base a parametri e direttive fornite loro dalle piattaforme da cui dipendono. I due artisti hanno intervistato le persone che lavorano nei centri di censura, cercando di restituire il vissuto di lavoratoti che introiettano i contenuti violenti, spesso razzisti, a cui sono esposti.
Come li rappresentano?
Con due installazioni create con le stesse scrivanie rovesciate che utilizzano nel centro di censura Facebook a Berlino, proiettando a loop 4 video con le interviste fatte ai lavoratori dei centri. Si parla di segmenti legati al mercato di ogni singolo Paese, mercato turco o italiano, spiegando i contenuti più controversi all’interno di un determinato contenuto geografico.
Come fa il video a diventare arte?
Due scrivanie comuni rovesciate utilizzate in un centro di censura e 4 video realizzati con la tecnica del make up tutorial che accompagnano questi racconti, sul modello di una ragazza cinese che è riuscita a eludere la censura del suo Paese facendo finta di realizzare tutorial per il trucco ma facendo passare in realtà notizie e messaggi importanti. E’ interessante notare l’ambiguità del linguaggio che tra un consiglio e l’altro per il trucco, veicola contenuti che sarebbero stati censurati in Paesi dove non si può esprimere libramente la propria opinione.
La mostra ha un curatore importante
Si, il curatore è Nadim Samman, del KW Institute for Contemporany Art di Berlino che nel suo testo evidenzia il parallelismo tra l’atto del truccarsi con cui si coprono le imperfezioni e l’atto della censura, che tende a coprire alcuni contenuti.
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