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Donne e potere

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Il comparto culturale è quello che più accoglie il mondo femminile, i talenti, le esperienze, le idee, la progettualità, l’impeto e l’impegno di donne capaci a rappresentare e rappresentarsi in un contesto lavorativo riconosciuto e gratificante. Eppure solo il 3% delle posizioni apicali sono occupate da donne. E’ un tema ed è un problema. Un convegno organizzato da Cinecittà, con il sostegno del Ministero della Cultura, in media partner con Rai Cultura, Rai Radio 3 e Rai Isoradio, propone una riflessione su “Un altro genere di Leadership”. Un laboratorio di incontri organizzato nel complesso monumentale dell’Acquario Romano, mette in dialogo esperienze di donne, fondatrici, presidenti e direttrici di istituzioni culturali, giornaliste, leader del mondo del cinema, dell’audiovisivo, dell’arte e della ricerca, che raccontano ciascuna una personale scalata alla cultura d’impresa. Ogni storia è diversa, anche se tutte si declinano tra slalom comuni, la ricerca di uno spazio aperto e non precluso, l’affermazione di un merito arricchito dall’essere donna, il riconoscimento della cura estesa dall’ambito familiare a un mondo pensato e curato anche dalle donne. Chiara Sbarigia, Presidente di Cinecittà, testimone di una storia personale di successi professionali, ha costruito un racconto con donne di successo che in un paesaggio tradizionalmente deserto di presenze femminili, dimostrano, con le loro luminose storie professionali, che le donne possono ricoprire ruoli di potere senza bisogno di adeguarsi a modelli maschili”. Lucia Borgonzoni, per la terza volta Sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura, racconta le difficoltà nella conquista di un ruolo per riconosciuto merito al dal di là delle quote rosa concesse in politica, Antonella Polimeni, la prima Magnifica Rettrice dell’Università La Sapienza, ricostruisce le tappe di un percorso scientifico vissuto tra e con maschi più anziani, perché in campo accademico discriminante è non solo il genere ma anche l’età, Barbara Stefanelli, vicedirettore vicario del Corriere della Sera, ricorda le proposte di ricollocazione post partum  in riviste femminili, rivolte a lei che aveva già orgogliosamente conquistato il ruolo di caporedattore del più importante quotidiano italiano. Si, perché alla donna si associa il concetto di maternità, che agli occhi della società depaupera, condiziona, toglie opportunità. La riserva sul mondo femminile chiamato a occupare posizioni apicali è diffusa e radicata anche dove forse non si pensa che sia, Maria Pia Ammirati racconta la sua esperienza in Rai con un capo che le imponeva dinamiche vessatorie da cui è riuscita a liberarsi, altre storie raccontano di leadership femminili che hanno portato uno sguardo nuovo in un mondo, il cinema, dove per una gravidanza si cambiava attrice, scena e copione. Ma come vivono le donne comuni che non hanno una leadership da raccontare? Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero lo chiede a Eleonora Daniele che da molti anni le racconta in Tv nelle sue Storie italiane.

Eleonora, quali istanze affidano al racconto televisivo le donne italiane?

Le donne italiane sono coraggiose, straordinarie, hanno grande competenza e capacità. Tutte insieme stiamo facendo una rivoluzione, lenta, faticosa che passa anche attraverso momenti di cronaca orribili che noi trattiamo quotidianamente.

Una rivoluzione per affermare cosa?

La libertà di scelta. Se una donna non è libera di scegliere il fidanzato o con chi accompagnarsi, quando uscire da una relazione o come cambiare un rapporto, se una donna non è libera di esistere, significa che c’è ancora molto da fare e gli episodi di cronaca brutale che purtroppo si ripetono quotidianamente, lo dimostrano.

Il programma Storie Italiane registra una criticità legata a particolari zone del nostro Paese?

No perché la violenza è trasversale, interessa tutto il Paese. Noi registriamo negli ultimi anni l’aumento preoccupante di una sottocultura maschilista amplificata dai social che fanno  da cassa di risonanza  a manifestazioni di violenza che non cancellano. Abbiamo raccontato tante storie di video postati in rete e mai cancellati che hanno procurato violenza e dolore. Le holding che gestiscono i social dovrebbero farlo con più attenzione e consapevolezza.

Donne e lavoro, quanto c’è ancora da fare?

Il percorso per una parità lavorativa e salariale con gli uomini è ancora lungo. Le donne sono il popolo delle partite IVA, quelle che ancora oggi devono ragionare bene prima di potersi permettere una gravidanza in un mondo lavorativo poco attento e collaborativo.

C’è una adeguata attenzione del pubblico televisivo per le tematiche femminili?

Il pubblico di Rai1 è eterogeneo, ci sono anziani ma anche giovani universitari, è una platea generalista molto rappresentata che presta grande attenzione ai temi legati alle donne, agli adolescenti e ai giovani, mondi che sono in relazione. Cambiare la cultura significa educare e formare con nuovi strumenti che consentano di intervenire sulle criticità. L’informazione riveste indubbiamente un ruolo importante.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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