L’Italia è storicamente meta di vacanze intelligenti, il luogo dove lo svago, il divertimento, il buon cibo si accompagnano alla scoperta di un patrimonio archeologico, storico e artistico che continua a sorprendere per nuove scoperte e inesplorate bellezze naturalistiche e paesaggistiche. La tradizione del viaggio culturale in Italia rimanda al Grand Tour, il viaggio intrapreso nell’Ottocento dai nobili aristocratici europei animati dal desiderio di conoscenza dell’Italia, a cui sono seguite altre forme di viaggio più o meno organizzato, per soddisfare il desiderio di visitare luoghi ricchi di tutto. Oggi la vacanza culturale è molto più democratica, l’arte, la bellezza, la storia italiana parlano ai visitatori provenienti da tutto il mondo, soprattutto dal continente asiatico dove l’Italia si conferma prima destinazione per numero di turisti cinesi in Europa. Il turismo italiano è un mondo complesso che presenta declinazioni diverse, qualche contraddizione e differenti chiavi di lettura, è cultura e industria, è un prodotto da vendere all’estero e un patrimonio da preservare, è potenzialmente forte nella proposta turistica e fragile nella sua narrazione. La materia necessita di un approccio multidisciplinare proprio in considerazione del fatto che il turismo ha tante voci e parla tanti linguaggi, è turismo culturale, delle radici, religioso, dei cammini, dei borghi, balneare, montano, legato ai luoghi del cinema. Il turismo, seppur gestito da un mondo politico, economico e amministrativo ben strutturato con un ministero, un’agenzia nazionale, enti centrali e periferici che lavorano alla promozione dell’Italia all’estero, presenta alcuni elementi di criticità nella corretta narrazione dell’ Italia all’estero che pongono interrogativi. Come può diventare un problema comunicare l’indiscussa attrattività di un Paese dove è concentrata la gran parte del patrimonio storico e artistico del mondo? Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero lo ha chiesto al professor Alfredo Morrone, studioso di beni ambientali e culturali, docente di Diritto Pubblico del Turismo al Master sul Turismo all’Università degli Studi Roma Tre.
Professore, il turismo internazionale è fortemente attratto dall’Italia, ma in cosa consiste la meraviglia dell’italianità?
L’italianità e l’Italia in generale è il combinato di un insieme di fattori che la rendono un luogo unico sia per l’altissima concentrazione di patrimonio culturale, sia per le bellezze naturali che insieme al patrimonio storico e artistico creano un complesso e un luogo di grande attrazione per il turismo internazionale. Il paesaggio e l’interazione tra uomo e natura in Italia ha consentito di realizzare un messaggio divulgativo ad ampio spettro che consente di far fruire al turista e alla collettività il massimo dell’ espressione culturale.
Cultura e paesaggio viaggiano insieme?
Costituiscono un binomio di trasmissione dei valori identitari che consentono una grande possibilità di fruizione di cui tutti possono godere.
Paesaggi, arte, città, borghi e paesi, percorsi culturale ed enogastronomici, artigianato ed alto artigianato sono stati al centro di una campagna istituzionale promossa dai social che ha suscitato polemiche. Come fa a diventare un problema comunicare la straordinaria ricchezza italiana?
La promozione della cultura italiana all’estero è sicuramente utile e va realizzata attraverso qualsiasi mezzo, media e social media. Comunicare non è e non sarà mai un problema. Altro tema è la qualità della comunicazione che necessita di riflessioni in ordine all’attenzione e alla precisione di un messaggio legato a un tema delicato come quello artistico e culturale. Comunicare, divulgare e promuovere l’immagine dell’Italia all’estero è un’attività necessaria ma la campagna a cui facciamo riferimento ha probabilmente avuto qualche deficit che poteva essere colmato con una maggiore attenzione.
L’attrattività dell’Italia si misura solo con il dato numerico dei turisti internazionali che la scelgono come meta turistica o ci sono anche altri parametri che raccontano l’interesse per il Belpaese?
Il turismo italiano non è solo internazionale, esiste un importante turismo interno che costituisce una componente significativa per l’economia che gira intorno al turismo. Da giurista richiamo l’attenzione sul fatto che lo sviluppo del turismo in Italia ha purtroppo sofferto una scarsa attenzione dell’ordinamento e del legislatore che si protrae da molti anni, su un settore assolutamente strategico.
Parlare di turismo in Italia significa solo parlare di industria turistica o anche di altro?
Parlare di turismo significa accostare l’offerta turistica all’enorme patrimonio identitario culturale dell’Italia, dei territori e delle singole regioni che costituiscono l’Italia intera. Ogni regione ha caratteristiche e peculiarità proprie che esprimono valori identitari meritevoli di essere singolarmente valorizzati. L’identità regionale è un dato storico, l’Italia unita nasce dal 1860 in poi, ma le realtà identitarie e le comunità si erano già ampiamente sviluppate con proprie tradizioni e con una offerta di valori culturali che meriterebbero una più attenta valorizzazione regione per regione.
A cosa si deve il rinnovato interesse per l’Italia?
L’interesse culturale per l’Italia non è mai venuto meno, la tappa in Italia costituisce un percorso culturale per tutti i letterati e gli storici di ogni epoca. La necessarietà della visita in Italia è un’idea che si tramanda nei secoli, ma negli ultimi tempi registriamo con soddisfazione una ripresa del fenomeno turistico internazionale in Italia che dà slancio a tutto il mondo che ruota intorno al turismo, le imprese e gli operatori turistici.
L’Italia ha una legislazione turistica adeguata?
No, purtroppo in Italia manca una legislazione turistica unitaria, per un problema di natura costituzionale perché nel 2001 la riforma del Titolo V ha affidato alle regioni la materia turistica. Purtroppo le diverse legislazioni regionali in tema di turismo, nella loro diversità e distinzione, non hanno favorito l’idea di una politica del turismo unitaria per l’Italia.
Da giurista cosa auspica?
Un intervento del legislatore nazionale sul turismo per dare uniformità alla materia, a beneficio delle imprese, degli operatori turistici e in generale a ogni forma di turismo.
Il turismo parla linguaggi diversi?
I linguaggi del turismo sono tanti e multiformi, pertanto l’approccio alla materia turistica deve essere multidisciplinare perché tanti sono gli aspetti da valorizzare e tante le discipline che interagiscono per migliorare l’offerta e il prodotto turistico. Il turismo deve avere una sua linearità di approccio che consenta di dare gli strumenti operativi utili agli operatori turistici per poter concretamente realizzare un’offerta valida e competitiva rispetto agli altri Paesi.
Il racconto delle mete italiane all’estero come cambia negli anni?
Reinterpretare le mete turistiche significa porre l’attenzione su siti e luoghi ancora poco conosciuti. La conoscenza del territorio, l’individuazione di nuovi valori paesaggistici attinenti al patrimonio artistico e archeologico, accresce e cambia l’idea del turismo. Ci sono molti luoghi ancora inesplorati e c’è ancora la possibilità di dirottare il turismo dalle mete tradizionali per consentire una valorizzazione più ampia del nostro patrimonio culturale.
Per attrarre turisti in Italia è sufficiente focalizzarsi sull’urban tourism o sono efficaci anche altri generi di offerta?
Il turismo non ha solo una matrice culturale, ma anche religiosa che spesso si associa al turismo culturale ma con caratteristiche autonome e distinte. L’Italia ha anche un turismo che si focalizza sulla vacanza come momento di riposo, che attrae nelle località marittime, sulle coste, sulle vette alpine e appenniniche che riescono a esprimere il più ampio respiro a questa offerta turistica.
Si concentrano aspettative di flussi turistici importanti sul turismo religioso e dei cammini. La sfida è trasformare il pellegrino in turista?
Il pellegrino è stato storicamente sempre un turista. La Via Francigena è un esempio per i pellegrini del tempo di poter visitare luoghi a loro sconosciuti, coniugando la missione religiosa con la possibilità di migliorare le proprie conoscenze. Oggi il pellegrino o chiunque è spinto da una primaria motivazione religiosa, vuole coniugare anche un’offerta turistica che consenta sia la semplice vacanza, che una forma di turismo culturale.
Ci sono in Italia luoghi di attrazione turistica sui quali non si è investito abbastanza e che non hanno compiutamente espresso le loro potenzialità?
È necessario coltivare l’idea di immaginare nuovi percorsi turistici diversi dai percorsi tradizionali. L’Italia offre una varietà di percorsi turistici secondari ancora inesplorati. Il PNRR concentrato su Roma Capitale, immagina di dirottare flussi turistici su siti culturali tradizionalmente esclusi dai normali tour dei flussi turistici ordinari proprio per concentrarsi su un patrimonio ancora inesplorato all’interno della stessa città di Roma.
Una quota del PNRR è destinata alla valorizzazione del turismo delle radici. Su cosa si dovrebbe investire?
L’Italia è una nazione che ha vissuto di emigrazione e la possibilità di far tornare sui luoghi dove generazioni intere sono nate e poi partite per le diverse mete lavorative, consentirà di riscoprire quei valori etnoantropologici che costituiscono parte essenziale del patrimonio culturale italiano.
Un patrimonio culturale costituito anche di valori identitari?
Spesso quando si parla di patrimonio culturale ci si concentra soprattutto sul patrimonio archeologico, storico e artistico ma in realtà i valori identitari fanno sì che acquisiscano rilevanza anche i riferimenti all’Italia contadina dei secoli scorsi. Può essere l’occasione per riscoprire e approfondire la conoscenza della civiltà contadina che ha subito una flessione proprio a causa del fenomeno migratorio.
L’Italia ha un Ministero per il Turismo, una Agenzia nazionale per il turismo, enti centrali e periferici che lavorano alla promozione dell’Italia all’estero…cosa manca per costruire una corretta narrazione del Belpaese all’estero?
È necessario valorizzare le competenze di enti e istituzioni che già esistono, ma è assolutamente strategico valorizzare gli Istituti di Cultura italiani all’estero per la promozione della cultura italiana all’estero. Sono questi i luoghi dove bisognerebbe investire per promuovere in maniera efficace, con messaggi e iniziative culturali concrete e valide, che possono essere abbinate alle campagne di cui abbiamo parlato ma che danno sostanza concreta.
È una buona strategia presentare l’Italia all’estero come un prodotto da vendere?
In una dinamica squisitamente economica e commerciale, il prodotto turistico deve essere venduto, possiamo considerare accettabile questa visione solo se contemperata da concreti valori culturali che si vogliono trasmettere e promuovere. Utilizzare i nostri beni artistici o archeologici come un mero prodotto da comunicazione, può svilire l’attività stessa di promozione, quindi è da fare cum grano salis.
Quale messaggio considera fondamentale trasmettere ai suoi studenti del Master sul Turismo?
Il Master sul Turismo all’Università degli Studi Roma3 dove insegno Diritto Pubblico del Turismo è strutturato sulla multidisciplinarietà. Il messaggio che cerco di trasmettere è dare la possibilità ai giovani operatori turistici di sfruttare al massimo le opportunità che le nostre Amministrazioni statali e regionali mettono a disposizione. Il modo fondamentale per svilupparsi e migliorare è innanzitutto colmare la scarsa conoscenza di progetti e possibilità che già esistono.