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Umanesimo e umorismo di Robert Doisneau. Il fotografo della periferia parigina in mostra all’Ara Pacis

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Come erano i bambini a metà Novecento, come vivevano, cosa sognavano, come giocavano? Come si affacciavano alla vita i giovani dopo la tragedia della guerra che aveva sconvolto l’Europa? Le città come si avviavano sulla strada della ricostruzione, attraverso quali trasformazioni sociali e culturali? Come cambiava il tessuto urbano, quali dinamiche regolavano la convivenza tra persone di diversa estrazione geografica che cominciavano a vivere insieme in un Paese, la Francia, importante culturalmente e politicamente?

Lo straordinario archivio fotografico di Robert Doisneau, celebre fotografo francese considerato tra i padri del fotogiornalismo mondiale, racconta per immagini decenni di vita e di vite.

La grande storia si costruisce anche attraverso le piccole storie, quotidiane e comuni, alle quali Robert Doisneau ha sempre prestato grande attenzione.

Nato nel 1912 nel sobborgo parigino di Gentilly, morto nel 1994, Doisneau ha raccontato i quartieri popolari di Parigi, portando il mondo delle banlieu, periferie ricche di umanità, sulle riviste di tutto il mondo. La Francia, un grande Paese culturalmente e geograficamente vicino all’Italia, che si è costruito anche grazie a un importante flusso migratorio italiano, negli anni Cinquanta è stato anticipatore di diritti e conquiste civili che Doisneau ha sottolineato con fotografie entrate nella storia, come il famoso bacio di una giovane coppia, indifferente alla folla dei passanti e al traffico di place de l’Hotel de Ville di Parigi, considerato iconica affermazione del diritto all’amore libero.

L’Italia e Roma omaggiano il fotografo della strada e della gente con una mostra allestita al Museo dell’Ara Pacis, visitabile fino al 4 settembre.  Sono esposte 130 stampe ai sali d’argento in bianco e nero, selezionate tra i 450mila negativi lasciati da maestro e provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge, dove il fotografo ha stampato e archiviato per oltre 50 anni, scatti che raccontano la vita.

L’empatia e l’attitudine a entrare nelle storie al di là dell’obiettivo fotografico che ne coglie singoli momenti, è  la cifra umana e professionale di Doisneau, il cui racconto ha dato dignità a intere categorie di lavoratori come i portinai di Parigi, i Concierges perché, come scriveva lui stesso,

“La vera Parigi non può essere concepita senza i suoi portinai”.

Molti  scatti sono dedicati ai bambini che popolano e animano le strade di periferia e tra quelli esposti nella sezione Enfances ce n’è uno del 1956, intitolato Information Scolaire, che ritrae due bambini seduti a un banco di scuola, che può essere considerata la foto simbolo di una mostra ricca di umanità. Eppure le fotografie di Robert Doisneau non sono solo frutto di naturalezza e immediatezza, perché molte sono state pensate, progettate e realizzate con modelli e attori chiamati a posare per far passare un messaggio, forte e a volte urgente. Lo scatto del bacio iconico nasce perché commissionata al fotografo, serviva un bacio in luogo pubblico per dare un segno di modernità alla società francese. Molte foto, sebbene scattate per la pubblicità, commissionate da agenzie fotografiche, sono rimaste nella storia. La serie dei Portraits nasce dall’incontro con pittori, disegnatori, scrittori, teatranti, cineasti, attori e scienziati che sfilano davanti al suo obiettivo e con i quali Doisneau rimarrà legato da sincere e profonde amicizie. Tra le 11 sezioni nelle quali è articolato il percorso espositivo, ricco di suggestioni è Le theatre de la rue, il teatro della strada, la scuola della vita, dove il fotografo trova e ritrae con piacere il disordine ma anche la bellezza e lo splendore che lo catturano. 

Fondazione Osservatorio Roma e America Oggi incontrano Gabriel Bauret, storico e critico fotografico, curatore di una mostra fotografica che racconta un  tempo, una storia,  le molte vite di una periferia dove abitano non solo i francesi.

Gabriel Bauret

Con quale criterio sono state selezionate le immagini di Robert Doisneau in mostra all’Ara Pacis?

Il mondo della fotografia di Doisneau è stato oggetto di molte mostre e noi ci siamo chiesti come approcciarlo per realizzare un nuovo racconto. Abbiamo cercato di ricostruire la filosofia del filosofo e la sua sensibilità nei confronti di alcuni soggetti utilizzando sia le immagini  iconiche, sia esponendo varianti di fotografie già conosciute, sia andando in altre direzioni finora meno conosciute.

Umanesimo e umorismo in Robert Doisneau cosa sono esattamente?

L’umorismo è ciò che caratterizza la sua opera in modo generale, però non c’è soltanto humor nella sua opera ma anche una forma di malinconia e di solitudine. Il fotografo lavora su un ampio registro di sentimenti e sfumature umane. Il suo umorismo è diventato altrettanto iconico che la foto del bacio, ma non c’è solo quello, perché è accompagnato da una gamma di sentimenti numerosi e importanti.

La fotografia è una lingua senza frontiere che parla al mondo. La banlieu di Robert Doisneau cosa può raccontare a un mondo non solo francese?

La banlieu è un territorio abitato da una società più emarginata rispetto alla società parigina ed è proprio lì che Robert Doisneau si è identificato e ha trovato una popolazione con la quale ha piacere di stare, per parlare e scambiare punti di vista.

Parlare in senso linguistico?

Non esattamente, parlare inteso come comunicazione e scambio di sguardi, sorrisi, emozioni.

A Doisneau piaceva molto anche la moda, un mondo lontano dalla banlieu?

Nel suo percorso professionale ha avuto un posto importante anche il lavoro su commissione che è stato parallelo alla sua ricerca personale. Nel lavoro su commissione ha realizzato tante fotografie su temi che sono vicini alle sue preoccupazioni, conservando invece sempre grande distanza rispetto al lusso che rappresentava per lui un universo molto lontano. Lavorando con la famosa rivista Vogue, ha avuto la fortuna di avere una caporedattrice, Jean-Calude Lemagny, con la quale aveva grande complicità e che sapeva benissimo come la moda non fosse per lui un argomento che lo faceva vibrare, non era esattamente la sua tazza di tea, ma nonostante questo amava lavorare con lui, perché aveva uno sguardo molto ironico.

Qual era l’idea di felicità di Robert Doisneau?

Credo che lui fosse alla permanente ricerca della felicità che ha iniziato a trovare con i bambini e con i loro giochi. La felicità non è soltanto la proprietà, ma uno stato dello spirito e il piacere di vivere. Nell’ultima parte della mostra intitolata “Une certaine idee du bonheur”, abbiamo cercato di dimostrare quanto tenesse al piacere dello scambio, al potersi scambiare cose. Doisneau scrive, a commento dello scatto di una danza improvvisata in strada ne La Derniere Valse du 14 juillet o nelle fotografie di matrimoni “Quello che cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere”.

Chi è stato Robert Doisneau?

Un fotografo autodidatta, che ha sempre considerato la fotografia la sua vita, dedicando a essa ogni istante. Il suo obiettivo è sempre stato quello di fare il fotografo free lance, anche se ha collaborato a lungo con l’agenzia Rapho. La sua ricerca libera e indipendente ha fatto la scuola fotografica francese.

Miguel Gotor

Cosa rappresenta la fotografia per la storia?

E’ una fonte preziosa perché fissa istanti e li rende eterni, consentendo di partecipare al grande gioco della ricostruzione storica. La mostra di Doisneau, uno dei fotografi più popolari nella storia della fotografia, presenta foto apparentemente improvvisate, ma che sono in realtà prodotti artistici, frutto di una riflessione ed elaborazione continua che è in grado di fornire il sentimento della spontaneità. La relazione che si instaura tra la spontaneità e il lavoro è la cifra della creazione artistica e in particolare della fotografia.

Doisneau è stato molto apprezzato da Henry Cartier Bresson, uno dei protagonisti della fotografia mondiale. In cosa era speciale?

Cartier Bresson diceva “Se c’è qualcuno che adoro, quello è Doisneau per l’intelligenza, la profondità, la sua umanità”. Lo diceva guardando i suoi scatti, molti dei quali sono attualmente in mostra a Roma. Doisneau è stato un geniale precursore della street photografy, universalmente noto per aver immortalato con scatti apparentemente improvvisati ma in realtà frutto di una grande sapienza tecnica e di una sensibilità fuori dal comune, la vita quotidiana di un grande Paese e di un popolo amico, la Francia e i francesi. Ha dedicato a Parigi una moltitudine di immagini che al di là del bacio iconico, racconta la vita quotidiana dei suoi abitanti. Roma è fiera di ospitare una mostra dedicata all’estetica del bello, resa accessibile  a tutti, anche ai non udenti e non vedenti con un percorso di visite guidate

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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