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Il fotogiornalismo di Adolfo Porry-Pastorel, la foto diventa notizia

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Negli anni Dieci del Novecento, quando le fotografie pubblicate sui giornali cominciano da sole a raccontare la storia, nasce il fotogiornalismo. L’immagine acquisisce una propria capacità di narrazione, non accompagna il testo scritto ma diventa un altro testo che restituisce un altro sguardo.  “L’altro sguardo. Nascita del fotogiornalismo in Italia. Adolfo Porry-Pastorel” è una mostra allestita al Museo di Roma a Piazza Navona, dedicata al primo fotogiornalista italiano, Adolfo Porry-Pastorel, che nella Roma dei primi del Novecento fotografa tutto e ovunque, i notabili della politica e la gente comune, le cerimonie papali, i caffè eleganti, l’ippodromo, il teatro, il cinema, lo sport, la moda, matrimoni e funerali, il varo di un dirigibile e i primi bagnanti in costume.

Con la sua grande macchina fotografica racconta la cronaca, di cui è attento e curioso testimone, per i giornali dell’epoca, Il Messaggero, La Voce, Il Giornale d’Italia. Adolfo Porry-Pastorel ha un profilo interessante per il suo tempo e una personalità intraprendente, parla correttamente inglese e francese, ha una visione professionale internazionale, va in Germania a studiare fotocomposizione, la tecnologia che permette la riproduzione delle foto sui giornali, sa cogliere esperienze che lo proiettano a soli 20 anni in una dimensione imprenditoriale personale. Nel 1908 fonda la sua agenzia fotografica, la prima della capitale e la chiama VEDO – Visioni Editoriali Diffuse Ovunque. Attraverso l’agenzia riesce ad acquisire una sufficiente indipendenza nei confronti di un potere forte, il fascismo, che lo controlla e lo teme. Le foto che ritraggono Mussolini sono innumerevoli e varie, scatti furbi e maliziosi, presi da posizioni conquistate con astuzia, che svelano il backstage di scene costruite, ma anche scatti familiari concordati e foto agiografiche per celebrare i riti dell’autarchia e della fecondità che il duce festeggiava con spettacolari trebbiature.  

La mostra “L’altro sguardo” è la prima personale dedicata al fotografo, occasione preziosa per restituire un’immagine antologica e completa di colui che ha avviato, come racconto contemporaneo, la nascita del reportage fotografico in Italia. Il fondo Porry-Pastorel, costituito da 1740 fotografie relative ad accadimenti cronologici tra il 1919 e il 1923, su una produzione complessiva che supera i 9 milioni di foto, è custodito dall’Archivio Fotografico Istituto Luce Cinecittà, la prestigiosa istituzione culturale  iscritta dal 2012 nell’International Memory of The World Register dell’ Unesco, per l’impegno nella tutela e valorizzazione di un tesoro di inestimabile valore che con foto e video,  continua a parlare e a scrivere la storia dell’Italia e degli italiani.

Fondazione Osservatorio Roma e America Oggi incontrano Enrico Menduni, curatore della mostra ed Enrico Bufalini, direttore dell’Archivio Fotografico Istituto Luce-Cinecittà, per conoscere il fotografo che ha interpretato e documentato il suo tempo, creando una nuova modalità di racconto con la foto che diventa notizia.

Enrico Menduni

“L’altro sguardo. Nascita del fotogiornalismo in Italia” cosa racconta?

E’ una mostra che vuole onorare la memoria del primo fotogiornalista italiano che pochi conoscono, anche se molti hanno visto le sue fotografie. Adolfo Porry-Pastorel, di origini franco-inglesi, nella Roma di inizio Novecento, traghettò per circa 40 anni la fotografia dalle stampe da tenere in casa, alla rappresentazione sui giornali. E’ stato un grande giornalista fotografico che negli ultimi 20 anni della sua attività si è dovuto confrontare con i provincialismi e le censure del regime fascista, ma lo ha fatto con grande brillantezza. E’ stato anche collaboratore della Hamilton Wright Organization, una agenzia di pubbliche relazioni americana che curava le pubbliche relazioni del governo italiano negli Stati Uniti e di cui Porry-Pastorel, che parlava correttamente inglese, è stato il rappresentante per l’Italia.

Cosa è esposto in mostra?

La mostra è bellissima, comprende 95 fotografie, in gran parte inedite, esposte insieme ad altre foto straviste proprio per il loro valore. La difficoltà era risalire a chi le aveva scattate e in questa occasione siamo riusciti ad attribuire ad ognuno il suo merito. Ci sono foto, documenti, album fotografici, video per una rappresentazione piena e una testimonianza che consegna alla storia della fotografia un nuovo protagonista.

Cosa aggiungono le foto alla conoscenza storica?

La fotografia è una fonte storica in quanto tale, non come decorazione dello scritto. Nella fotografia spesso emergono particolari che la storia scritta non è in grado di rappresentare. In mostra abbiamo la foto di Mussolini che allo Stadio dei Marmi contempla un saggio ginnico, scattata dal fotografo che si era piazzato con bravura alle sue spalle, cogliendo lo scatto del duce posizionato astutamente su un piedistallo che serviva a nascondere la sua bassa statura.  La foto è il documento che dimostra come la statura torreggiante del duce è  in realtà figlia di un panchetto di legno. La fotografia ci mostra il lato B degli eventi, lo sguardo non convenzionale, malizioso e furbo che va a cercare ciò che non è evidente. C’è una foto che si intitola “Il Papa inaugura l’Anno Santo” che lascerebbe pensare al Papa ritratto mentre benedice. In realtà la protagonista della foto è una vecchietta molto dignitosa che affitta sedie ai pellegrini a Piazza San Pietro, quindi l’Anno Santo è il Papa ma è anche la popolana che si guadagna da vivere con il suo lavoro.

La vitalità della mostra è espressa anche da recenti ritrovamenti di foto?

“Le suore di San Sisto”, una foto misconosciuta del 1935, presente nella Fototeca del Comune, al piano superiore di rispetto a dove è stata allestita la mostra a Palazzo Braschi, è stata ritrovata, valorizzata, messa in archivio ed esposta proprio grazie alla preparazione di questa esposizione. Altrettanta emozione ha suscitato il ritrovamento, già a catalogo chiuso, della lastra originale 9×12 della storica foto di Mussolini arrestato durante un comizio interventista l’11 aprile 1915. Questa foto, nota solo attraverso esemplari rifotografati dal giornale, è improvvisamente emersa in una busta che porta una altra datazione, collocata in un fondo diverso. Ora sarà compito degli studiosi capire se il collocamento era frutto di un errore o se fosse reale intenzione di Porry-Pastorel nascondere un oggetto che poteva essere potenzialmente pericoloso, considerando il difficile periodo storico in cui tutto ciò avviene, tra controlli e censure.

Nulla parla più di un archivio fotografico?

Assolutamente, l’Archivio Luce in particolare è un archivio fotografico e cinematografico tra i più grandi d’Europa, patrimonio dell’Unesco, che sta affrontando sempre più la conservazione e la messa in valore del suo patrimonio. In questa occasione funge da capofila insieme ad altre istituzioni che tutte insieme compongono un affresco di cui l’archivio non è mai l’unica parte. L’allestimento della mostra è frutto di contributi molto solidali tra istituzioni di varie città.

La mostra è consultabile anche online?

Sul web con l’ Archivio Luce è possibile guardare tutte le foto dell’archivio, non solo quelle in mostra. L’Archivio Fotografico dell’Istituto Luce è uno dei pochi archivi consultabili online senza richiesta di password, è libero e aperto a tutti per foto di normale definizione. Se poi uno studioso o altri utenti sono interessati ad avere le foto ad altissima definizione per gli usi consentiti, anche commerciali, si possono richiedere attraverso una apposita procedura.

Come presenterebbe Alfonso Porry-Pastorel a chi non lo conosce ancora?

Per quello che è, il primo fotogiornalista italiano, con una apertura internazionale e una visione imprenditoriale, capace di indipendenza, con una bravura che è stata la prima garanzia di indipendenza che gli ha permesso di superare gli anni bui del Ventennio.” L’altro sguardo” è la prima mostra personale a lui dedicata, in occasione della quale è stato possibile attribuire a Porry-Pastorel una serie di foto viste sui giornali e sulle copertine dei libri che non erano mai state ricollegate a lui. La mostra risolve finalmente il disaccoppiamento tra opere e artista perché finora, le foto di Porry-Pastorel erano più note di lui.

Enrico Bufalini

Cosa accomuna l’esperienza di Adolfo Porry-Pastorel e l’Archivio Storico Istituto Luce-Cinecittà?

Contenuto e innovazione, la ricca produzione di scatti realizzate dal fotogiornalista, oltre 9 milioni, e la costante ricerca e sperimentazione di nuove tecnologie per conservare la qualità delle immagini. Porry-Pastorel è stato un antesignano nella sperimentazione di nuove tecnologie per rendere la notizia più veloce e tempestiva. Fu il primo a utilizzare i piccioni viaggiatori per l’invio, nel 1938, dei negativi delle foto di Mussolini e Hitler in navigazione nel Golfo di Napoli.  Quando sbarcarono, trovarono con stupore  le foto che li ritraevano, già stampate su Il Giornale d’Italia. 

Cosa custodisce l’Archivio Fotografico Luce-Cinecittà?

L’Archivio Fotografico Luce Cinecittà ha un patrimonio composto da immagini in movimento, a partire dai famosi CINEGIORNALI LUCE che hanno costituito il modello del moderno telegiornale, e un archivio fotografico di oltre 3 milioni di fotografie. E’ un archivio che si incrementa di anno in anno con ulteriori donazioni e acquisizioni che l’Istituto Luce continua a fare. E’ stato iscritto nel 2012 nella Memoria del Mondo dell’Unesco, proprio come riconoscimento  della capacità di raccontare il processo dei modelli di totalitarismo nel ventennio antecedente le due guerre mondiali e soprattutto per documentare come la società e la sua cultura, si è evoluta dagli anni Venti fino al secondo dopoguerra. E’un Archivio che custodisce un patrimonio fondamentale, una memoria comune conservata in maniera accurata e digitalizzata per renderla sempre più fruibile a tutti.  E’ accessibile attraverso tutti i media, sul canale YouTube, i social network e il sito www.archivioluce.com, il nostro motore di ricerca che consente di arrivare a tutti i documenti già digitalizzati. L’archivio è supporto fondamentale per le produzioni cinematografiche e documentaristiche, nonché per la preparazione di mostre ed esposizioni.

La mostra dedicata ad Adolfo Porry-Pastorel cosa racconta?

La collezione Porry-Pastorel costituisce una delle collezioni più importanti dell’Archivio Fotografico Luce. E’ un patrimonio fotografico che comprende gli anni dal 1920 al 1928, che oggi ha svelato, dal Fondo Fotografico dell’Agenzia VEDO costituita da Pastorel e custodito nel nostro Archivio, una foto esposta in mostra che è la foto più celebre di Pastorel sull’arresto di Mussolini  impegnato in manifestazioni interventiste nel 1915. La foto era conosciuta solo agli addetti ai lavori per come era stata pubblicata dai giornali dell’epoca. E’ stata rinvenuta la lastra negativa originale della foto, un ritrovamento fortunoso che ha emozionato i nostri ricercatori. Ciò dimostra come nei tesori dell’’Archivio storico si possano rinvenire ancora sorprese e ulteriori preziosi documenti, per raccontare alcuni particolari che ancora non sono stati completamente ricostruiti dalla storia.

L’Archivio Fotografico Istituto Luce hdeve ancora completare l’altro sguardo della storia?

Storicamente la parte cinematografica dell’Archivio, oggi completamente digitalizzata e visionabile, ha avuto un impulso maggiore. La parte fotografica è in corso di digitalizzazione, circa 2/3 delle foto dell’Archivio deve ancora essere digitalizzata e catalogata.

Cosa si intende per catalogazione?

La catalogazione segue la digitalizzazione. La catalogazione è il processo fondamentale per poter ritrovare persone, fatti, luoghi, argomenti all’interno di un vastissimo patrimonio che se non fosse catalogato tramite metadati, non si saprebbe cosa esattamente contiene. L’Archivio si arricchisce continuamente con nuovi Fondi, abbiamo acquisito il Fondo Pino Settanni, il Fondo Caio Mario Carrubba, il Fondo Pietro Coccia, un grande fotografo di cinema scomparso 2 anni fa.

È un Archivio che sostiene e continua a costruire il racconto storico?

Certamente, non smette mai di fare archivio, anche con la nuova produzione documentaristica che Istituto Luce Cinecittà realizza ogni anno, continuiamo ad accumulare nuovo materiale girato e montato in nuove produzioni che costituiranno l’archivio di domani. E’ importante documentare con perle preziose.

L’Archivio offre online una fruibilità generosa che consente a tutti di accedere

L’Archivio è disponibile sul web con una traduzione bilingue che lo rende  fruibile a tutti attraverso un motore di ricerca a cui si accede con facilità. L’Archivio e i suoi preziosi contenuti possono arrivare dovunque e a chiunque.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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