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L’Arte di Salvare l’Arte. I Carabinieri dell’Arte in mostra al Quirinale

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Il Palazzo del Quirinale ospita, nelle sale della Palazzina Gregoriana, la mostra L’Arte di salvare l’Arte. Frammenti di storia, promossa dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per celebrare il cinquantennale della nascita del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, conosciuti come i Carabinieri dell’Arte. Il 3 maggio 1969 nasceva il primo Nucleo per la Tutela del Patrimonio Artistico, per iniziativa dell’allora Capo di Stato Maggiore del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, Arnaldo Ferrara che intuì la necessità e l’urgenza di una risposta organizzata e istituzionale ai pericoli, dalle calamità naturali ai furti, ai quali era esposto l’ingente patrimonio artistico italiano. Si imponeva il tema di tutelare i beni culturali, di cui solo in quegli anni si comincia a parlare compiutamente, intendendo per essi i beni di interesse storico, archeologico, artistico, ambientale, archivistico, librario e ogni altro bene che costituisca testimonianza materiale avente valore di civiltà. La disastrosa alluvione di Firenze del novembre 1966 aveva evidenziato la fragilità di un territorio custode di un patrimonio artistico e archeologico di inestimabile valore,  testimonianza della sua storia millenaria. Il continuo depauperamento del patrimonio archeologico e artistico ad opera di trafficanti d’arte senza scrupoli, con furti sconsiderati e su commissione che alimentavano i mercati internazionali di antiquari e collezionisti, incoraggiò la nascita dei Carabinieri dell’Arte, sedici militari che nel maggio 1969 iniziarono il lavoro di tutela su tutto il territorio italiano. L’attività di questo primo Nucleo che poteva contare allora solo su attività investigative fatte di indagini, pedinamenti, interrogatori, intercettazioni, infiltrati nel mondo dei mercanti d’arte, con gli anni si è altamente specializzata grazie all’evoluzione di raffinate tecniche di indagine, sostenute dallo sviluppo di una tecnologia sempre più sofisticata che ha consentito, fino ad oggi, il recupero di  quasi due milioni di opere d’arte risalenti a tutte le epoche. Un tesoro di inestimabile valore storico e artistico su cui si fonda l’identità culturale del popolo italico. Reperti archeologici illecitamente trafugati dall’Italia provenienti da scavi clandestini, dipinti, vasellame, arredi liturgici, mobilio, manoscritti rubati da musei, chiese, gallerie, enti pubblici e collezioni private, sono stati recuperati in tutto il mondo, dalla Giamaica al Marocco, dall’Ucraina, agli Stati Uniti, al Giappone. Tutte le opere  sono state ricontestualizzate nel territorio dal quale erano state sottratte. Un successo e una conquista per i 300 Carabinieri dell’Arte, che oggi costituiscono il Nucleo di questo speciale Corpo, un’eccellenza nel mondo per il contrasto a questo tipo di crimine. Il coordinamento con la magistratura e il Ministero per i Beni Culturali, hanno creato un modus operandi il cui modello viene esportato in tutto il  mondo, attraverso corsi di formazione condivisi con i colleghi stranieri.  Accanto alle sofisticate metodologie scientifiche che consentono oggi un controllo più efficace sia nella prevenzione che nei ritrovamenti (dai droni alle intercettazioni), un ruolo importante è sempre stato svolto dalla diplomazia culturale, intessuta di rapporti  di collaborazione instaurati con i Paesi nei cui territori erano stati individuati e recuperati i reperti trafugati che, al di là delle rogatorie internazionali e  degli aspetti giuridici, hanno sovente portato alla restituzione volontaria delle opere sottratte all’Italia e illecitamente presenti nei loro territori. Le Istituzioni italiane hanno promosso una cooperazione tra i diversi Paesi, proponendo mostre e prestiti a lungo termine per favorire la visione e la conoscenza di un patrimonio artistico che appartiene all’umanità, attraverso i soli canali culturali.

La mostra L’Arte di salvare l’Artevisitabile dal 3 maggio al 14 luglio al Quirinale, è un omaggio al prezioso lavoro dei Carabinieri dell’Arte e un modo per favorire la conoscenza dell’opera meritoria da essi svolta attraverso l’esposizione di 100 opere selezionate tra tutte quelle recuperate in mezzo secolo di attività. Il percorso espositivo, allestito nelle solenni sale della Palazzina Gregoriana, impreziosite dalla presenza di capolavori assoluti dell’archeologia, della pittura, della terracotta, della gioielleria, dei manoscritti, del mobilio sottratti indebitamente e recuperati ciascuno con storie investigative diverse, avventurose, scientifiche, a volte casuali, viene sapientemente illustrato da sottotenenti dei Carabinieri TPC che accompagnano il visitatore in un viaggio tra arte, bellezza e storia.

La prima sala restituisce perfettamente l’idea del sottotitolo dell’esposizione Frammenti di storia d’Italia, attraverso numerosi oggetti, di varia natura, risalenti ad epoche diverse che rappresentano sia la poliedricità della attività di tutela del Corpo, sia l’interesse delle attività criminali rivolto, purtroppo, contro la totalità dei beni culturali. La prima opera esposta è un polittico, due tavole in legno dipinte della Scuola fiorentina risalenti al XV secolo, trafugate nel gennaio 1969, pochi mesi prima che il Nucleo fosse costituito. Il ritrovamento avvenne rapidamente, con serrate indagini investigative che portarono alla individuazione di un mercante d’arte  sorpreso mentre cercava di vendere una delle tavole e che  confessò di aver commesso il furto su commissione per conto di un notaio di Pavia, a casa del quale fu effettuato il ritrovamento dell’altra tavola che permise la ricomposizione dell’opera. Altra opera recuperata è un Graduale, testo di versetti della Messa, rubato dalla diocesi di Prato da cui fu trafugata una pagina miniata, recuperata molti anni dopo a Firenze. Campeggia nella sala una scrivania  con pregiati intarsi di oro e madreperla, considerata l’opera più importante  di un grande ebanista, Pietro Piffetti, trafugata da Palazzo Chiablese di Torino, per il quale era stata pensata e realizzata, esportata in Francia, in Svizzera e poi negli Stati Uniti, dove era stata  esposta in un museo nazionale. A questo ritrovamento si è arrivati per l’intuizione dei Carabinieri dell’Arte, incuriositi dal fatto che nel corso della   mostra sulla ebanesterie del Settecento e Ottocento realizzata nel 2018, il mobile in oggetto era talmente importante che al suo posto era stata esposta una fotografia. L’attività di intelligence dei militari scattata immediatamente, ha portato alla individuazione del mobile che attraverso una serie di passaggi tra mercanti d’arte e collezionisti privati, si era rilegittimato con false certificazioni. Il collezionista che lo  deteneva da ultimo e che lo aveva prestato al museo di New York, inconsapevole della sua provenienza illecita, ha provveduto alla restituzione spontanea lo scorso anno. Nella stessa sala, è esposto un incunabulo che accoglie la lettera con cui Cristoforo Colombo annunciava la scoperta del Nuovo Mondo ai Reali di Spagna, nel 1493. L’importantissimo documento è una trascrizione dell’originale autografo di Colombo, una traduzione in latino dell’originale, pubblicato a Roma. Questo incunabulo, conservato alla Biblioteca Riccardiana di Firenze, venne trafugato, in epoca imprecisata e sostituito con un falso. Nel 2012 il RIS, reparto specializzato dell’Arma dei Carabinieri, in seguito ad informazioni raccolte nell’ambiente, realizzò  analisi che verificarono la falsità del documento esposto. Successive indagini permisero di rintracciare l’originale della lettera che era stato messo in vendita in un’ asta, acquistato da un collezionista per 400.000 dollari e donato alla Biblioteca di Washington, la quale, informata che l’opera proveniva da un furto, decise di restituirla  all’Italia.

La maggior parte dei furti di reperti archeologici è avvenuta tra gli anni Settanta e Novanta, in molti casi i trafficanti d’arte criminalmente organizzati sono riusciti a far circolare, in modo più o meno lecito, materiale trafugato per cui ancora oggi può capitare che qualche museo o galleria d’aste acquistino, in buona fede, ed espongano beni trafugati. Tuttavia, l’organizzazione di una Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti, denominata Leonardo, frutto di decenni di raccolta  e immissione di immagini, che costituisce il più documentato archivio  al mondo di opere d’arte disperse, in costante aggiornamento, è un punto di riferimento autorevole per tutti coloro i quali vogliano verificare la liceità della provenienza di un bene. Questo controllo capillare ha determinato, negli ultimi anni, una netta diminuzione del numero dei furti.

I reperti esposti narrano storie di furti rocamboleschi, come  La collezione degli ori Castellani, esempio di gioielleria archeologica di notevole pregio e valore commerciale, recuperati ed esposti in una teca, rubata nel marzo del 2013 dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, da ladri che, a volto coperto, lanciarono fumogeni per oscurare le telecamere, spaccarono le vetrine con asce, sequestrarono il personale preposto alla guardiania chiudendolo in una stanza. Il furto, commissionato  da una signora russa che voleva entrarne in possesso per desiderio personale, non riuscì perché la mandante fu  individuata e arrestata dai Carabinieri dell’Arte a Fiumicino. Nei suoi bagagli furono trovate le fotografie dei gioielli da rubare, che  intanto erano stati già recuperati dai militari.

I preziosi dipinti di Van Gogh, Il Giardiniere e di Cezanne, Le Cabanon de Jourdan, che sorridono dal loro spazio espositivo, raccontano una  storia investigativa da film giallo. Custoditi nella Galleria Nazionale di Arte Moderna a Roma, furono rubati, nel maggio 1998 da tre uomini che a volto coperto, dopo essersi nascosti all’interno del museo grazie alla complicità di una dipendente e aver immobilizzato i custodi notturni, muniti di un arsenale tra pistole e altre armi, trafugarono le tele. La rapina fu un colpo durissimo inferto al patrimonio storico-artistico per il valore dei dipinti e per le modalità di particolare spregiudicatezza con cui fu realizzata. Tutte le piste investigative furono esaminate, anche quella terroristica. I dipinti, per la loro notorietà, non erano certo destinati al mercato. Dopo soli due mesi, grazie a pedinamenti, intercettazioni telefoniche e ambientali, la banda di criminali che deteneva i dipinti fu sgominata e le opere recuperate senza alcun danno.

Il viaggio tra i tesori recuperati, prosegue nella sala etrusca, quasi tutta dedicata ad Eufronio, pittore, ceramista e ceramografo, che ha dipinto e decorato vasi spettacolari fino a quando, diventato cieco, cominciò a realizzarli. I frammenti recuperati, quasi tutti provenienti da scavi clandestini e furti, afferiscono al Tempio di Eracle e il loro ritrovamento è da raccontare per la particolarità del percorso attraverso il quale sono stati individuati. Un funzionario della Sovrintendenza di Roma,  ascolta, del tutto casualmente, alla fermata dell’autobus, alcune persone parlare tra loro del recupero di una grande coppa con le decorazioni descrittive della caduta di Troia. Poco dopo, un famoso museo americano annuncia di avere acquisito una coppa, già restaurata, con la decorazione della caduta di Troia. Gli elementi comuni suggeriscono un approfondimento: uno  scavo scientifico effettuato a Cerveteri  ha permesso il ritrovamento di un frammento  mancante nella coppa restaurata, la dimostrazione della provenienza illecita della coppa determinandone  l’immediato rientro in Italia. La sala etrusca ricostruisce la prima fase della storia italica, mentre la sala successiva, dedicata al primo Rinascimento, espone come soggetto artistico scelto per rappresentare questa fase le Madonne con bambino, tema caro ai Carabinieri in quanto la Virgo Fidelis è la protettrice dell’Arma dei Carabinieri. La Madonna di Senigallia di Piero della Francesca, dipinto rubato nel 1975 dal Palazzo Ducale di Urbino, insieme ad altri due capolavori, recuperati a Locarno, in Svizzera, nel 1976 da carabinieri che si finsero acquirenti, campeggia nella sala. La Sacra Famiglia di Andrea  Mantegna, rubata insieme a dipinti di Rubens e  Tintoretto, è stata recuperata in Ucraina ed ora orgogliosamente esposta. La tavola del Perugino raffigurante La Madonna della Misericordia, di considerevoli dimensioni, fu recuperata in Giamaica e detenuta da un senatore come garanzia per il pagamento di una partita di droga. Storie avvincenti di recuperi preziosi.

La sala dell’Italia contemporanea espone le opere recuperate nelle zone dell’Italia centrale colpite dal terremoto del 2016 che hanno visto il primo intervento dei Caschi Blu della Cultura, una unità nata nel 2015 “Unite4Heritage”, formata da trenta militari, pronti ad intervenire in aree colpite da catastrofi naturali o in aree con crisi prodotte dall’uomo, per salvaguardare opere che hanno grande importanza per le comunità di cui sono espressione. A loro attivo hanno già missioni in Gibuti, Afganistan, Siria, Palestina, dovunque il patrimonio artistico e archeologico sia in pericolo. Accanto a questi grandi eventi che li vedono impegnati in prima linea, i Carabinieri hanno anche predisposto una app per cellulari, scaricabile da tutti, ITPC, che consente ai cittadini la catalogazione di beni artistici di cui sono in possesso, i cui profili confluiscono in una banca dati da cui attingere in caso di furti. Un servizio di prevenzione e tutela davvero accessibile a tutti.

Ma accanto ai successi, ci sono ancora “ i grandi assenti”  da riportare a casa, capolavori sottratti da chiese e musei, sottoterra, in fondo al mare, tagliati, accartocciati, violentati. È a loro che i Carabinieri dell’Arte danno la caccia, con ogni mezzo, seguendo tutte le piste, valorizzando ogni indizio, compulsando tutti i cataloghi delle aste che si svolgono in ogni parte del mondo. Le immagini de Il Bambinello dell’Aracoeli, La Natività del Caravaggio, La Madonna con il Bambino del Bellini, L’Ecce Homo di Antonello da Messina, ed altri capolavori, costituiscono gli obiettivi di recupero più ambiziosi per questo Corpo di militari  a cui l’Italia deve molto e ai quali è felice di fare gli auguri per un anniversario davvero speciale, speciale come loro.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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