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FERRARI SHEPPARD. CRUCIBLE

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Cosa aspettarsi da un’esposizione che si annuncia con un titolo, Crucible, crogiuolo in italiano, se non suggestioni che provengono da fonti diverse, dall’arte medievale al graffitismo americano e tutte insieme incontrano la musica jazz? Il Casino dei Principi di Villa Torlonia ospita diciotto grandi tele realizzate dall’artista statunitense Ferrari Sheppard che raccontano la storia personale di un giovane  afroamericano e descrivono la way of life americana del terzo millennio. Ferrari Sheppard porta un nome italiano eccentricamente scelto dal padre per celebrare un modello di auto Ferrari di cui era appassionato, ha scelto l’Italia e Roma per la sua prima personale monografica in un museo. L’artista, nato nel 1983, cresciuto nei quartieri popolari di Chicago, ha scelto di stabilirsi a Los Angeles dopo aver vissuto in diverse città dell’Africa per conoscere la cultura afro e raccontarla attraverso le diverse manifestazioni creative che caratterizzano la sua multiforme attività. Ferrari Sheppard è pittore, scrittore, fotografo, produttore musicale e appassionato di jazz. Le diciotto grandi tele esposte a Roma, raccontano la sua vita ma più in generale l’umanità per come la intende e comprende. Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra l’artista nella sua prima visita a Roma e Ludovico Pratesi, curatore della mostra visitabile fino al 7 gennaio.

Ferrari Sheppard

La prima volta a Roma che effetto fa?

Mi ha tolto il respiro. Quando arrivi all’aeroporto, Roma sembra una città come le altre, ma poi capisci che non è una città come le altre perché qui c’è tutto quello che ho studiato, tutto quello che mi ha ispirato. Ho sentito Caravaggio che camminava accanto a me.

Caravaggio è il suo ispiratore?

Caravaggio e Michelangelo sono i pittori rinascimentali che considero i miei primi ispiratori. Amo i musei, ho studiato alla School of the Art Institute di Chicago, un vero museo dove ero circondato ogni giorno da capolavori. A Roma c’è talmente tanta storia che è difficile da capire per chi viene da lontano, la storia la senti e la vedi ovunque. Questo mi fa riflettere sul fatto che mi sento sicuramente il continuatore di una tradizione ma non sono così rilevante come i miei maestri.

La sua arte cosa esprime?

I miei dipinti sono immagini senza tempo, emozionali. Sono orgoglioso che la mia prima personale in un museo sia in questa bellissima città.

Le sue opere di cosa parlano?

Il mio lavoro è legato all’idea di umanità a cui appartengono anche gli afroamericani e i neri, io stesso appartengo a questa umanità che racconto attraverso l’astrazione a cui tende la mia espressione artistica. Le opere che ho realizzato espressamente per la mostra a Villa Torlonia, dialogano con la storia di questo luogo. Il riferimento al jazz compare spesso perché era la musica che veniva suonata dalle truppe americane a Roma durante la II Guerra mondiale.

Con che spirito porta il suo nome italiano?

Con grande naturalezza, sono gli altri che credono sia un nome d’arte (Ferrari ride n.d.r)

Ludovico Pratesi

Chi è Ferrari Sheppard e che storia racconta?

Ferrari Sheppard è un artista di quarant’anni, americano di origine afroamericana con famiglia etiope. Nato a Chicago, ha vissuto tra Africa e America e attualmente vive a Los Angeles. È stato scrittore, attivista politico e musicista prima di scegliere l’arte. È un pittore e la sua pittura combina astrazione e figurazione.

Perché è stata scelta come sede espositiva Villa Torlonia?

Villa Torlonia è la sede dell’Archivio della Scuola Romana e Ferrari Sheppard si è ispirato alla dimensione domestica di alcuni dipinti di esponenti della Scuola Romana come Mafai. L’artista ha dedicato alcune opere realizzate per questa mostra al jazz, utilizzato come grido di allarme dalle truppe americane a Roma.  

I suoi dipinti presentano caratteristiche che si ripetono?

Si, sono sempre popolati da figure ma senza volto. Sono nere ma senza faccia ed esprimono l’identità afroamericana.  Diciotto dipinti di grandi dimensioni, undici dei quali realizzati proprio per l’esposizione romana che rappresenta una tappa importante nella carriera dell’artista, realizzati senza bozzetti ma solo a istinto.

C’è un materiale che prevale?

Ferrari Sheppard ama molto l’oro e ha deciso di utilizzare la foglia d’oro sui suoi dipinti, considerandolo un colore e non un materiale. Il visitatore noterà una significativa presenza di oro all’interno dei quadri esposti.

Qual è la linea narrativa dell’esposizione?

La linea narrativa è la linea dell’arte afroamericana da Basquiat in poi.

L’opera più significativa?

Jessie Owens, l’atleta nero che nel 1936 vince la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Berlino, nella Germania nazista e non va alla premiazione come segno di protesta. Ferrari Sheppard lo considera un simbolo.

Un dipinto che ritrae due donne afro su una spiaggia è stata scelta come immagine di copertina. Perché?

È un dipinto che ci sembra molto significativo, due donne afro, una seduta, l’altra che si stiracchia in piedi, su una spiaggia che è quasi un’astrazione.

Crucible sta per crogiuolo di culture?

Crogiuolo di culture, di immagini, di arti, crogiuolo dell’alchimista che lavorava per trasformare il piombo in oro.

Il titolo a chi si deve?

A Ferrari Sheppard.

Com’è lavorare l’oro?

Lavorare l’oro come colore non è facilissimo ma l’artista ha trovato un modo per utilizzarlo non come metallo prezioso ma come colore. È stato pittore, mago e alchimista.

 C’è anche un racconto in musica che si individua nelle opere esposte?

Si e si declina con una pittura forte, con riferimenti precisi ad alcuni musicisti e con simboli musicali come la batteria, i  trombettisti che suonano, le ragazze che ballano. È il racconto della sua infanzia ma anche l’elaborazione del jazz come mezzo di protesta.

La mostra romana cosa aggiungerà alla conoscenza di Ferrari Sheppard da parte del pubblico italiano?

L’artista, molto conosciuto e collezionato negli Stati Uniti dove in molti lo considerano il nuovo Basquiat, una definizione che Ferrari non ama particolarmente, non è ancora conosciuto bene dal pubblico italiano. La sua prima monografica a Roma è l’occasione giusta per avvicinarsi alla sua arte.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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