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La Banda Musicale della Polizia di Stato

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La Banda musicale della Polizia di Stato suona da 93 anni, nel 2021 festeggia il quarantennale della legge che riformò l’Amministrazione della Pubblica Sicurezza e istituì la definizione di Polizia di Stato, arricchisce con nuovi strumenti la propria compagine musicale, unica tra le Bande ministeriali italiane, inserendo i contrabbassi a corde e l’arpa fa sentire a casa il Santo Padre con l’esecuzione del “Tango por una Cabeza” del compositore argentino Carlos Gardel nell’Aula Paolo VI e si esibisce, per la prima volta nella sua storia, sul palco del Festival di Sanremo.

La prima serata del 71° Festival della Canzone italiana si è conclusa con l’omaggio artistico della Banda della Polizia alle vittime del Covid e a quanti sono impegnati, in questo tempo di pandemia, a salvaguardare la salute dei cittadini. #essercisempre è il motto che anima l’Istituzione Polizia di Stato, esprime lo spirito di vicinanza ai cittadini che la Banda veicola con la musica, una comunicazione attraverso un linguaggio senza confini che raggiunge e abbraccia idealmente tutti gli Italiani nel mondo. L’esibizione sul palco di Sanremo, un omaggio al tango argentino e alle sue origini italiane, seppur programmata alle due di notte, è stata apprezzata da milioni di connazionali che vivono all’estero. Sono tanti gli elementi che contribuiscono ad arricchire e definire la storia del complesso musicale di Stato, autentica orchestra di fiati composta da 103 elementi, che sono orgogliosamente musicisti e poliziotti, indossano l’uniforme al posto del frac e rappresentano, in Italia e all’estero, il volto bello dell’Italia.

Fondazione Osservatorio Roma e America Oggi incontrano il M° Maurizio Billi, da quasi 30 anni Direttore della Banda musicale della Polizia di Stato.

Come e quando comincia la storia della Banda Musicale della Polizia di Stato?

La storia del nostro complesso musicale inizia nel 1928, nel  periodo storico antecedente allo scoppio della II Guerra Mondiale, in cui prendevano forma diversi complessi bandistici istituzionali. La Banda Musicale della Polizia di Stato, nata con una formazione diversa dalla compagine attuale, ha festeggiato i suoi primi 90 anni nel 2018, con un concerto, tra i più belli degli ultimi anni, al Teatro della Scala di Milano.

I Maestri Direttori che si sono succeduti che ruolo hanno avuto nello sviluppo della Banda?

Ogni Direttore ha impresso una sua identità al complesso musicale, seppur sempre all’interno di un organico musicale prestabilito. Le fotografie e i documenti dell’epoca raccontano come nell’organico costituitosi nel 1928 ci fossero anche i violoncelli, scomparsi dopo alcuni anni. Il divenire della formazione, con il perfezionamento di alcuni strumenti, si è realizzato sicuramente con l’indirizzo di ciascun Direttore. La nostra Banda ha già nel suo organico l’arpa e il pianoforte, due strumenti che la differenziano dalle formazioni analoghe delle altre Bande ministeriali, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Marina Militare, Aeronautica Militare ed Esercito, inserisce in pianta stabile proprio quest’anno, i contrabbassi a corde e l’arpa, strumenti che ho sempre considerato fondamentali per il repertorio e che da oggi completano l’organico dei 103 elementi.

103 elementi per quali classi di strumenti?

Sono gli strumenti classici da Banda, più il pianoforte, l’arpa, la chitarra classica e i contrabbassi a corde. La formazione Banda Musicale ha un raggruppamento di base per categorie, ance, ottoni e percussioni. L’organico strumentale differisce da quello dell’orchestra sinfonica per la mancanza di archi, ovvero violini, viole e violoncelli. 

Lei da quando dirige la Banda Musicale della Polizia di Stato?

Ho vinto il concorso da Direttore nel 1992 ma sono nella Banda, come vicedirettore, già dal 1990. Da oltre 30 anni la mia vita artistica si svolge nella Banda Musicale della Polizia di Stato.

Qual è il repertorio musicale di riferimento della Banda?

Il Direttore di ogni formazione ha un ruolo fondamentale nella scelta del repertorio. Io ho voluto distaccarmi progressivamente dal tradizionale repertorio bandistico, incentrato su trascrizioni, spesso eseguite all’aperto, che non sempre permettono di valorizzare la compagine musicale. Oggi il repertorio spazia da brani originali, scritti appositamente per organico di strumenti a fiato, ad alcune trascrizioni, selezionate con oculatezza in quanto, nell’esteso repertorio classico della letteratura d’orchestra soprattutto sinfonica, c’è una sterminata possibilità di replicare, con strumenti a fiato, composizioni e pagine importanti, in cui c’è un contributo corale. “Borodin danze polovesiane” lo eseguimmo con i cori più prestigiosi, il Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il Coro del Teatro Regio di Torino, ottenendo riscontri importanti. Scegliendo dal repertorio classico, le trascrizioni possono funzionare, ma ancor meglio funzionano i brani originali scritti per la formazione. I capisaldi del repertorio originale sono i grandi compositori dei primi decenni del secolo scorso, Hindemith con la sua Sinfonia in Si bemolle, Stravinsky, Mascagni, grandi compositori che hanno dato un contributo notevole perché la storia del repertorio originale non comincia nell’800, salvo sporadiche marce e composizioni minori, ma nel ‘900, proprio con questi grandi autori.  Il repertorio ora è molto più  ampio e raffinato, con riferimenti continui agli Stati Uniti che hanno una  grande ricchezza di repertorio e dedicano molta attenzione alle orchestre di fiato, per le  quali è stato istituito un importante meeting annuale che si svolge a Chicago e che riconosce grande importanza ai complessi musicali.  Negli Stati Uniti le formazioni musicali nascono ovunque, nei College, nelle Università.

Il repertorio viene modulato a seconda delle diverse occasioni di esibizione della Banda?

Il target del pubblico è fondamentale, come lo è l’esibizione all’aperto o al chiuso, la presenza di interpreti o solisti esterni. Ci sono aspetti extra programma che suggeriscono il programma musicale. La cosa importante è creare una coerenza e dare uno sviluppo organico al programma, per comporre una narrazione anche extra musicale, storica, geografica, stilistica. L’occupazione centrale di ogni direttore d’orchestra è proprio la costruzione di un programma su basi serie e non casuali.

La Banda della Polizia si riconosce in un suo inno?

L’inno è la nostra Marcia d’ordinanza, intitolata “Giocondità”, eseguita, come funzione specifica comune a tutte le altre Bande istituzionali, nelle cerimonie più importanti e talvolta anche all’interno di un programma da concerto. Io eseguo sempre l’Inno Nazionale perché credo che la Marcia d’ordinanza abbia una connotazione specifica all’interno di un determinato rituale ed è in quello che va collocata. Ciò non toglie che tra le marce d’ordinanza militare ci siano ottime pagine musicali.

Qual è per lei la pagina più bella per banda musicale, originale o in adattamento?

La Sinfonia di Hindemith è un riferimento imprescindibile per i brani originali, perché è una pagina ottimamente strutturata dal punto di vista compositivo. Per le  trascrizioni, autori importanti come Beethoven e Mozart sono trascritti in maniera marginale,  la musica sinfonica tedesca non si presta bene a un’orchestra di fiati, a cui è molto più adatta la sconfinata letteratura musicale russa. Un compositore straordinario che eseguiamo in più occasioni e in versioni diverse è Astor Piazzolla, di cui ricorre il centenario nel 2021, un autore che ha rivoluzionato la forma del tango, coreografica ma soprattutto musicale, con contaminazioni dal jazz come dal sinfonico. E’un compositore che riserva sorprese perché ha composto tanto ed è una risorsa da cui attingere continuamente. Nonostante siano trascrizioni, hanno un adattamento molto efficace, per chi suona e per chi ascolta.

La Banda ha una sua discografia?

Si, l’ultima pubblicazione, anche se non recente, è un cofanetto con 4 CD diviso per generi, lirica, classica, jazz, voce solista. Ultimamente è uscito un CD con al clarinetto solista Piero Vincenti, sulla musica etnica balcanica, una pubblicazione di nicchia ma ci sono CD che comprendono l’ultimo decennio di attività.

La Banda in quali occasioni si esibisce?

Si esibisce nelle occasioni più varie, solenni, istituzionali, concertistiche, in teatro o all’aperto. Il luogo è fondamentale per la scelta del repertorio.

La Banda della Polizia di Stato si è esibita nella prima serata del 71° Festival di Sanremo, concluso da poco. Che esperienza è stata?

E’ stata la prima apparizione della Banda al Festival di Sanremo. Abbiamo eseguito un brano che era l’insieme di due autori, Piazzolla e Gardel, entrambi argentini. Ho pensato di eseguire due brani capolavoro di Piazzolla,  Oblivion e Libertango, in considerazione del fatto che  è italoargentino, le sue origini sono infatti toscane e pugliesi e perché ricorre il suo centenario, associandolo a Gardel il cui tango è considerato in Argentina alla stregua di un inno. L’insieme dei tre brani ha generato l’interpretazione di Olga Zakharova, un violino che ho inserito nel Tango di Gardel   e del sassofonista Stefano Di Battista, un fuoriclasse internazionalmente riconosciuto.  Siamo stati chiamati come ospiti al Festival di Sanremo e abbiamo offerto un contributo musicale personalizzato.

Gardel è l’autore argentino con cui la Banda ha fatto sentire il Papa a casa, eseguendolo nella Sala Paolo VI

Solitamente il Santo Padre non partecipa a concerti o esibizioni musicali. In una recente occasione dedicata alla Polizia di Stato e celebrata in Vaticano, ho pensato di eseguire il Tango di Gardel in omaggio al Santo Padre che ha seguito l’esibizione e si è emozionato, ringraziando la Banda che con quel Tango, lo aveva fatto sentire a casa.

Quando la Banda si esibisce all’estero, come viene accolta?

Siamo stati 2 volte negli Stati Uniti, nel 2005 e nel 2008, suonando nel New Jersey, a New York, a Washington, al Manhattan Center, con concerti accolti dall’entusiasmo di tanti connazionali. A Manhattan abbiamo fatto un concerto con la cantante afroamericana Cheryl Porter, grazie alla mobilitazione della Polizia Locale, con una sinergia di sentimenti che rimane per noi un ricordo incancellabile.  L’esperienza americana è unica nel suo genere, ma custodiamo ricordi importanti anche di altre esibizioni all’estero. Abbiamo suonato in Israele con la Banda della Polizia Israeliana, in ricordo dei poliziotti morti nella Shoah e questo è stato un messaggio molto importante da un punto di vista sociale, antropologico e storico che la Banda ha contribuito a diffondere.

La Banda è un complesso musicale di Stato che, insieme alla musica, veicola i valori del proprio Paese

Chi indossa un’uniforme e crede nelle istituzioni, è sempre consapevole che quando suona non è solo un musicista ma rappresenta una istituzione importante del Paese. Suonare indossando l’uniforme della polizia di Stato è un orgoglio,  perché si è consapevoli che attraverso il linguaggio universale della musica, si riesce a trasmettere valori dentro e fuori l’Italia. Gli Italiani che vivono all’estero ritrovano, attraverso la musica e attraverso l’uniforme, le loro origini e la storia del proprio Paese.

Essere musicisti e poliziotti cosa comporta?

Senso di responsabilità e spirito di appartenenza, in quanto l’Istituzione è fondamentale, è dietro le nostre spalle, ogni orchestrale è consapevole di cosa rappresenta. La musica è un contributo che si aggiunge in maniera sinergica, siamo orchestrali che indossano, al posto del frac, l’uniforme. Ed è un valore aggiunto.

Cosa consiglierebbe ai giovani allievi di Direzione per Banda?

E’ necessario partire dal rigore della preparazione professionale, il podio lo si raggiunge dopo un percorso fatto di studio, lavoro, applicazione costante. La gestualità è un processo finale che deve essere supportato da preparazione altrimenti l’orchestra ne è immediatamente consapevole, il pubblico se ne accorge ma soprattutto se ne accorge la musica. La preparazione teorica, la composizione, lo studio analitico delle partiture, la storia e un lavoro che si completa con una cultura a 360°, sono gli step che bisogna completare prima di arrivare alla Direzione.

Dove ha sede la Banda della Polizia?

A Roma, a Castro Pretorio, in quella che un tempo era la Caserma Ferdinando di Savoia, una caserma storica, che ha origini antiche. E’ un comprensorio modificato nel tempo e nell’architettura, dove si trovano le nostre Sale musica. La Banda Musicale della Polizia di Stato iniziò a operare nei primi anni di vita in questa sede storica dove, ormai da molti anni, è finalmente tornata, dopo spostamenti temporanei sempre nella città di Roma.

Rigore, passione, spirito di appartenenza e senso dello Stato caratterizzano i musicisti poliziotti. C’è altro da aggiungere?

Amore per l’Italia e per la musica.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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