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La cultura nella Roma contemporanea nel racconto di Luca Bergamo

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Il racconto di Roma all’estero non può prescindere dalla sua dimensione storica, che la pone da 2772 anni al centro dell’attenzione internazionale. L’unicità del suo patrimonio archeologico, storico e artistico, valorizzato anche da una importante tradizione cinematografica che ha reso iconica l’immagine della città nel mondo, unita al suo essere polo religioso di riferimento per tutti i cristiani, colloca un viaggio a Roma nel cliché delle visite alle attrazioni turistiche più conosciute. Eppure Roma offre, oltre San Pietro e il Colosseo, un interessante percorso turistico da scoprire al di fuori del perimetro tradizionalmente racchiuso nel centro storico e anche una intensa vita culturale che la pone sullo stesso piano, per numero di eventi organizzati, delle più importanti capitali europee.

La Roma contemporanea è ricca di sollecitazioni e opportunità di fruizione e produzione culturale che coinvolgono tutti, chi la abita e chi la visita. America Oggi con Osservatorio Roma ne parla con Luca Bergamo, Assessore alla Crescita Culturale e Vicesindaco di Roma Capitale, da sempre impegnato nella promozione della vita culturale romana e italiana che ha autorevolmente rappresentato a Bruxelles, come Segretario generale di Culture Action Europe, la realtà europea più importante nel settore culturale e museale.

Assessore, come si può raccontare al mondo Roma, città dalla storia eterna, valorizzandola nella sua dimensione storica, archeologica e contemporanea, senza che l’una schiacci l’altra?

La sfida più difficile è evitare che ciò avvenga, perché nella percezione di tutti Roma è legata ai suoi grandi simboli storici, raccontati dalla storia e dalla filmografia. Il Colosseo, la Fontana di Trevi, Piazza Navona, San Pietro sono conosciuti in tutto il mondo. Ma a Roma c’è anche una grandissima vitalità culturale contemporanea. E’  la città che ospita la più estesa comunità accademica e di ricerca in Europa, con  quaranta università, pubbliche e private, con circa 250.000 studenti, il 50% della ricerca scientifica pubblica nazionale,  grandi Istituti di ricerca per la Fisica, Matematica, Chimica. E’ città d’arte, città storica ma anche  città dell’intelligenza.  Una delle grandi sfide è cercare di riequilibrare questa doppia dimensione, affinchè Roma non si trasformi come Venezia in un posto solo di turisti, perché la domanda di turismo, legata al suo grande patrimonio storico e artistico, continua ad esserci. Stiamo adottando misure per provare a vincere questa sfida di cui mi assumo la responsabilità politica, ma c’è una responsabilità morale che è in capo a tutti noi, anche a chi vive al di là dell’oceano e visita Roma perché questa città è un bene dell’umanità che deve essere preservato e tramandato con il contributo di tutti.

L’unicità e la grandiosità di un patrimonio storico e artistico che catalizza l’interesse culturale internazionale, è accompagnato da nuova linfa di produzione culturale contemporanea. A suo parere, ve ne è adeguata consapevolezza?

Penso di no, questa è forse la sfida più delicata. Digitando su Google “Cultural life in Rome” escono immagini del Colosseo e di storia antica, se si sostituisce nella ricerca Paris, London, Berlin o New York, vengono fuori architettura, patrimonio culturale ma anche attività del tempo contemporaneo. Questa associazione biunivoca forte tra la percezione che si ha di Roma e la sua storia, è una debolezza della città che nel passato si è cercato di superare con operazioni di marketing, grandi concerti e cose di questo genere. Io credo sia necessario un lento e profondo lavoro della politica per l’emersione della produzione culturale romana o a Roma ospitata.  Roma è l’unica città al mondo che accoglie tutte le Accademie culturali di tutti i paesi del mondo, abitate da giovani artisti emergenti di ogni razza e di ogni genere, che si occupano di arti visive, plastiche, letteratura, cinematografia, audiovisivo. Mettere a sistema questa realtà e farla percepire è una grande sfida, ma oggi questa ricchezza di Roma comincia ad essere vista soprattutto dai giovani.

Attraverso quali canali è possibile promuovere il progetto-cultura di Roma nella sua dimensione contemporanea che propone interessanti iniziative nell’arte, nella scienza, nella ricerca?

Innanzitutto partendo dal mettere in ordine le cose che succedono, immaginando che ci siano delle stagioni nella programmazione culturale della città che siano connotate. A Roma i primi mesi dell’anno sono dedicati alla divulgazione della cultura scientifica, con circa mille eventi che si svolgono in tre mesi, la parte centrale dell’anno è dedicata a una divulgazione culturale più a largo spettro e la parte di fine anno al contemporaneo e all’emergente. Naturalmente in sottofondo c’è sempre la vita culturale espressa dalle grandi istituzioni culturali che copre anche i centri di ricerca. Dare sistema è importante per conoscere ed elaborare dati. Nei primi sei mesi dell’anno le istituzioni che dipendono dal Comune di Roma producono circa diecimila eventi, un numero enorme a cui partecipano circa un milione e mezzo di persone. Dare ordine e sequenza a una enormità di eventi, consente di fare programmazione culturale, comunicandola meglio, creando ricorrenze e  appuntamenti che sono rivolti a pubblici con interessi diversi. Il Festival della Scienza che fino a poco tempo fa pochi conoscevano è diventata una realtà gigantesca e oggi ha assunto un grande prestigio internazionale.

Roma  ha 2772 anni di storia, da quasi 150 anni è capitale d’Italia, è polo politico e religioso. Quali sono i principi che ispirano le politiche culturali di una città particolare e complessa?

Aggiungo un dato e cioè che Roma si estende su 1.200 Kmq, pari a  tutta l’estensione di New York ma mentre New York si è sviluppata progressivamente ed è densa con i suoi otto milioni di abitanti, Roma è abitata da due milioni e ottocentomila persone suddivise in tanti villaggi, in quartieri lontanissimi dal centro che hanno poche istituzioni culturali, tradizionalmente collocate nel centro della città. Partendo dalla mia convinzione che la cosa più importante è garantire a tutti il diritto di partecipare alla vita culturale, in attuazione dell’art. 27 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, stilata dopo la seconda guerra mondiale per volontà di Eleanor Roosevelt, al fine di stabilire il diritto di tutti a partecipare alla vita culturale per costruire rapporti di comunità e di relazioni tra le persone, oggi  la sfida principale di Roma è collegare tutto questo suo percorso storico diffuso nella città, perché le tracce storiche sono ovunque, con la sua vita contemporanea, evitando di farlo solo nel centro perché questo non consentirebbe a tutti di goderne. Nelle nostre città, nelle grandi aree urbane la vita culturale deve essere un fondamentale collante della società. Considero pertanto positivo il ritorno della competenza sul turismo al MIBACT,  con cui  auspico una collaborazione di forte sinergia, come anche con il Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica,  che tenga conto del profilo di Roma, città unica al mondo per la vastità del suo patrimonio storico e artistico ma anche per la presenza attiva di numerosi produttori di cultura contemporanea.

La cultura oltre le istituzioni culturali, nelle piazze, nelle periferie, tra la gente, con la gente.  Con quali forme e attività si favorisce la partecipazione?

Portando le attività culturali in tutte le zone affinchè tutti possano fruirne.

Il centro di Roma è patrimonio dell’umanità. Qual è l’esperienza che Roma ha portato all’interno del network delle 180 città creative dell’Unesco che si è riunito in giugno a Fabriano?

Il dibattito nell’ Unesco  e in tutte le Agenzie delle Nazioni Unite si è cristallizzato negli obiettivi di sviluppo sostenibile, con una argomentazione molto forte sul ruolo che la vita culturale ha nella sostenibilità. Io ho accentuato la dimensione del diritto individuale a partecipare alla vita culturale per acquisire competenze culturali che altrimenti non si apprenderebbero. Guardare un’opera d’arte che non si conosce stimola la curiosità, fare attività culturale insieme determina empatia, valori importanti da recuperare in una società dove spesso ha prevalso la competitività a danno del saper essere comunità. 

La partecipazione di tutti i cittadini alla cultura della città, intesa come diritto fondamentale della persona, è un suo granitico convincimento. Roma cosa fa oggi concretamente affinchè ciò si realizzi?

Fa davvero tanto. L’Estate Romana, manifestazione culturale organizzata collaborando con operatori culturali privati che per anni ha interessato solo il centro, ora è diffusa in tutta la città ed è raddoppiato il numero delle persone che la frequentano. “Opera Camion” è una delle attività culturali  di cui siamo più orgogliosi perché consente di rappresentare la versione quasi integrale di un’opera lirica, su un camion che la porta in giro, nelle piazze delle periferie,  con musicisti professionisti del Teatro dell’Opera.   L’iniziativa, ad ingresso libero, consente di coinvolgere nuovo pubblico, avvicinando molti alla conoscenza dell’opera lirica. Sovente si scelgono piazze vicine alle biblioteche civiche di Roma, meritevoli di essere conosciute e apprezzate per le numerose attività culturali che le animano tutto l’anno. E tutto questo viene realizzato a costi molto contenuti, con una economia possibile anche per chi decide di fare investimenti privati in una strategia di given back.

A Roma c’è collaborazione tra pubblico e privato per sostenere le iniziative culturali ?

C’è sensibilità sul tema ma non ci sono purtroppo in Italia adeguati strumenti legislativi e fiscali. Tutte le aziende e le attività che sono disponibili a consentire al numero più ampio di persone di partecipare a esperienze culturali costruttive, sono da noi accolte con interesse a meno che non siano improntate ad un falso mecenatismo. Il patrimonio culturale di Roma è in parte conservato dallo stato e in parte dalla città e richiede ogni anno diverse centinaia di milioni di euro. Né stato né città hanno tutti i soldi per farlo. Fortunatamente ci sono tantissimi interventi di mecenatismo privato che aiutano a recuperare e valorizzare questi tesori, come è stato fatto per il Colosseo, la Fontana di Trevi, come si sta per fare per il Mausoleo di Augusto. Si tratta di interventi di sostegno privato che sono importante e concreta espressione di quella responsabilità nella cura di Roma che non deve essere solo di Roma e dei romani.

Il racconto di Roma città d’arte, letteratura, scienza e ricerca inorgoglisce ma se ne può fare anche una narrazione attraverso le canzoni che l’hanno fatta conoscere nel mondo e i film che ne hanno esportato l’immagine iconica. Questo tipo di cultura è adeguatamente valorizzata?

No, per dinamiche di mercato legate ai distributori, a cui si aggiunge una certa pigrizia della cinematografia nel rischiare pellicole che siano meno block busters, anche se ci sono felici eccezioni. C’è una grande scuola di fumetti, penso a Zero Calcare, una editoria minore ricchissima, la musica dei giovani trappers romani che domina la scena musicale internazionale, cantautori della periferia romana come Ultimo che il primo giorno della prevendita per il concerto al Circo Massimo ha venduto più biglietti dei Rolling Stones. Roma contemporanea esprime molte cose,  anche perché è ricca di una grande storia che è capace di reinterpretare. Noi cerchiamo di promuovere l’emersione di cultura contemporanea, consentendole di esprimersi raccontando la città, anche quella meno conosciuta, come Gabi per esempio, un sito archeologico dell’età repubblicana che è ai confini  estremi di Roma, bello come Stonehenge;  c’è poi il bellissimo Parco archeologico di Ostia dove spesso facciamo concerti  anche con band moderne,  con proiezioni in 3D. Caracalla dalla bellezza mozzafiato, nei cui sotterranei vengono ospitate continuamente mostre di arte contemporanea. C’è l’ex Mattatoio, uno dei gioielli dell’archeologia industriale romana, che ospita oggi aule universitarie di architettura, un centro di produzione culturale, uno spazio espositivo; il Macro, museo di arte contemporanea che fa incontri, scambi e laboratori. Abbiamo una città che fiorisce nella sua contemporaneità, nella quale tutte le istituzioni culturali hanno da poco cominciato a lavorare insieme, in sinergia, per il raggiungimento degli obiettivi di una seria politica culturale che consenta a questa città di cominciare a volare.

Roma è un po’ di tutti?

Roma è di tutti. Invitiamo tutti, anche gli americani, italo e non, a visitare questa città, a viverla senza fretta, per poterla scoprire e assaporare. Vi sorprenderà.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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