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Lo sguardo di Dante

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Inferno, Purgatorio, Paradiso, una mostra fotografica allestita alle Gallerie Nazionali Corsini racconta le tre cantiche della Divina Commedia con una prospettiva inedita legata all’intensità della luce. Palazzo Barberini ospita l’esposizione Lo sguardo di Dante – The Mimetic Observer, 27 scatti fotografici realizzati sul tema della luce e dell’immaginario dantesco, da Carlotta Valente in collaborazione con Joaquin Paredes. Le opere offrono una lettura originale del mondo dantesco e del modo in cui Dante rappresenta il mondo naturale nella sua opera più conosciuta, interpretata e narrata in un alternarsi di oscurità, bagliori e fulgori. Il racconto della mostra, promossa e prodotta dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione del Ministero della Cultura è l’occasione per approfondire le iniziative di una istituzione culturale che si occupa di tutelare il patrimonio fotografico dell’Italia di ieri e di oggi. Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra la fotografa Carlotta Valente e il direttore dell’ICCD Carlo Birrozzi.

Carlotta Valente

Dove ha cercato lo sguardo di Dante?

Ho cercato di studiare quello che Dante vedeva, interpretando i modi in cui parlava delle cose e degli oggetti, cercando di capire l’illuminazione e la presenza o meno di difficoltà nella visione. Il mondo visivo di Dante ha ispirato la mia esperienza di ricerca, interessante e molto profonda, che mi ha portato a guardare come guardava Dante.

Da cosa si parte per interpretare lo sguardo di Dante?

E’ stato fatto uno studio del processo, abbinato a un materiale che rappresenta come Dante parla della luce in una precisa cantica. Nell’Inferno la luce è descritta come opaca, nemmeno la luce divina riesce ad attraversare l’opacità delle tenebre, pertanto ho scelto come materiale la carta fotografica dove è stata effettuata la solarizzazione, un processo che si ottiene in camera oscura per rimuovere ogni tipo di luce dalla carta. Per la seconda cantica, l’unica dove luci e ombre convivono, ho scelto come materiale il vetro perché Dante descrive le anime del Purgatorio come trasparenti. Il blu è il primo colore che Dante vede entrando nel Purgatorio. Per il Paradiso abbiamo scelto come materiale lo specchio perché Dante, quando entra nel Paradiso, viene accecato dalla luce e non riesce a descrivere quello che vede. I dagherrotipi esposti, realizzati in lastre d’argento, sono tutti rappresentazioni di fenomeni luminosi o di cose che Dante descrive di vedere nella luce.

C’è uno scatto che attira immediatamente l’attenzione del visitatore?

Sicuramente i dagherrotipi, esemplari non di comune riscontro nelle mostre perché solitamente si possono guardare solo online o sui libri di storia della fotografia. In questa mostra ci sono ed è impossibile non esserne immediatamente attratti. Ci sono anche cianotipi su vetro posizionati con una illuminazione particolare che sicuramente attraggono l’attenzione dei visitatori.

Carlo Birrozzi

 L’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione del Ministero della Cultura di cosa si occupa?

L’Istituto nasce nel 1880 per documentare il patrimonio culturale italiano dell’appena nato Regno d’Italia. Nel 1861 Francesco De Sanctis, ministro della Pubblica Istruzione, invia due storici dell’arte nell’Italia centrale per capire quale fosse la consistenza e lo stato di conservazione del patrimonio culturale. L’anno successivo i due storici, tornati a Roma, scrivono una lettera in cui manifestano la necessità di realizzare un catalogo sulla consistenza del patrimonio culturale, corredato da fotografie. È per questo che intorno al 1880 il Ministro della Pubblica Istruzione, da cui dipendeva la Direzione Generale Antichità e Belle Arti, comincia a costruire un catalogo del patrimonio culturale.

E la fotografia?

Cominciano anche le prime campagne fotografiche che all’inizio venivano acquistate tra quelle realizzate dai grandi fotografi italiani, fino a quando nel 1895 nasce il Gabinetto Fotografico Nazionale.

La fotografia diventa un compito dello stato?

Il Ministero dell’Istruzione comincia a inviare direttamente i suoi fotografi che vanno a documentare il patrimonio culturale e il paesaggio su tutto il territorio nazionale.

Come prosegue il racconto fotografico dell’Italia?

La storia continua in questo modo fino al 1975, quando nasce con il Ministero della Cultura, l’Istituto Centrale per il Catalogo che eredita due grandissime fototeche con il patrimonio del Ministero dell’Istruzione, a cui si aggiungono anche collezioni private che portano un nuovo sguardo sull’Italia e sulla fotografia.

L’impegno del ICCD oggi a cosa è rivolto?

Siamo impegnati a conservare quello che abbiamo acquisito, diversi milioni di fotografie, lastre fotografiche, pellicole e stampe. Accanto alla fototeca c’è anche una aerofototeca che nasce e si sviluppa dopo la II Guerra mondiale con circa sei milioni di fotografie aeree che raccontano l’Italia nei diversi momenti del suo sviluppo.

Come è conservato questo enorme patrimonio culturale?

Attualmente siamo impegnati nella digitalizzazione del  patrimonio storico e culturale, abbiamo un portale che oggi ospita 350mila fotografie già digitalizzate e descritte che in breve tempo diventeranno 1milione e mezzo, in quanto abbiamo già in corso due campagne di digitalizzazione.

Alla tutela e conservazione del patrimonio si affianca anche una attività di valorizzazione?

 Certamente, c’è una costante attività di valorizzazione anche attraverso la promozione di mostre con artisti contemporanei impegnati nel rivitalizzare e ridare significato alle nostre collezioni. Abbiamo avuto interventi di Olivo Barbieri e altri artisti molto noti che portiamo in Italia e all’estero, partecipiamo a campagne fotografiche come la recente per l’ UNESCO che è stata ospite a Los Angeles e passerà anche per New York.

Una mostra sullo sguardo di Dante promossa e prodotta dall’ICCD. Il collegamento è legato solo alla fotografia?

È una mostra che a noi piace in modo particolare perché è molto legata all’Istituto. È stata costruita utilizzando tecniche storiche, a partire dai dagherrotipi, interamente realizzati nel nostro Istituto, con le artigianalità di cui andiamo fieri. Protagonista del racconto per immagini è la luce, una componente essenziale nella fotografia che caratterizza anche la Commedia, dalla selva oscura fino alla luce piena del Paradiso. Il progetto rappresenta un ritorno alle origini della fotografia che tenta di cogliere e rappresentare l’oltre in cui avviene il viaggio dantesco. L’esposizione è accompagnata, come tutte le mostre che produciamo, da un documentario che illustra le nostre attività e da un catalogo che ne conserva memoria.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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