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Orietta Berti, l’usignolo della musica italiana

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La canzone della tradizione melodica italiana è bella da ascoltare e da raccontare. I favolosi anni ’60 e ’70, generosi nella produzione musicale di brani apprezzati e cantati anche all’estero, sono ricordati con l’allegria di canzoni spensierate, specchio di una società giovane e curiosa. Oggi, a distanza di 50 anni, quelle che sembravano canzonette, svelano i sogni e i sentimenti di una generazione raccontata dai Musicarelli, film musicali che avevano come protagonisti i cantanti e le canzoni del momento, la cui immagine iconografica contribuisce a ricostruire la socialità e i sentimenti di quegli anni di Italian happy days. Gianni Morandi, Orietta Berti, Adriano Celentano, Rita Pavone, Little Tony, autentici beniamini del pubblico, facevano da colonna sonora ad anni di irripetibile speranza nel futuro, idolatrati protagonisti dei Musicarelli, un genere cinematografico che dopo anni di successo, si è poi arreso al cambiamento dei gusti e alle nuove modalità di diffusione della musica e agli scricchiolii che evidenziavano le prime criticità sociali.  I Musicarelli restano nella memoria collettiva come testimoni di  un tempo e un mood non replicabili,  anche se  sono in cantiere film biografici su alcuni cantanti dell’epoca, che dovrebbero essere realizzati sul modello dei Musicarelli.  

Osservatorio Roma e America Oggi incontrano Orietta Berti, protagonista della musica italiana e del bel canto melodico che festeggia i 55 anni di una carriera iniziata proprio con i Musicarelli, consacrata da 11 partecipazioni al Festival di Sanremo, 10 al Disco per l’Estate, Canzonissime, tourneè, concerti, film, conduzioni televisive e soprattutto centinaia di brani interpretati con sentimento e passione. È un’artista molto amata da un pubblico transgenerazionale e trasversale che la segue perché è umile e radiosa, ha il sorriso dell’Italia e rappresenta la cultura delle cose semplici che aiutano a vivere bene.

Un viaggio nel mondo della canzone che comincia con i Musicarelli. Che ricordo ne ha?

Erano film legati a una canzone e a un cantante che in quel momento, erano i primi anni ’60, aveva molto successo. Ho cantato le canzoni di Suor Sorriso in due Musicarelli interpretati da una suora, Suor Teresa, che insegnava canto e musica ai bambini, con i quali ho avuto i primi successi. I Musicarelli erano molto amati dalla gente che andava volentieri al cinema a vederli anche perché era un modo per avvicinare l’ammiratore al proprio idolo.

Quanta Orietta Berti c’era nelle canzoni di Suor Sorriso?

Ho cantato le traduzioni dall’inglese e dal francese delle canzoni di Suor Sorriso, per renderle comprensibili a chi allora,50 anni fa, non conosceva le lingue. Rendevo comprensibili  a tutti poesie bellissime, preghiere in musica dedicate al Signore e alla religione. Questo mi permise di partecipare al Disco per l’estate 1965 che vinsi con la canzone “Tu sei quello” che  ha dato inizio alla mia carriera.

I Musicarelli, importanti per i giovani degli anni ’50 e ’60, sono una traccia per ricostruire le abitudini e i costumi di quegli anni?

Fino alla metà degli anni ’80 la musica leggera italiana andava per la maggiore in Europa, piaceva molto, tutte le nostre canzoni venivano incise da cantanti e gruppi musicali stranieri che apprezzavano il bel canto, la canzone allegra, i testi pieni di ironia. Noi cantanti di quegli anni siamo stati molto fortunati perché si facevano i Musicarelli, si tenevano molti concerti e si vendevano tanti dischi. I Musicarelli si realizzavano con pochi mezzi, ma raccontavano quegli anni e quel tempo, i sentimenti dei giovani, l’allegria e la speranza. Oggi sono un’idea non replicabile, perché sono cambiati i gusti e di conseguenza anche l’offerta, ci sono tante possibilità per seguire e incontrare i propri idoli. I Musicarelli rimangono legati a quel periodo.

La melodia italiana cosa raccontava e cosa racconta oggi?

La melodia di quegli anni era molto sentimentale e romantica, accompagnata da testi che erano vere e proprie poesie composte dai nostri cantautori che erano bravissimi. I testi stranieri, molto ripetitivi, non erano paragonabili ai testi delle canzoni italiane, capaci di fare un discorso, di raccontare una storia seppur nei pochi minuti di una canzone. Oggi il prodotto è molto più veloce, il tempo delle canzoni più breve con la conseguente difficoltà di riuscire  a fare un racconto che abbia un inizio, uno sviluppo e una fine. E’diversa anche la programmazione televisiva dedicata solo alla canzone. In quegli anni c’era il Disco per l’Estate che durava mesi, la Gondola d’Oro, le Canzonissime che cominciavano il 6 settembre e finivano il 6 gennaio e ogni sabato sera il pubblico seguiva i propri beniamini in gara tra loro,  sostenendoli con l’invio di cartoline. La finalissima del 6 gennaio registrava ascolti di 30 milioni di telespettatori. Queste manifestazioni canore, avvicinavano il pubblico ai cantanti, instaurando un rapporto quasi familiare, che ci ha visti crescere insieme. Per questo oggi noi cantanti di quegli anni siamo ancora molto amati e riceviamo grande affetto da parte del pubblico.

Orietta Berti e i suoi 55 anni di carriera, vissuti regalando note ed emozioni che hanno sottolineato momenti importanti. Che racconto è stato?

Nelle canzoni c’è anche l’evoluzione della nostra società, che è molto cambiata anche se i temi cari come il richiamo alla famiglia, il rispetto per i genitori, il senso della solidarietà sociale che  caratterizza noi Italiani e ci rende migliori degli altri,  fortunatamente c’è ancora. Con le mie canzoni ho raccontato l’Italia e le sue trasformazioni.

Lei è testimone ed esportatrice nel mondo di italianità e di “emilianità”. Ma l’ Emilia, la sua terra,  cosa ha di tanto particolare da proiettare molti suoi figli nel mondo dell’arte e della musica?

Siamo molto estroversi,  forse è il Lambrusco che ci fa venire una bella voce, perché è un vino frizzante che quando si versa nel bicchiere fa quattro dita di schiuma e a me piace pensare che sorrida. Anche noi emiliani siamo sempre gioviali e sorridenti, come il nostro Lambrusco. E’ forse questo che ci indirizza all’arte e alla musica.

Quanto c’è di Cavriago, dove è nata e di Montecchio Emilia, dove vive, nella sua storia musicale?

A Cavriago frequentavo la Casa del Popolo dove ho imparato a solfeggiare perché c’era un pianoforte e a cantare. Ogni anno gli studenti organizzavano una commedia musicale prendendo in giro la società del paese, la moglie capricciosa, il negoziante tirchio… Io cantavo in queste recite, qualcuno mi notò e consigliò al mio papà di farmi studiare canto lirico. Quando mio padre mancò all’improvviso, cominciai a esibirmi nei concorsi per voci nuove e incontrai Giorgio Calabrese, grande paroliere, autore di canzoni meravigliose e direttore artistico  che mi mandò a Milano per fare alcuni provini con la Philips, una casa discografica multinazionale gestita allora da tedeschi che amavano il bel canto italiano e apprezzavano il mio stile melodioso. Mi fecero partecipare al Disco per l’Estate e da lì ebbe inizio una carriera che continua da 55 anni.

La sua storia racconta un grande talento naturale che è stato però coltivato con impegno e dedizione.

Presi delle lezioni di canto lirico dal Maestro Speroncini che insegnava al Conservatorio di Reggio Emilia, che ha continuato a seguirmi anche dopo, per imparare i vocalizzi e gli esercizi necessari a tenere allenata la voce, che è come uno strumento, va allenata cantando per evitare che spariscano le note basse e le note acute. In questo periodo di lockdown, lontana dai concerti, canto sempre le mie canzoni, per ripassarle e per allenare la voce.

Canta ma scrive anche

Si, una mia biografia per la Rizzoli, con la scrittrice Francesca Parravicini e il mio biografo Luciano Manzotti che uscirà a settembre, con un titolo che mi piace molto “Canzoni, bandiere rosse e acquesantiere”. E’ il racconto della mia storia, dagli inizi a oggi.

Quando la nazional-popolarità di Orietta Berti si trasforma in internazional-popolarità? Le sue prime tournèè americane che storia raccontano?

La nazional-popolarità mi piace molto perché significa avere il sostegno di un pubblico che mi ha sempre amata e continua a farlo. Io devo tutto al pubblico, alla sua forza, alla sua amicizia. Quando partecipavo alle Canzonissime, in gara con gli altri cantanti, il pubblico mi votava inondandomi di cartoline, con un affetto, un rispetto e un entusiasmo che non posso dimenticare. Sono partita per la mia prima tourneè in America  nel 1967, ed era anche il mio viaggio di nozze perché avevo sposato Osvaldo in fretta proprio in vista della partenza. Mi esibivo con Claudio Villa che mi piace ricordare per il talento, l’ironia, la grande professionalità e la cura con la quale preparava i concerti per i nostri connazionali, pensando che essi ne avrebbero dovuto custodire un ricordo prezioso, come una festa gioiosa. Con Claudio e con la  grande orchestra di Nello Segurini abbiamo fatto più di 30 concerti tra Stati Uniti e Canada, con tanta gente che partecipava con grande entusiasmo. Un giorno con Claudio siamo andati in centro a NY e molti connazionali, per strada, ci riconoscevano ed erano talmente felici che ci offrivano di tutto. Abbiamo improvvisato e cantato per loro le canzoni del nostro repertorio, anche le canzoni napoletane… ne conservo ancora un  ricordo che mi emoziona.   A questa è seguita una seconda tourneè con Mike Bongiorno, una persona speciale  e Umberto Tozzi.  Io aprivo con il mio gruppo, poi Mike presentava i giochi, Tozzi cantava e tutti erano emozionati di partecipare a una bella festa italiana.

La sua storia racconta la canzone italiana tra Festival di Sanremo, Un disco per l’Estate, Canzonissima, sigle anche per bambini. Oggi le sue canzoni che Italia raccontano?

Mi piace raccontare i sentimenti, perché sono sempre accompagnati da un tappeto  melodico che io adoro cantare. Canzoni ironiche come” Finchè la barca va” , “L’Altalena”, sono oggi difficili da trovare perché non ci sono più gli autori che riescono a fare un quadretto ironico di una storia che ha  un suo significato. “ Finchè la  barca va”   rappresentava la necessità di non far mai il passo più lungo della gamba, di non desiderare quello che non si può avere. L’altalena descriveva l’amore tra alti e bassi, come è sempre nella vita quotidiana.

Come festeggia i 55 anni di carriera?

Con un cofanetto di canzoni, con 6 Cd, 5 della mia storia e uno totalmente nuovo. Studiamo le nuove canzoni per vedere quelle che sono a me più adatte, per tonalità e arrangiamento.

Usignolo della canzone italiana, inviata speciale sui campi di calcio, giurata nei talent, attrice. Come fa a fare tante cose e tutte bene?

Attrice grazie a Luca Manfredi, che mi ha diretto in “Tutti i padri di Maria” con Lino Banfi e Lino Toffolo, facendomi diventare un’attrice. Un’esperienza  bellissima, vissuta  con grandi professionisti, in un film girato in Argentina che ricordo con grande piacere.

E poi l’incontro con Fabio Fazio, nel 1997 con la trasmissione televisiva Anima Mia,  un sodalizio artistico e un’ amicizia che continua con grande successo.

 L’ incontro con Fabio nasce sull’ironia, più acida la sua, più serena la mia. Mi telefonò per propormi di fare l’inviata sui campi di calcio e io gli dissi che non sapevo assolutamente nulla di calcio, “ed è proprio per questo che la chiamo”, mi rispose. Tutto quello che avviene tra noi, nelle sue trasmissioni, è istintivo e non preparato, è una sintonia che al di là della differenza generazionale, ci unisce con grande semplicità e naturalezza.

La naturalezza e la semplicità che la caratterizzano e la fanno amare dal pubblico

Io vivo il mio lavoro come se fosse un lavoro qualunque, inserito in una vita fatta delle cose che fanno tutti, dalla quotidianità della spesa, alla cura della casa e della famiglia. Questo periodo di fermo mi ha fatto assaporare la mia casa, la mia famiglia e le mie radici.

Dalle canzoni di Suor Sorriso a Merendine Blue, che si candida a essere il tormentone dell’estate 2020, di Lodo Guenzi e gli Extra Liscio, una band bolognese all’avanguardia.  E’ davvero sempre sul pezzo

E’ una canzone che mi ricorda l’infanzia dei miei bambini e le loro merendine, molto simpatica con una musica che mette allegria, un extra liscio che dà effervescenza al testo di Pacifico, tra il punk e il liscio, una polka punk di grande modernità, accompagnata da un video cartone animato. E poi gli Extra Liscio sono romagnoli, con tutta l’allegria e la simpatia che questo comporta. E’ un brano molto divertente.

Orietta, quale canzone vuol idealmente dedicare ai nostri connazionali che vivono lontani dall’Italia?

“Io ti darò di più”, perché si può e si deve sempre dare di più e “Dietro un grande amore”, perché l’Italia è sempre un grande amore.

Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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