Dalla mostra antologica di un’artista, ci si aspetta sempre di più rispetto a una qualsiasi altra esposizione. La voce del corpo/The Body’s Voice, la prima mostra antologica di Carol A. Feuerman allestita a Palazzo Bonaparte, restituisce al visitatore la complessità di un lavoro iniziato negli Anni ’70. Cento opere esposte, le grandi sculture iperrealiste che rendono Carole A. Feuerman famosa in tutto il mondo, i frammenti di corpi, i disegni giovanili, le fotografie e una incredibile installazione site specific, rendono imperdibile la visita alla mostra. Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero ha incontrato Carole A. Feuerman, Demetrio Paparoni e Iole Siena.
Carole A. Feuerman
Artista
Cosa significa per lei esporre a Roma?
Il motivo per cui mi piace esporre a Roma, a Palazzo Bonaparte, è perché di solito quando si parla della mia arte, si parla delle nuotatrici. In realtà le opere dedicate alle nuotatrici sono quello che le gallerie hanno esposto più frequentemente. Le gallerie sono attente all’aspetto commerciale e tendono a mettere in lista le opere che con maggiore probabilità sono amate dalle persone e di conseguenza acquistabili. Io ho però fatto molto di più e questa mostra racconta tutto il mio lavoro. Credo sia la più bella mostra che io abbia mai tenuto. Più di cento opere sono esposte in questo posto bellissimo e ciascun pezzo ha un suo messaggio, ha qualcosa da comunicare.
Arthemisia Arte è donna e supporta le donne…
Credo sia davvero importante che le donne aiutino le donne. Le donne intelligenti possono fare tantissimo insieme. Per questo mi piace molto Iole Siena, adoro quello che fa e adoro la straordinaria squadra che ha organizzato questa fantastica mostra.
JUSTICE è l’installazione che accoglie il visitatore a Palazzo Bonaparte, realizzata per la mostra romana. Qual è il suo significato?
L’arte è donna e anche la giustizia è una donna. La giustizia è molto importante. Io avevo realizzato una scultura che si chiamava Equilibrio, il contraltare della Giustizia. L’opera è piaciuta a tutti ma dopo anni ho pensato che c’è bisogno di più che del solo equilibrio anche se questo è indubbiamente molto importante. Per questo, in un momento della mia vita in cui mi sentivo fuori dal mio equilibrio, ho pensato che le donne possono davvero ritrovare l’equilibrio, se si siedono sul mondo, proprio in cima al mondo.
Sono convinta che se ci fossero più donne a decidere, il mondo sarebbe decisamente migliore. Justice rappresenta una donna che medita seduta su una grande sfera d’acciaio lucido. Le sue mani guardano verso l’alto e disegnano una coppa. Sono mani che richiamano l’immagine femminile nella bilancia della giustizia. L’installazione a Palazzo Bonaparte, esprime questa mia convinzione e sono molto eccitata per aver fatto sedere una donna in cima al mondo.
Demetrio Paparoni
Critico d’Arte e curatore della mostra
Cosa vuole dire il curatore quando presenta il progetto espositivo La voce del corpo come una mostra di narrazioni?
La mostra ti accoglie con una struttura e tu hai una rappresentazione molto realistica di Carole A. Feuerman, in dimensioni reali, mentre sta dipingendo su una scultura che è fuori scala. Si percepisce immediatamente che in questo suo autoritratto del 1981, l’artista sta realizzando un lavoro del 2025. Questa è già una prima narrazione che ti dice come la mostra vada indietro nel tempo e si sposta avanti nel tempo. Il fatto che questa scultura è nella sala dove sono esposti i primi disegni e i lavori di grafica di Carole A. Feuerman, racconta come ci si trovi di fronte al lavoro di un’artista di una complessità incredibile.
Perché è complesso il lavoro con cui Carole A. Feuerman realizza le sue sculture?
È un lavoro complesso perché ogni sua opera si giustifica nel suo essere ma anche rispetto a quello che l’artista Feuerman ha fatto prima e a quello che ha realizzato dopo. Ogni opera è un anello di congiunzione di qualcosa ma poi ciascuno percepisce tutte queste opere come un corpo unico.

Ci sono altre narrazioni?
La seconda narrazione è nella sala dove si trova un salvagente improvvisato per profughi che lasciavano Cuba per arrivare in Florida, a Key West. Carole A. Feuerman ha comprato una foto da un fotoreporter, ha comprato anche i diritti per poterla usare liberamente e ne ha tratto ispirazione. La foto ritrae i gommoni e le imbarcazioni usate dai profughi per scappare. Erano mezzi totalmente insicuri, fatti con le camere d’aria dei copertoni dei camion.
E c’è anche una bagnante che non ha nulla a che fare con le bagnanti colorate e serene del periodo successivo?
Sì, più che una bagnante come siamo abituati a immaginarla, allegra e con la cuffia colorata, è la rappresentazione di una donna esausta.
Carole A. Feuerman ha già esposto in Italia e a Roma. La Voce del Corpo cosa propone al visitatore?
E’ una mostra che restituisce il senso del suo lavoro con una narrazione precisa e completa della produzione artistica di Carole A. Feuerman. Le opere esposte scardinano completamente l’immagine di un’artista disimpegnata che fa sculture di bagnanti, atleti e ballerine. La sala che espone opere con frammenti di corpi femminili un’idea che rimandano a un’idea di sensualità ed erotismo, opere realizzate negli Anni ’70, esprime la poetica del frammento del post-modernismo. Queste opere raccontano come l’artista ha saputo leggere e cogliere in pieno quel periodo. Ma proprio per queste sculture, Feuerman fu fortemente criticata in Texas dove le sue opere fecero scandalo. Era l’epoca delle grandi rivendicazioni femministe.

Carole A. Feuerman come si poneva in quel contesto?
Carole A. Feuerman era sia incosciamente che consciamente, calata in quel tipo di realtà. Quando passa da questo tipo di sculture a quelle a corpo intero, si crea un grande equivoco sul suo lavoro. Si tralascia tutta la produzione artistica precedente e ci si concentra solo sulle opere di nuova realizzazione.
Era una mostra necessaria per recuperare, nella sua interezza, la storia di Carole A. Feuerman?
La Voce del Corpo è assolutamente la prima mostra dove Carole A. Feuerman viene percepita per quello che è.
Iole Siena
Presidente Arthemisia Arte
Arthemisia Arte e tante mostre per festeggiare i primi 25 anni di attività?
Il 2025 è un anno importante per Arthemisia che festeggia 25 anni dalla fondazione. Arthemisia si sta occupando da un po’ di tempo anche di arte contemporanea e a Palazzo Bonaparte volevamo fortemente una grande artista che rappresentasse la femminilità e la storia di Arthemisia.
Una storia tutta al femminile?
Arthemisia è composta prevalentemente da donne. Un’artista come Carole A. Feuerman, tra le più importanti artiste americane contemporanee, è perfetta per rappresentare la nostra storia. Carole A. Feuerman ha dato da sempre grande attenzione alle donne, al loro corpo, alla bellezza, alla sensibilità.
La Voce del Corpo che cosa propone?
È la prima grande mostra antologica di Carole A. Feuerman. A Palazzo Bonaparte sono esposte tutte le opere dell’artista, dalle prime realizzate negli Anni ’70, alle ultime ancora inedite. La mostra è curata con rigore e professionalità, dall’eccellente Demetrio Paparoni. È un grande onore avere Carole A. Feuerman a Palazzo Bonaparte.
Qual è la rappresentazione del femminile nelle opere di Carole A. Feuerman?
Le Bagnanti sono le opere che hanno reso celebre Carole A. Feuerman. Tuttavia visitando la mostra, si capisce quanto tanto altro c’è nella sua produzione artistica. Ci sono opere con donne che stanno affogando, donne migranti legate a gommoni improvvisati, pezzi di anatomia femminile studiati in maniera approfondita. Ci sono donne belle, donne brutte, tutte rappresentate nella loro fisicità reale. Carole A. Feuerman non idealizza le donne e il contributo che dà con la sua arte al mondo femminile, è molto importante.
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