“Quando tu mi dici che non puoi amare di più che il tuo lavoro, io ne potrei essere geloso, ma ti capisco e allora si è formata un’altra forma di amore che è piena di armonia venata da sottili nostalgie e che ha qualche cosa di sublime”.
In una lettera scritta a Genova, destinazione Roma, il 14 marzo 1942, c’è la spiegazione della relazione speciale, d’arte e d’amore, che ha unito due figure di spicco della cultura Novecentesca. Il passaggio citato dà il titolo a Mario Mafai e Antonietta Rafhael. Un’altra forma di amore, la grande mostra allestita al Casino Nobile di Villa Torlonia che ricostruisce in parallelo, la vicenda artistica, intellettuale e sentimentale dei due artisti. Qual è l’altra forma di amore e perché il concetto, contestualizzato nel periodo in cui prende forma, è totalmente rivoluzionario? Mario Mafai è un artista e intellettuale romano che nel 1925 incontra Antonietta Raphael, una ragazza lituana di origini ebraiche, cosmopolita e irruente. Frequentano entrambi la Scuola del Nudo a Roma. Mario la corteggia cogliendo un mazzolino di fiori che le dona chiedendole di ritrarlo.
Il ritratto gli piace, si riconoscono, si innamorano e cominciano insieme un cammino d’ arte e amore. Si tratta, più specificatamente, di una nuova forma di amore, rivoluzionaria negli Anni Trenta, perché Antonietta che diventerà presto mamma di tre figlie, sarà sempre e prima di tutto un’artista. Viaggia, lascia Roma, il marito e le sue bimbe e si trasferisce a Londra. Dipinge, crea, vive la sua vita da protagonista. Mario comprende che niente e nessuno è per Antonietta più importante del suo lavoro. Lo accetta ed è questa la lezione di un’altra forma di amore che a distanza di cento anni dal loro incontro, sessanta anni dalla morte di Mario e cinquanta anni dalla morte di Antonietta, ci raccontano due grandi protagonisti del XX secolo. Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra Raffaella De Pasquale e Serena De Dominicis, impegnate nelle attività del Centro Studi Mafai Raphael.
Raffaella De Pasquale
Centro Studi Mafai Raphael e nipote di Mafai e Raphael
Che realtà rappresenta il Centro Studi Mafai Raphael?
Il Centro giuridicamente è un’associazione culturale che ha sede a Roma. È nato nel 2010 per volontà di Miriam Mafai, la prima figlia degli artisti Mario e Antonietta. Miriam pensava che la famiglia dovesse continuare a essere unita e ad avere un’entità per rappresentare gli artisti. Il Centro ha un sito internet che è un luogo virtuale sul quale vengono raccolti materiali e organizzate mostre. Il Centro è riuscito ad affermarsi come istituzione che garantisce l’autenticità delle opere dei due artisti. Al Centro vengono sottoposte in verifica opere e quadri che analizziamo.
Il Centro Studi è collegato a università e istituti d’arte per promuovere la ricerca?
Lo è ma ancora non in maniera organica. Arrivano richieste per tesi di laurea e stiamo lavorando all’idea di istituire un premio per studi scientifici su Mario Mafai e Antonietta Raphael.
Questa mostra cosa racconta del racconto di Mafai con Roma?
La mostra racconta il rapporto intenso che c’è stato tra Mafai e Roma. I visitatori possono ascoltare e vedere video in cui Mafai parla della sua città e dei cambiamenti di Roma. Una sala della mostra parla proprio di questo rapporto, attraverso i paesaggi e le vedute di Roma che a un certo punto si disgrega. “Roma è una città in disfacimento che profuma di eternità” è una frase di Mafai assolutamente emblematica del suo pensiero.
Cosa ha rappresentato l’affaccio su Roma da Via Cavour, casa Mafai Raphael frequentata dagli intellettuali dell’epoca?
Via Cavour è la casa dove gli sposi hanno vissuto la loro prima vita di famiglia. Myriam Mafai è nata quando Rafhael era a Montepulciano, mentre Mafai era a Roma. Antonietta comunica da Firenze con una lettera autografa, esposta in mostra, la nascita di Miriam al marito “Ti comunico che è nata una bambina”. La coppia andrà a vivere in Via Cavour solo quando Miriam avrà poco più di un anno. La famiglia si ricompone ed è lì che nascerà mia madre Simona, seconda figlia della coppia e poi Giulia, la terza figlia. Sono anni di frequentazioni e conoscenze, la loro casa era un via vai di grandi artisti.

Era una sorta di cenacolo culturale?
Si, nascerà lì la Scuola di Via Cavour. Sono stati pochi anni ma vissuti molto intensamente, poi nel 1930 partono tutti per Parigi e al ritorno vanno a vivere a Piazza Indipendenza, a Villa Salus, l’albergo di cui era proprietaria la mamma di Mafai.
Mario Mafai e Antonietta Raphael sono i suoi nonni…
Sono l’origine della nostra famiglia, tanto diversi tra loro ma entrambi liberi e felici di vivere uniti dall’arte e dall’amore per la famiglia. Li ricordo come due grandi artisti ma anche come i nostri straordinari nonni.
Serena De Dominicis
Comitato Scientifico Centro Studi Mafai Raphael e curatrice della mostra
Qual è la linea narrativa della mostra?
Con questa mostra volevamo restituire non soltanto l’opera di Mafai e Raphael come singoli artisti ma anche l’incidenza che il rapporto tra loro ha avuto sull’opera di ciascuno.
Che rapporto c’è stato tra i due artisti?
Un rapporto complesso fatto di stima ma anche di antagonismo, una relazione intellettuale ma anche sentimentale. L’idea che la mostra sottende è questa.
La mostra cosa propone al visitatore?
Sono esposti tanti documenti, lettere, fotografie, cataloghi, filmati, oltre naturalmente alle opere pittoriche e scultoree provenienti da collezioni pubbliche, private e dalle collezioni degli eredi. Tutto il materiale consente di entrare meglio nella dinamica dei due artisti che anche dopo essersi lasciati, continuano ad avere un solido rapporto intellettuale. Mafai andava in fonderia a dare consigli a Raphael, lei lo spronava nel suo lavoro…c’era uno continuo confronto che dura fino al 1965 quando Mafai muore.
Quante opere sono esposte?
Le opere sono 105 ma a queste si aggiungono tutti i materiali documentali esposti nelle teche.
C’è una prevalenza di opere di uno dei due artisti?
Abbiamo deciso di inserire nella stessa proporzione le opere di Mafai e le opere di Raphael, in modo che nessuno dei due prevalesse sull’altro.

La mostra racconta il diverso rapporto che i due artisti avevano con Roma?
Ci sono le bellissime vedute di Roma realizzate da Mafai e qualche paesaggio realizzato all’interno della Scuola di Via Cavour. Ci sono opere di Raphael che rappresentano il colore e la luce di Roma, di cui l’artista racconta di essere rimasta affascinata. Se l’arte pittorica di Antonietta Raphael ha questo tipo di cromatismo, lo deve proprio alla luce e all’incontro con Roma.
Eppure Roma non era la sua città…
Non solo non era la sua città ma non era nemmeno la destinazione finale di un viaggio che Antonietta Raphael aveva cominciato pensando di arrivare in Egitto. L’artista scrive apertamente che quando lascia Londra, parte per Parigi, scende a Montecarlo, pensava di arrivare in Oriente. Nel 1925 arriva invece a Roma e resta folgorata, da Roma e da Mario Mafai che incontra subito. Mafai sarà il motivo per cui resterà legata a Roma per sempre.
La sezione Intermezzo musicale è dedicata a Raphael?
Non solo a Raphael perché la musica è un elemento molto presente all’interno della famiglia. Antonietta Raphael è laureata pianista alla Royal Academy di Londra e la musica è un elemento importante per lei. In molte opere, sia pittoriche che scultoree, si ritrova il suo amore per la musica. Ma la musica univa anche la coppia. In mostra è esposto un quadro, La lezione di piano, che raffigura Antonietta con una delle figlie intenta a suonare il piano.
Il pianoforte era per Raphael un oggetto sacro a cui avvicinarsi con grande riverenza. Per Mario Mafai il pianoforte era invece un gioco per strimpellare canzonette alla moda. Il pianoforte era comunque un oggetto attorno al quale si ritrovava tutta la famiglia. La colonna sonora che accoglie i visitatori nella Stanza della Musica è un brano di Bach, con intermezzi delle canzoni degli anni Trenta. Portami tante rose, Ma l’amore no che erano la loro colonna sonora quotidiana.
Il sottotitolo della mostra racconta una storia d’amore originale per il tempo in cui è stata vissuta?
Tra Mafai e Raphael si è formata un’altra forma di amore. In Raphael è preminente l’amore per l’arte, rispetto a tutto il resto. Ciò non toglie nulla alla centralità che Mafai ha avuto nella sua vita e all’amore che ha provato per le sue figlie. Ma Raphael si considera prima artista e poi moglie e madre.
Due artisti da cui sono nate tre figlie Mafai…
Miriam, nota giornalista, scrittrice e intellettuale, Simona, senatrice della Repubblica e Giulia, costumista della RAI. Oggi non ci sono più ma rimane il Centro Studi Mafai Raphael che hanno fondato, diretto da Raffaella De Pasquale e di cui io e Valerio Rivosecchi siamo il comitato scientifico.
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La mostra è accompagnata da un catalogo edito da De Luca Editori d’Arte. Mario Mafai e Antonietta Raphael. Un’altra forma di amore, a cura di Valerio Rivosecchi e Serena De Dominicis
L’esposizione, visitabile fino al 2 novembre, è promossa da Roma Capitale- Sovrintendenza Capitolina, ideata dal Centro Studi Mafai Raphael, organizzata da Zetema Progetto Cultura.