Il cinema delle origini che nel 1921 il critico Ricciotto Canudo definisce la settima arte, esordisce con un apporto paritario di talenti. Agli albori della cinematografia e fino agli Anni Quaranta del Novecento, nel cinema lavorano uomini e donne. E’ interessante sottolineare come non ci fossero allora pregiudizievoli separazioni di ruoli. Tutti e tutte possono fare tutto. Comparse, protagoniste, registe, addette alla scrittura di un film, al montaggio, alla produzione, ai costumi e alla distribuzione. Cosa sia poi successo nei decenni successivi e perché questa naturale e sostanziale coesistenza non sia stata più raccontata è una storia ancora tutta da scrivere. Certamente merita di essere riscritta la storia che ricostruisce il contributo femminile alla nascita del cinema.
La storiografia ufficiale, tranne rare eccezioni, ha finora sorvolato su una presenza che c’era e si faceva sentire. Il cinema nasce anche donna e una mostra, promossa dal Ministero della Cultura e realizzata da Archivio Luce Cinecittà, lo racconta sostanziandola di scoperte e documenti inediti. Fotografie, sceneggiature, bozzetti, pellicole, riviste d’epoca e reperti d’archivio recuperati, ricostruiscono le biografie di trenta donne pioniere del cinema. È a loro che è dedicato il progetto espositivo Invisibili – le pioniere del cinema, allestito a Palazzo della Stamperia, a pochi passi dalla Fontana di Trevi, un luogo iconico che è nell’immaginario del cinema mondiale. La mostra è accompagnata da un libro/catalogo con fotografie e documenti inediti, arricchiti da saggi di importanti personalità della cultura italiana.
Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero ha incontrato Lucia Borgonzoni, Chiara Sbarigia, Carlo Chatrian.
Lucia Borgonzoni
Sottosegretario di Stato Ministero della Cultura
Qual è l’idea da cui parte la mostra?
L’idea è già nel titolo, rendere visibili un numero molto consistente di donne che hanno fatto nascere il cinema italiano. La mostra ricostruisce trenta biografie ma sappiamo che in realtà sono molte di più.
Cosa lo lascia pensare?
Le ricerche che abbiamo effettuato negli archivi, a partire da Archivio Luce Cinecittà. Si è aperto un mondo su una moltitudine di donne, registe, produttrici, montatrici, pioniere dell’animazione. Sono tutte in questo progetto espositivo dove abbiamo inserito anche qualche attrice.
Poche attrici selezionate con quale parametro?
Sono attrici che rappresentavano un genere inimmaginabile, le donne maciste. Erano donne che non avevano stuntman e interpretavano film d’azione direttamente. Ci sono tante comiche e abbiamo esteso la mostra anche alle doppiatrici, in onore del grande doppiaggio italiano. Una di loro ha doppiato 5mila film in pochi anni e ha dato la voce a Biancaneve e a molti personaggi che appartengono all’immaginario dei nostri nonni.
È una mostra che attenziona il tema della parità…
Sì, abbiamo deciso di realizzare una mostra dedicata alle pioniere del cinema anche perché si parla di parità. La parità di genere passa anche dal restituire alla storia il ruolo che realmente le donne hanno avuto nel cinema. Le donne hanno fatto nascere il cinema esattamente come gli uomini e oggi si riprendono il loro spazio, uno spazio che già c’era nel cinema delle origini.

Chiara Sbarigia
Archivio Luce è sempre impegnato alla ricerca del passato…
L’ Archivio Luce è alla ricerca del passato ma è una ricerca volta a raccontare e a dare chiavi interpretative del presente. Noi abbiamo una bellissima biografia visuale del nostro Paese e stiamo cercando di utilizzarla a tutto tondo. Cerchiamo di raccontare non soltanto il periodo storico del Fascismo ma anche la vita quotidiana e il mondo sociale di quegli anni.
Le pioniere del cinema sono protagoniste di una mostra che racconta storie inedite ?
Le protagoniste della mostra sono donne che hanno fatto la storia del cinema tra gli Anni Venti e gli Anni Quaranta. Invisibili- le pioniere del cinema racconta un mondo in cui le donne avevano ruoli importanti non solo in scena, come le grandi attrici che tutti ancora ricordano, ma anche dietro le quinte. Sono registe, produttrici, creative, tecniche e operaie addette alla pellicola. La mostra restituisce visibilità alle donne che hanno lavorato davanti e dietro le quinte delle produzioni. Mi piace sottolineare il lavoro quotidiano che le donne svolgevano dietro le quinte dei cinegiornali, tra documenti, pellicole, moviole. Ricordare queste donne, restituire loro visibilità e biografie significa riscoprire le profonde radici del cinema e completare il ritratto dei suoi protagonisti.
Carlo Chatrian
Direttore Museo Nazionale del Cinema
Che epoca è stata quella che ha visto nascere il cinema?
Il cinema delle origini è una terra vergine e un luogo da occupare. Le donne se ne rendono conto prima degli uomini, forse anche per ragioni storiche. Colgono la possibilità di un luogo dove esprimere se stesse e la propria femminilità. Curiosamente, fino agli Anni Venti in Italia il cinema è associato all’articolo femminile perché è chiamato la film. Certamente era un luogo in cui la produzione era pensata soprattutto per le donne.
Perché un’epoca innocente?
L’idea dell’innocenza appartiene al cinema delle origini ma non era solo femminile. Anche quando vediamo un film di Charlot pensiamo all’innocenza. In realtà definisco l’epoca innocente anche pensando al nostro presente, dove siamo tutti incasellati in un codice e in un protocollo anche se per ragioni del tutto comprensibili. Rivedere e provare a immaginare cosa era il cinema in Italia negli Anni Dieci e Venti del Novecento, ci porta anche questa idea di libertà che forse è importante recuperare.
Il cinema degli esordi aveva più spettatori o spettatrici?
Dai documenti in nostro possesso sappiamo che il cinema è composto in buona parte da donne. Lo è soprattutto nei primi anni ma lo resterà fino agli Anni Sessanta e Settanta. Le spettatrici erano più numerose perché forse avevano più tempo per andare al cinema ma anche perché il cinema era un luogo di libertà, dove potevano andare da sole senza essere accompagnate. È importante osservare che il modo in cuisi vestivano le interpreti fuori dal set, attraverso gli abiti e le acconciature, esprimeva la volontà di affermare una donna moderna e di trasmettere un messaggio alle altre donne. Non è molto diverso dal ruolo che certe attrici hanno oggi, riconoscibili per la loro arte ma anche perché rivestono nella società un ruolo politico e impegnato. Le donne parlano alle amiche, alle sorelle, alle spettatrici che guardano il film e anche agli uomini.
