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Perché non dobbiamo dire addio a Pippo Baudo

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Perché non dobbiamo dire addio a Pippo Baudo? E’ importante analizzare l’impatto che il suo modo di fare televisione ha prodotto sulla crescita culturale degli Italiani.  Pippo Baudo era un intellettuale che faceva il conduttore. Era un uomo coltissimo, informato, un musicista e un raffinato narratore che si esprimeva utilizzando con scioltezza l’intero vocabolario. Ai telespettatori piacevano il suo linguaggio ricco ma non aulico e la sua dizione perfetta. È un suo merito aver aiutato a unificare e diffondere la lingua nazionale, promuovendone un utilizzo corretto. Attraverso i suoi programmi televisivi, Pippo Baudo ha tracciato la via per la conoscenza a molte persone che per condizione o indisponibilità ambientale, erano distanti da un certo tipo di sollecitazione culturale.

In una Italia ancora provinciale, dove in molte aree le grandi città, i teatri, i musei e la possibilità di fruizione culturale sembravano e oggettivamente erano lontane, Pippo Baudo entrava nelle case degli italiani portando leggerezza e contenuti culturali.  Il teatro e i suoi protagonisti, i libri e gli autori, il cinema e gli attori, lo spettacolo internazionale, tutto sembrava più vicino e possibile.  La sua era una televisione per tutti, inclusiva e arricchente, costruita con la visione illuminata di un conduttore che è stato padre e mago della televisione italiana. Quel suo modo di essere sperimentatore e innovatore, protagonista e suggeritore di una televisione fatta bene, ancorata a un sistema valoriale saldo che interpretava compiutamente la missione di servizio pubblico, dovrà essere oggetto di un’analisi sociologica che andrà oltre il tempo della commozione e della commemorazione.

Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero ne ha parlato con il professor Mario Morcellini, storico della televisione, già Commissario AgCom e Prorettore alla Comunicazione Sapienza Università di Roma.

Mario Morcellini

Perché non dobbiamo dire addio a Pippo Baudo?

Pippo Baudo ha traghettato l’intrattenimento italiano da un intrattenimento molto popolare e un po’ americanizzato esemplificato in altro tempo da Mike Bongiorno, in quello che negli ultimi anni è diventato un intrattenimento impegnato. In mezzo c’è stato il baudismo.

Cosa si intende per baudismo?

Il baudismo è l’intrattenimento colto che aumentava i saperi degli Italiani. Era un modo di porgere, di presentarsi, di scegliere i temi e un minimo di approfondimento che aveva anche a che fare con l’attualità, non solo con l’intrattenimento e con il comico. Il baudismo è stato l’esempio perfetto del nazionalpopolare.

Pippo Baudo era un intellettuale che faceva il presentatore. E’ stata compresa compiutamente questa sua duplice essenza?

Era un mescolarsi interessante. È vero che quando fai il presentatore, non è facile fare l’intellettuale ma a Pippo Baudo è in qualche modo riuscito. Pippo Baudo aveva la sapienza, il gusto televisivo, il tempo televisivo per allungare i discorsi e distendere i concetti.

Raffinato narratore, aveva una lingua televisiva che bucava lo schermo…

La sua lingua televisiva era meno ispirata al linguaggio diretto e prevedeva il congiuntivo. La sapienza nell’uso del congiuntivo era una differenza fondamentale tra Pippo Baudo e gli altri presentatori. Un uso del congiuntivo che dopo di lui è quasi scomparso.

Pippo Baudo nelle sue trasmissioni ha promosso una cultura diffusa e inclusiva. È un merito che gli è stato riconosciuto?

Si, è apparso chiaro che era il simbolo di una televisione che sa rinnovarsi continuamente. Non dobbiamo dimenticare  che c’è stata un’epoca, il ‘68 in particolare, in cui la televisione è apparsa a tutti gli studiosi di mentalità culturali,  in arretrato rispetto alla società civile. La società e i giovani correvano più veloci della televisione. Con Pippo Baudo è successo esattamente il contrario.

Cosa ha innovato?

Baudo è stato un opinion leader dei cambiamenti culturali. Baudo è stato anche un interprete di parole nuove che spesso in televisione non trovavano udienza e ascolto. Pippo Baudo ha sdoganato la televisione e l’ha fatta diventare il mediumdegli Italiani.

Pippo Baudo ha rappresentato un modello per le famiglie italiane. Lo ha dichiarato il Direttore della Rai Roberto Sergio. Ma che modello culturale è stato per gli Italiani?

È una dichiarazione molto adatta a definire l’uomo. Il concetto di modello, che è sempre un po’ da studioso, nel caso di Baudo diventava un modello mite. Il fatto di essere un intrattenitore e soprattutto un conduttore come pochi al mondo, sdrammatizzava l’aspetto della cultura.

E quindi?

Rendeva più digeribile agli Italiani anche una cultura elaborata. Questo è il messaggio più forte che ci lascia la sua scomparsa.

La televisione deve essere fatta per tutti. Dietro la parola ci vuole il concetto. L’intelligenza sta nel come si tratta un argomento, nelle curiosità che dai alla gente, attraverso le quali, le ignoranze, grandi o piccole, vengono colmate. Pippo Baudo aveva già detto tutto…

Sono bellissime espressioni. Baudo colpisce per essere stato soprattutto un uomo del servizio pubblico. Come Maurizio Costanzo e altri lo sono stati della tv commerciale, con saggezza e sapienza, Pippo Baudo ha impersonato l’idea di fondo del servizio pubblico.

Quale idea?

Commuovere gli Italiani, farli diventare un Paese. Una volta si diceva l’Italia è fatta, bisogna fare gli Italiani. La televisione di Pippo Baudo è stato uno degli elementi che ha portato gli Italiani a un livello culturale più europeo e meno casalingo e provinciale.

Il suo lascito culturale sarà analizzato dal punto di vista sociologico?

Si, Pippo Baudo meriterebbe un ritratto sociologico. Costanzo è stato un genio dell’informazione e della televisione ma è stato bruscamente dimenticato. Pippo Baudo si è limitato alla tv ma ne è stato il vero interprete contemporaneo. Se pensiamo alla televisione del passato pensiamo a lui.

Oggi la televisione come sta cambiando?

La televisione sta cambiando molto e diventa sempre più streaming. Non ci sarà più posto per personaggi riassuntivi ma per un divismo distribuito. L’epoca in cui Pippo Baudo ha imperato, aveva bisogno di un punto di riferimento nazionale. Lui lo è stato.

Pippo Baudo e Sanremo…

Sanremo è il santuario dove dovrebbe essere sepolto Pippo Baudo. Sanremo e Baudo sono una coppia inossidabile.

Essere così tanto strutturato culturalmente ha aiutato Pippo Baudo a vivere bene la sua straordinaria popolarità?

Direi di sì. All’inizio dell’estate è stato rilanciato un vecchio pezzo di Pippo Baudo e Anna Marchesini, dove lei ricamava con le canzoni del passato sul sesso. La gag ha rivelato un Pippo fintamente preoccupato delle sortite di un’attrice ma solo a riguardare quelle immagini, si capisce il suo divertimento che ha regalato all’attrice e ai telespettatori.

Attraverso la tv di Pippo Baudo molti contenuti culturali sono arrivati agli Italiani nei lunghi pomeriggi di Domenica In…

Si vedeva la capacità democratica di raccogliere idee nuove e il messaggio del conduttore che diventava più creativo e pronto al futuro. Baudo sapeva che la stagione del presentatore unico era agli sgoccioli e la sua vita si è in qualche modo conclusa con l’epopea del conduttore televisivo di servizio pubblico.

Pippo Baudo si sentiva un emigrato, ricordava che negli Anni ’50 i meridionali partivano, tutti in terza classe…su una sorta di treno per Yuma. Molti erano diretti a Torino per cercare un posto in Fiat. I diplomati, i laureati e gli intellettuali si fermavano a Roma. Come aveva fatto lui. Baudo sapeva di essere un intellettuale?

Si e anche se non ha avuto un ruolo nella politica, non ha sdegnato di far capire la sua posizione di area cattolica. Era un intellettuale organico, come avrebbe detto Gramsci, era coerente con un’epoca e con un set di valori di cui abbiamo profondo bisogno e che ci mancano un po’ nella nostra vita pubblica.

In ogni Italiano c’è un po’ di Pippo Baudo, diceva ridendo. Se così fosse, sarebbe una bella cosa, molto confortevole…

Questo si ispira alla famosa battuta di Umberto Eco che rese famoso Mike Bongiorno. Eco scrisse un piccolo, strepitoso trattato intitolato La Fenomenologia di Mike Bongiorno, mettendo una parola che Mike non avrebbe mai capito. Eco raccontava che Bongiorno era organico a un’Italia che usciva dalla guerra con un pauperismo culturale. Pippo Baudo è stato il contrario del pauperismo culturale. Aveva cultura da vendere e sapeva miscelarla con saggezza per  trasformare la televisione in un libro.

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Maria Teresa Rossi
Maria Teresa Rossi
Osservo, scrivo, racconto. Per la Fondazione Osservatorio Roma e per Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all'estero..

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