Un francobollo celebra il centenario della fondazione del Corriere dello Sport, il quotidiano sportivo di tutti gli sport. Il francobollo, presentato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy con il Ministro Adolfo Urso e i rappresentanti del Poligrafico e Zecca di Stato e la Filatelia di Poste Italiane, conclude un anno di celebrazioni in cui gli Italiani che seguono lo sport, si sono sentiti parte di una grande festa. I saluti augurali del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e una lunga missiva indirizzata al quotidiano da Papa Francesco il 19 ottobre 2024, sottolineano l’importanza dello sport e del suo racconto. L’identità di un Paese si costruisce anche attraverso le imprese sportive.
Ma lo sport c’è chi lo pratica e chi lo racconta e il Corriere dello Sport festeggia cento anni di emozioni, vittorie e grandi imprese raccontate in punta di penna. Una scrittura quotidiana che ha contribuito a costruire identità e memoria sportiva di più generazioni. Il Corriere dello Sport ha una storia antica e diffusa, nasce il 4 ottobre 1924 a Bologna, è a Roma dal 1927. Ha origini emiliane, residenza romana e vocazione nazionale. Da sessant’anni è di proprietà della famiglia Amodei ed è anche una bella storia di impresa italiana. È il quotidiano di chi da sempre ama lo sport tricolore. Sfogliare tutte le sue prime pagine significa attraversare la storia dell’Italia e degli Italiani.
Per la scelta dell’immagine da consacrare sul francobollo celebrativo, non c’è stata partita. La vignetta riproduce un titolo e un particolare di una prima pagina rimasta nella storia del Corriere dello Sport e dell’Italia. Eroici! I calciatori italiani che l’11 luglio 1982 conquistano il campionato mondiale di calcio in Spagna. La prima pagina, in edicola il 12 luglio, è la più letta di sempre per il Corriere dello Sport che in quella epica occasione registra quasi due milioni di copie vendute. Ogni francobollo emesso è una piccola opera creativa ma vedere le firme storiche del Corriere dello Sport apporre la propria firma sul retro del prototipo di un francobollo con l’immagine simbolo del calcio italiano, è una istantanea emozionante.
Osservatorio Roma il Giornale degli Italiani all’estero incontra il direttore del Corriere dello Sport Ivan Zazzaroni.
Ivan Zazzaroni
Cento anni di titoli e articoli che hanno fatto emozionare gli Italiani?
I primi a emozionarci siamo noi. Cerchiamo solo di trasferire le emozioni legate ai grandi avvenimenti sulla carta, sul web e sui social. E lo facciamo da cento anni.
EROICI! Un docufilm che racconta 100 anni di passione sportiva e racconti di sport…
E lo fa con la voce dei protagonisti che hanno raccontato il loro rapporto con lo sport. Erano presenti in molti, da Federica Pellegrini a Francesco Totti e tutti hanno raccontato anche il loro rapporto con le emozioni dello sport. Il film prodotto da Groenlandia ha avuto un successo strepitoso. Non credevo che questo tipo di docufilm potesse avere un così grande impatto sulla gente.
Come se lo spiega?
Forse perché le persone hanno il desiderio di rivivere le grandi emozioni che lo sport regala.
Il Corriere dello Sport ha raccontato l’Italia e il rapporto degli Italiani con lo sport. Le nuove sfide cambiano il racconto?
Le nuove sfide non cambiano il racconto ma cambiano gli strumenti e i mezzi. La carta è meno diretta, il racconto oggi va sulla rete, sui social, sul live. È un racconto diverso ma a mio parere meno emozionante.

La carta perché emoziona di più?
La carta con il media, con il giornalista che riesce a raccontare quello che è accaduto e a trasferire le sue emozioni, ha ancora un grandissimo valore.
Il giornalismo sportivo è sempre lo stesso?
No, il giornalismo sportivo è cambiato tanto. Io sono giornalista professionista da 45 anni e vedo come sia peggiorato molto sul piano della qualità.
Ci sono responsabilità?
Si, quelle di non aver voluto investire sui giovani. Non sono cresciuti giovani giornalisti forti come allora. La crisi editoriale ha probabilmente contribuito a non investire sui ragazzi, cosa che a mio parere era assolutamente importante fare.
I ragazzi hanno interesse per il giornalismo sportivo?
Si, ci sono tantissimi ragazzi che vogliono fare i giornalisti.
Un francobollo corona un anno di celebrazioni per un secolo di racconto…
Chiudere i cento anni di celebrazioni con un francobollo è molto bello. Il francobollo è un simbolo importante e un riconoscimento al lavoro di una testata, di un’impresa e di chi lavora al Corriere dello Sport. Alla cerimonia di presentazione del francobollo, insieme a me c’erano molte persone che hanno lavorato e lavorano al Corriere dello Sport e condividono questo tipo di affermazione.
Il centesimo anno del Corriere dello Sport si è aperto con una lettera di Papa Francesco…
Una cosa incredibile. Ho inviato una lettera a Papa Francesco attraverso il mio collega giornalista Fabio Marchese Ragona, vaticanista per Mediaset. Non avrei mai pensato che Papa Francesco mi scrivesse tre cartelle piene di parole bellissime che fanno bene al cuore. Un augurio che ci ha inorgoglito è stato anche il messaggio del Presidente Sergio Mattarella. Una prima pagina con due grandissimi interventi, il Presidente della Repubblica e il Papa che non c’è più ma che ho conosciuto e mi ha dato una grande idea di umanità.


